Nomine che pesano. L'importanza di effettuare le nomine giuste nelle compartecipate statali
La scelta da parte dell’esecutivo dei vertici di alcune grandi realtà economiche che hanno lo Stato quale unico azionista o come azionista più importante.
C’è stato in questi giorni il cosiddetto “balletto delle nomine”, cioè la scelta da parte dell’esecutivo dei vertici di alcune grandi realtà economiche che hanno lo Stato quale unico azionista o come azionista più importante. Stiamo parlando di colossi come Enel, Eni, Terna, Leonardo, Poste, Ferrovie dello Stato… insomma la spina dorsale dell’economia italiana, e non solo.
Quindi sceglierne il vertice è momento assai importante, perché la loro azione non può essere dissociata dagli orientamenti di politica economica governativa. Un esempio: non ci può essere diversificazione delle fonti energetiche con la ricerca di nuovi fornitori (scelta politica), se non scende in campo l’Eni che sugli idrocarburi è sia forte produttore, che grande protagonista della scena. Così come era stata l’Eni a legarci tempo fa al fornitore Russia, con lunghi e allora vantaggiosi contratti.
Solitamente la politica sceglie l’amministratore delegato (la figura più importante, colui che guiderà la macchina); il presidente (ha il ruolo di raccordo con gli azionisti); il consiglio d’amministrazione. Due sono i metodi: competenza e “Cencelli”, inteso come metodo che spartisce le cariche tra i partiti al governo. Onestamente c’è da dire che questo round ha visto vincere la competenza condita con il Cencelli, insomma è andata bene.
Enel, la principale azienda quotata in Borsa e con forti partecipazioni anche all’estero, avrà un amministratore delegato di provata competenza (Flavio Cattaneo) e un presidente di forte esperienza (Paolo Scaroni). Se parliamo di transizione energetica e di soddisfazione di un fabbisogno elettrico in fortissima crescita, è chiaro che Enel giocherà una partita decisiva. Dovrà fare forti investimenti, seppur già gravata da un carico di debiti pregressi assai notevole: quindi dovrà fare scelte strategiche, ad esempio sui suoi investimenti esteri.
Ma l’elettricità non va da nessuna parte se non ci sono le adeguate infrastrutture per trasportarla. Ecco il ruolo di Terna, che sta incrementando e “cucendo” le linee di trasporto laddove buona parte dell’elettricità futura ci arriverà dall’Africa e dai Balcani, e considerando che il fabbisogno maggiore lo richiede l’industrioso Nord Italia. Avrà una direttrice donna, proveniente dal privato.
Sul fronte della transizione energetica non mancherà l’apporto di Eni, il “cane a sei zampe” che estrae petrolio e metano in mezzo mondo, ma che fa anche da broker principale per le importazioni. Perché di metano, ad esempio, ce ne sarà bisogno ancora molto, per molti anni. Eni e politica sono avviluppati da sempre: se i giacimenti libici di proprietà Eni vanno in difficoltà per la guerra civile in Libia, che fa lo Stato italiano? E la politica estera che fa quest’ultimo, è così indipendente dall’azione economica di Eni? Mmh…
Quindi per Eni c’è stata la sostanziale conferma dell’assetto dirigenziale che ha attraversato diversi governi di differente colore politico: la competenza anzitutto.
E delicata è stata pure la scelta di Leonardo, bel nome dietro il quale si cela la nostra industria degli armamenti: sistemi di difesi, velivoli, aerospazio. Un colosso mondiale, che in questo periodo turbolento ha aumentato il suo peso strategico: la difesa del Paese è sostanzialmente poggiata sulle sue ginocchia. Qui Giorgia Meloni ha fortemente voluto l’ex ministro draghiano Roberto Cingolani, uno scienziato-manager di indubbie qualità.
Alle Poste invece è stato confermato l’assetto uscente, con l’innesto di una presidente-donna proveniente dal privato. Le Poste, da buco nero dei conti pubblici per decenni, hanno cambiato pelle e stanno producendo forti utili per lo Stato pur mantenendo servizi pubblici importanti. Tenere in equilibrio la parte industriale (finanziaria: BancoPosta è un colosso che tra l’altro alimenta gli investimenti pubblici con la raccolta tramite buoni postali) e quella di servizio alla popolazione è una sfida decisiva anche per un governo.
Il Cencelli si sfogherà maggiormente nei consigli di amministrazione, anche se rimane pure qui l’esigenza di dare spazio più alla competenza, che al “cugino di” o al politico silurato alle ultime elezioni.