Persone con disabilità. Il sogno? Una chiesa senza barriere

Persone con disabilità. La loro partecipazione alle celebrazioni deve essere più inclusiva

Persone con disabilità. Il sogno? Una chiesa senza barriere

Sono da poco tornata dal villaggio senza barriere negli appennini bolognesi a Valsamoggia (Bologna). Luogo accogliente, fraterno, familiare, dove veramente non esistono barriere perché è l’attenzione principale da parte di chi ha pensato questo luogo e di chi porta avanti questo ideale. Qui la disabilità, o il limite, non è un impedimento, ma piuttosto una diversità vissuta come ricchezza da accogliere, valorizzare, amare nello spirito del Vangelo. Stasera però il mio pensiero è fermo su un fatto preciso. La chiesa piccola, ma molto accogliente, è stata progettata senza nessun impedimento architettonico. Dietro l’altare c’è una piccola pedana accessibile, così eventualmente un sacerdote con problemi di deambulazione può recarsi all’altare a celebrare anche se è in carrozzina. E già questo per me è una grande attenzione.

Alla messa di questa mattina, una signora in carrozzina ha letto il salmo. Il mio sguardo ha seguito le azioni di
attenzione e cura di altre persone. La signora si è portata davanti all’ambone, ma c’è uno scalino. Una persona ha portato il lezionario, e un’altra il microfono. Mi sono chiesta, e mi chiedo tutt’ora: quando mai succederà questo nelle
nostre chiese e comunità? Quando si avranno queste attenzioni verso le persone con disabilità? Quando si darà la possibilità di poter leggere la Parola di Dio durante le celebrazioni, facendo scendere dall’altare il lezionario e superare barriere architettoniche e umane? Quando si farà in modo che persone con difficoltà motorie, fisiche, psichiche
siano partecipi anche attivamente nella chiesa? Quando si supererà quel modo di pensare e agire che dà la possibilità solo a persone completamente sane di leggere la Parola di Dio, o preghiere nelle assemblee?

Luciana Spigolon
Cartura

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