Più poveri, ma un po’ meno poveri. L’ultimo rapporto Istat ha evidenziato la crescita del numero dei poveri
Più di 2 milioni di famiglie versano in condizione di povertà assoluta (circa 5,6 milioni di individui – quasi una persona su 10).
Con l’introduzione della misura del Reddito di Cittadinanza, che avrebbe dovuto soccorrere quanti si fossero trovati in difficoltà economiche, alcuni avevano annunciato la sconfitta della povertà. La dura realtà – resa anche più drammatica dagli effetti della pandemia – ci ha mostrato che la battaglia è ancora lunga.
L’ultimo rapporto Istat ha evidenziato la crescita del numero dei poveri. Più di 2 milioni di famiglie versano in condizione di povertà assoluta (circa 5,6 milioni di individui – quasi una persona su 10). La crescita tra il 2019 e il 2020 è stata di oltre un punto percentuale: dal 6,4% al 7,7%.
Queste famiglie, tuttavia, sono un po’ meno povere, poiché – affermano i ricercatori dell’istituto statistico – «il valore dell’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) – registra una riduzione (dal 20,3% al 18,7%)». Significa che la loro condizione di povertà è mediamente meno grave rispetto alla media del passato.
D’altra parte, il rapporto conferma le strutturali debolezze italiane: tra i più poveri incontriamo le famiglie giovani con figli e soprattutto le famiglie numerose (tanti che i minorenni in condizione di povertà superano quota 1 milione e trecento mila), i cittadini stranieri, e la persistenza di un nucleo maggiore di famiglie povere nel Mezzogiorno.
Da queste indicazioni possiamo trovare alcuni segnali, quindi. Innanzitutto, le diverse misure introdotte dal Reddito di cittadinanza al Reddito di emergenza, dalla Cassa integrazione ai diversi sussidi per i lavoratori “sospesi” sono state in grado di alleviare il deficit economico. Certo non sono sufficienti e soprattutto non sono coordinate tra loro. Inoltre, ci sono problemi strutturali che vanno affrontati, che la crisi ha solamente aggravato, lo scarso sostegno alle famiglie, la difficoltà di integrare gli immigrati e il ritardo territoriale del Mezzogiorno.
Diversi esperti, a sostegno anche dall’Alleanza contro la Povertà, affermano che il reddito di cittadinanza è stato uno strumento importante, perché ha permesso l’introduzione in Italia di una misura universale contro la povertà. Però occorre migliorare questa misura almeno su più fronti: il primo riguardo alla ristrutturazione degli ammortizzatori sociali in modo da ridurre e migliorare le prestazioni; il secondo riguardo alle procedure amministrative che da un lato sono complesse (la maggiore semplicità aiuterebbe anche a svelare quanti si sono infilati tra le maglie dei procedimenti e hanno usufruito di un intervento per il quale non avevano diritto); infine un migliore coordinamento con i servizi sociali degli enti locali, perché le persone e le famiglie in condizione di povertà hanno anche bisogno di un accompagnamento concreto, un orientamento. Non sono sufficienti aiuti economici quando non si hanno le capacità di uscire da uno stato di bisogno.