Operazione Fake Jobs: vere assunzioni per finti lavori
All'alba del 30 ottobre sono state arrestate tre persone (un uomo e una donna italiani e una cittadina romena) che, fornendo falsa documentazione comprovante dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (in realtà inesistenti), consentivano ai beneficiari di ottenere: permessi di soggiorno per stranieri; prestazioni assistenziali assicurate dall'Inps e l'ammissione a pene alternative alla detenzione. L'indagine è scaturita dall'intuito investigativo dei poliziotti che nel 2017, nell'ambito di un'operazione finalizzata alla repressione di reati contro il patrimonio, hanno osservato che alcuni arrestati e indagati (per lo più albanesi) per furti in abitazioni risultavano regolarmente assunti in società del padovano.
All'alba del 30 ottobre sono state arrestate tre persone che, fornendo falsa documentazione comprovante dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (in realtà inesistenti), consentivano ai beneficiari di ottenere: permessi di soggiorno per stranieri; prestazioni assistenziali assicurate dall'Inps e l'ammissione a pene alternative alla detenzione.
«L'operazione nasce nel 2017 – spiega in conferenza stampa Mauro Carisdeo, capo della Squadra Mobile di Padova – con l'arresto di 17 persone, per lo più albanesi, responsabili di furti in abitazioni. Dalle verifiche è emerso che alcuni di loro erano regolari sul territorio e in possesso di permesso di soggiorno perchè lavoratori dipendenti. Dalle indagini è emerso che non erano buste paghe false quelle che avevano presentato per la richiesta di permesso di soggiorno. Siamo venuti così a scoprire la presenza di un'associazione che aveva aperto delle S.r.l. ad hoc con un triplice scopo far ottenerea: ai cittadini stranieri il permesso di soggiorno per lavoro subordinato, alle persone che si trovavano in carcere misure alternative alla detenzione e indenità di disoccupazione e maternità a persone che venivano assunte e poi licenziate con un danno per l'Inps di circa 80 mila euro».
Tre le persone arrestate: Umberto Antonio Tiranti (nato a Torino ma residente a Padova) a cui facevano capo le società che assumevano i cittadini stranieri; Giovanna Maria Pastorini (nata a Vicenza ma residente a Campodoro) che grazie alla sua attività di consulente del lavoro si occupava delle operazioni di creazione ed elaborazione dei documenti e delle attestazioni e Liliana Mandachi (nata in Romania ma residente a Padova) che procurava i "clienti" tutti stranieri. Sono, invece, 74 le persone beneficiarie dlle documentazioni.
«Dalle intercettazioni – prosegue Carisdeo – emerge che i cittadini stranieri pagavano i documenti che erano a tutti gli effetti validi ma in realtà la loro vera occupazione era quella di delinquere».
Il contratto di lavoro a tempo indeterminato costava al cittadino straniero tra i 500 e gli 800 euro; il Cud 100 euro e ogni busta paga 150 euro. Tutti soldi che finivano nelle tasche dei tre arrestati.