Per capire meglio il nostro tempo. Come la lettura estiva può aiutarci a comprendere il nostro presente. E il futuro
La pausa estiva, nonostante tutto, ci può essere utilissima: ad esempio per capire meglio che cosa sta alla base di quello che ci è recentemente accaduto.
La pausa estiva, nonostante tutto, ci può essere utilissima: ad esempio per capire meglio che cosa sta alla base di quello che ci è recentemente accaduto. Lo possiamo fare leggendo “Spillover” di David Quammen (Adelphi). Quella parola significa “salto di specie”, salto che è all’origine di tutti i nostri guai del recentissimo passato. Ancora prima della pandemia, Quammen, specialista di reportage per “National Geographic”, aveva notato che in diverse parti del mondo cattive gestioni dei mercati, avidità, menefreghismo, abolizione di qualsiasi regola igienica, avevano portato al salto di patologie da una specie all’altra, attraverso, come si dice nel libro, “una sorta di amplificatore”. Ma non è solo questione di poco prima o di dopo: se volessimo conoscere la realtà della Cina al momento del passaggio tra dittatura maoista e uno strano miscuglio di capitalismo e comunismo, basterebbe leggere un romanzo, “I quarantuno colpi” scritto in tempi non sospetti (2003) da un importante autore cinese, Mo Yan (Einaudi), che narra come l’avidità vada oltre qualsiasi legge morale e infranga le barriere biologiche.
Anche a rischio della sofferenza, e della distruzione, degli altri. Se invece volessimo capire il perché un fatto così eclatante e planetario, come l’assassinio del premier svedese Olof Palme nel 1986, sia ancora oggi un mistero, potremmo leggere il singolare intreccio di novel, giornalismo, documentazione, attualità politica dello scrittore scandinavo Jan Stocklassa, “L’uomo che scherzava col fuoco” (Rizzoli). Servizi segreti deviati, interessi commerciali, psicosi antimoderne si fondono in un inquietante scenario che investe tutto il pianeta, non solo la Svezia.
A cent’anni dalla scomparsa del grande artista italiano Amedeo Modigliani un libro di Angelo Longoni, “Modigliani il Principe” (Giunti) ci riporta alla Parigi di primo Novecento, in cui Picasso, Matisse, Jacob, Utrillo, Jarry, Soffici, musicisti, pittori, scrittori, filosofi crearono le premesse della cultura contemporanea.
E, a proposito di Novecento, chi volesse conoscere meglio uno dei più grandi scrittori del secolo breve, potrebbe leggersi quello che è considerato il capolavoro dell’inglese Malcom Lowry (1909-1957), “Sotto il vulcano” (Feltrinelli), storia di un senso di colpa mai svelato coscientemente, che porta un uomo all’autodistruzione e in cui appare la natura messicana come un ricordo del paradiso terrestre violato dalla violenza dell’uomo.
Si parla spesso degli anni Sessanta, della rivoluzione nei costumi, del mito dei Kennedy, della guerra fredda e del si stava meglio quando si stava peggio (il che non è detto): un romanzo-fiume come “4321” del grande scrittore americano Paul Auster (Einaudi) ci aiuta nel capire meglio lo spirito del Novecento, grazie alla tecnica della ripetizione, attraverso il racconto di quattro vite, dello stesso periodo storico.
E chiudiamo con l’Italia, con un altro dei misteri dolorosi della nostra storia, il 12 dicembre del 1969, data della strage di Piazza Fontana. Il libro di Paolo Morando, “Prima di Piazza Fontana. La prova generale” (Laterza) ricostruisce le deviazioni e gli errori che fecero perdere tempo a chi tentava di arrivare alla verità di una pagina terribile degli anni che poi sarebbero diventati di piombo. Anche qui, lo spirito ambiguo di un’epoca in cui la vita umana sembrava valere assai meno di un disegno distopico emerge con dovizia di particolari e testimonianze.