Pentecoste. Il vento e il fuoco. Nella Bibbia sono spesso associati alla potenza di Dio

L'agire dello Spirito è forte e gentile, e per questo l’agire del cristiano “non è prepotente, la sua forza è un’altra, è la forza dello Spirito”

Pentecoste. Il vento e il fuoco. Nella Bibbia sono spesso associati alla potenza di Dio

Il vento e il fuoco, Pentecoste: sono passati cinquanta giorni dalla Pasqua e il gruppo dei discepoli, con Maria e le altre donne, sono nel Cenacolo. Abitualmente si trovavano lì per pregare e ascoltare le scritture, ma qual giorno accadde qualcosa di insolito: “venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso […] Apparvero loro lingue come di fuoco”. La gente a quel rumore accorse “e rimase turbata perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”, come leggiamo negli Atti degli Apostoli. Lo Spirito Santo li ha completamente trasformati, ricordava Papa Francesco in una delle sue prime omelie di Pentecoste, e “alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio”: è “il battesimo della Chiesa che iniziava il suo cammino nella storia”.

Il vento e il fuoco. Nella Bibbia sono spesso associati alla potenza di Dio, afferma il Papa nell’omelia che pronuncia nella basilica di San Pietro: “senza questa forza, non riusciremmo mai a sconfiggere il male, né a vincere i desideri della carne di cui parla San Paolo, a vincere quelle pulsioni dell’anima: l’impurità, l’idolatria, le discordie, le invidie”.

Nello stesso tempo l’agire dello Spirito è forte e gentile, e per questo l’agire del cristiano “non è prepotente, la sua forza è un’altra, è la forza dello Spirito”. Il cristiano agisce non con “calcoli” e “furbizie”, non si arrende alla forza del mondo, ma continua “a parlare di pace a chi vuole la guerra, a parlare di perdono a chi semina vendetta, a parlare di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte e erige barriere, a parlare di vita a chi sceglie la morte, a parlare di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, a parlare di fedeltà a chi rifiuta ogni legame confondendo la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto”.

Lo Spirito Santo “è colui che crea l’armonia”, afferma il vescovo di Roma nelle parole che pronuncia dopo la recita della preghiera mariana del Regina caeli, e la crea “a partire da realtà differenti, a volte anche conflittuali”. Così chiede Francesco, che lo Spirito Santo “crei armonia nei cuori, armonia nelle famiglie, armonia nella società, armonia nel mondo intero; che lo Spirito faccia crescere la comunione e la fraternità tra i cristiani delle diverse Confessioni; doni ai governanti il coraggio di compiere gesti di dialogo, che conducano a porre fine alle guerre”.

E non poteva mancare un riferimento alle tante guerre di oggi, in particolare l’Ucraina: “il mio pensiero va in particolare alla città di Kharkiv, che ha subito un attacco due giorni fa”. Ma il pensiero di Papa Francesco va “alla Terra Santa, alla Palestina, a Israele; pensiamo a tanti posti dove ci sono le guerre. Che lo Spirito porti i responsabili delle nazioni e tutti noi a aprire porte di pace”.

Nelle parole del Papa anche un invito a essere missionari, a portare con “forza e gentilezza” la Parola, e “chiamare tutti con gentilezza” e “accogliere tutti”.

Ma c’è un’altra parola che Francesco affida, nell’omelia in San Pietro: speranza. “Abbiamo tanto bisogno di speranza, che non è ottimismo”; è come “un’ancora, lì, alla riva, e noi, aggrappati alla corda, verso la speranza. Abbiamo bisogno di speranza, abbiamo bisogno di alzare gli occhi su orizzonti di pace, di fratellanza, di giustizia e di solidarietà”. È una strada che spesso “a tratti si presenta tortuosa e in salita”, ma non siamo soli afferma il Papa.

Lo sottolineava anche Benedetto XVI che nell’omelia di Pentecoste del 2009 parlava di “prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società”, immagini “che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna”. Il “vento impetuoso” di Pentecoste, dunque, “per spazzare via l’inquinamento, per dire quanto sia prezioso respirare aria pulita, ma non sono quella fisica (il riferimento esplicito era all’inquinamento atmosferico); c’è bisogno di ‘aria pulita’ anche spirituale, l’aria salubre dello spirito che è amore”.

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Fonte: Sir