Ordo Virginum. Il 7 ottobre, il vescovo Claudio consacra Barbara Anselmi e Lorella Fracassa. Con il Signore nella quotidianità
Due consacrazioni che hanno alle spalle una vocazione con radici ben piantate Con loro sale a dieci il numero di consacrate in Diocesi di Padova. Nella memoria liturgica di santa Giustina, il 7 ottobre, il vescovo Claudio consacra Barbara Anselmi e Lorella Fracassa. L’Ordo Virginum dà la possibilità di portare la propria testimonianza nella Chiesa locale, ma anche nel lavoro e nel quotidiano
Il 7 ottobre, memoria liturgica di santa Giustina vergine e martire, alle ore 18.30 a Padova nella basilica a lei dedicata il vescovo Claudio consacra Barbara Anselmi e Lorella Fracassa all’Ordo Virginum, arrivando così a dieci donne consacrate nella nostra Diocesi. Due percorsi maturati da tempo e nel tempo, due consacrazioni che hanno sulle spalle una solida vocazione con radici ben piantate.
«Di fatto sono consacrata a Dio da 28 anni – racconta infatti Barbara Anselmi, un lavoro nelle scuole come segretaria e insegnante di religione – Non ho mai avuto una crisi vocazionale, ho sempre sentito l’amore di Dio, la sua fedeltà nei miei confronti e nonostante un percorso personale particolare posso dire di non aver mai perso la mia vocazione, che ho trovato molto presto. Non ho fatto fatica a capire dove Dio mi voleva: insomma non potevo proprio fraintendere il suo messaggio per me!».
Barbara racconta di aver messo la sua vita “sull’altare” da giovane e da lì non l’ha più ripresa: «Perché la gioia mi porta a Dio e la mia fedeltà a lui non è mai venuta meno». Una vita vissuta sempre con grande slancio, occupandosi di tante attività diverse, affrontando difficoltà e preoccupazioni. «La consacrazione definitiva non cambierà il mio modo di essere. Metto la mia vita nelle sue mani ogni giorno, è la prima cosa che faccio ogni mattina prima di alzarmi».
Anche il percorso di Lorella Fracassa, 60 anni, insegnante di lettere alle scuole superiori, parte da lontano: una vocazione a 22 anni e la consapevolezza di vivere la dimensione religiosa più pura e autentica nei momenti concreti della quotidianità, in mezzo alla gente, alle sofferenze delle persone, più che fra i banchi della Chiesa. «Sentivo – spiega – che pian piano la mia mentalità si plasmava in modo meno istituzionale ma più legato alla vita vissuta: vedevo persone prive di fede arrivare alla disperazione nei momenti di dolore. È normale giungere all’abbattimento perché affrontare il dolore con fede, non migliora o guarisce certamente la situazione, ma dà prospettiva diversa del dolore stesso. Questa consapevolezza mi ha avvicinato alla vita reale».
L’Ordo Virginum dà la possibilità di donare la propria persona al Signore lì dove la storia e le circostanze la pongono, portando testimonianza nella Chiesa locale, ma anche nel lavoro e nel quotidiano. «Nell’Ordo Virginum c’è l’aspetto della verginità – sottolinea – inteso anche come pulizia delle relazioni, relazioni cioè buone, sane. C’è una maternità spirituale molto forte, uno stile di vita sobrio, momenti di preghiera quotidiani. Tutto questo può essere molto aderente alla sensibilità delle donne di oggi, perché lascia libertà di vivere nel mondo secondo le proprie possibilità e oggi provo una grande serenità, una gioia pacata e interiore, perché questa scelta chiude un percorso che però non si è mai interrotto, cambierà solo la modalità, lo stile di vita. Resta sempre la relazione con il Signore che diventa definitiva e pubblica. Sto arrivando dove devo arrivare».