Onorare la memoria dei morti. Le indagini sulla gestione della pandemia
L’unico punto certo è che si tratta di un’inchiesta della procura e che saranno poi dei giudici a emettere una sentenza, ammesso che ne ravvisino la necessità sulla base degli elementi raccolti dai pm.
Non è possibile archiviare con superficialità una vicenda come quella della pandemia. Non è possibile innanzitutto per la tragedia immane delle vittime e delle loro famiglie e non lo è per la portata epocale delle implicazioni sociali, economiche, politiche che essa ha generato. Non solo in Italia, ovviamente. L’inchiesta della procura di Bergamo ha riacceso i riflettori su avvenimenti che hanno segnato in modo indelebile la nostra storia, anche se allora c’è stato chi ha provato a negare tutto, persino l’esistenza stessa del problema, talora sottraendosi ai doveri di responsabilità in cui la maggioranza degli italiani si è invece ritrovata a prezzo di grandi sacrifici. Anche questa straordinaria esperienza di mobilitazione e di spirito unitario non dev’essere archiviata. Essa appartiene al patrimonio civile e morale di questo Paese e va conservata al riparo dalle manovre ciniche della propaganda e dalle oscillazioni degli schieramenti politici.
Sull’inchiesta è già stato detto e scritto molto, non sempre in modo pertinente. L’unico punto certo è che si tratta di un’inchiesta della procura e che saranno poi dei giudici a emettere una sentenza, ammesso che ne ravvisino la necessità sulla base degli elementi raccolti dai pm. Avvisi di garanzia e perizie non sono una sentenza, questo a parole lo sanno tutti, ma poi nel dibattito mediatico si finisce quasi sempre per confondere i piani, in questo come in tanti altri casi assai meno rilevanti. Si è discusso e si discute, peraltro, sulla congruità della via giudiziaria – che per definizione si occupa esclusivamente di reati – per fare luce su situazioni in cui la discrezionalità politica e le valutazioni di tipo tecnico- scientifico hanno giocato un ruolo di assoluta evidenza. Motivo per cui da molti è stata sostenuta la tesi che debba essere una commissione parlamentare d’inchiesta a occuparsene. L’iter della legge istitutiva è già stato avviato alla Camera, ma il tenore polemico delle prime battute non ha allontanato il timore che anche questo strumento possa diventare occasione di una resa dei conti politica. I precedenti non mancano, purtroppo. Bisognerebbe tornare allo spirito originario di questi organismi, così come limpidamente chiarito dalla Corte costituzionale: “Compito delle commissioni parlamentari d’inchiesta non è di ‘giudicare’, ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l’esercizio delle funzioni delle Camere”. Notizie e dati su quelle lacune strutturali del nostro sistema sanitario che l’emergenza Covid ha fatto emergere drammaticamente, al di là dell’abnegazione e del vero e proprio eroismo di tanti operatori del settore. In quei giorni terribili tutti presero impegni solenni per il dopo, ma siamo ancora fermi al punto di partenza, nonostante i fondi stanziati nel Pnrr per riorganizzare e potenziare la sanità italiana. Dar seguito a questi progetti dovrebbe essere una priorità politica di Governo e Parlamento e sarebbe anche il modo più credibile di onorare la memoria di coloro che sono morti per Covid a Bergamo e in tutto il Paese.