Natale in Zambia: la liturgia è un’esplosione di gioia
Cuori che, nella loro semplicità, amano e mettono al primo posto il Signore. La nascita di Gesù coinvolge l’intera comunità cristiana. Lo racconta il missionario comboniano che vive nel Paese africano. “Potremmo dire che il Natale per noi zambiani è la via maestra che conduce ai cuori di ciascuno. La nascita del Signore, come la nascita di ogni bambina o bambino, è vissuta come un dono che supera ogni aspettativa e riempie i cuori di speranza e di amore”. Quando non è presente un sacerdote, catechisti e coro animano la celebrazione
Natale è sempre un momento di gioia grande. Gioia non inaspettata, che ci coglie quasi di sorpresa ma preparata nei minimi dettagli. Questo è quello che noi sperimentiamo in Zambia. Qui da noi il Natale acquista veramente un momento e un significato speciale. È certamente un momento vissuto con grande e allo stesso tempo semplice fede: la fede di chi sa che il Signore è nato ed è sempre vicino alla vita di ogni persona.
Le parole spesso più usate nelle nostre varie lingue locali sono:
Mulungu, Chiuta, Mlengi che dicono la stessa cosa, è cioè Dio.
Nella nostra gente c’è una ferma e solida convinzione che Dio è sempre presente e opera per il bene delle persone. Quindi festeggiare il Dio fattosi uomo, è certamente un momento pieno di forti emozioni e di atti concreti di fede: fede allo stato puro. Una fede che non si declina o si nutre di tanti “mah” o di tanti “però”.
La celebrazione del Natale qui da noi gira veramente attorno alla liturgia, la santa messa, ai sacramenti e soprattutto è vissuta come momento di ringraziamento.
I segni che dicono tutto questo sono i vari gruppi parrocchiali, dai più piccoli ai più grandi che fanno quasi a gara a chi prepara meglio il Natale.
La liturgia è davvero una esplosione di gioia, a tal punto che chi vi partecipa non può non prendere parte e unirsi alla gioia di tutti. Un coinvolgimento vero e proprio a livello di fede e di sensazioni del tutto particolari. Descriverle è davvero arduo, ma viverle è sentire dal profondo una linfa di vita nuova in tutti i sensi.
La liturgia del Natale è molto curata nella preparazione. Le danze e i canti con la messa in scena dell’episodio biblico della natività (spesso organizzato dai giovani e fatto durante la celebrazione eucaristica dopo l’omelia del sacerdote) la fanno da padroni. Nessuno, ma proprio nessuno è escluso dai preparativi. Ognuno vuole dare del suo proprio, di quel poco che ha, delle sue capacità per rendere la festa sempre più grande e bella. Ciò che emerge chiaramente è che la gioia proviene dal profondo di cuori che amano e mettono al primo posto il Signore. Potremmo dire che il Natale per noi zambiani è la via maestra che conduce ai cuori di tutti.
Specialmente durante i preparativi della celebrazione del Natale,
non si pensa e non ci si preoccupa di cosa non si ha, ma di quello che si è ricevuto in dono.
La nascita di Gesù (come la nascita di ogni bambino/a) è vissuta come un dono. Un dono che supera ogni aspettativa e soprattutto riempie i cuori di speranza e di amore.
Qui da noi il Natale è davvero l’incontro e l’esperienza di essere un’unica famiglia: la famiglia di Dio. Tutto del quotidiano viene messo da parte per preparare al meglio il santo Natale.
È facile trovare gruppi che si incontrano e trascorrono la sera insieme prima della celebrazione eucaristica del 24 sera. Tutti festeggiano al di là delle varie appartenenze religiose. Natale è quindi sinonimo di comunione.
Comunione con tutti, nessuno escluso. Il Natale è vissuto come comunanza di cuori. Non a caso, quando in una famiglia ci si ritrova a preparare il mangiare o la cena (spessissimo si tratta di cibo che non si mangia tutti i giorni perché non si ha la possibilità economica per comprarlo, come per esempio il pollo, la capra, la polenta, il riso e tantissimi altri alimenti) si prepara sempre il doppio di razione. Qual è la ragione di questo gesto? Semplicemente il fatto che ognuno che dovesse trovarsi a passare possa sentirsi parte della famiglia e semplicemente sedersi (senza che gli venga detto “viene e mangia con noi”) e condividere quello che è stato preparato.
È la gioia condivisa che si moltiplica e che a sua volta si espande ovunque e in tutti. Anche il povero, la persona triste, o non felice, nella notte di Natale sente di appartenere a una grande famiglia.
La gioia del natale qui è contagiosa.
Non si può rimanere indifferenti a tanta gioia.
L’onda della gioia è molto più grande e sentita di tante altre piccole onde che caratterizzano le gioie quotidiane.
Nei villaggi dove non c’è luce un fuoco grande viene acceso.
Tutti si riuniscono attorno al fuoco per manifestare attraverso danze tradizionali l’unico elemento che li riunisce, è cioè la celebrazione del Natale. In ogni angolo dello Zambia in un modo o in un altro la gente celebra il Natale.
Certamente tutte le comunità cristiane vorrebbero un sacerdote per poter insieme vivere la celebrazione eucaristica, ma purtroppo non sempre è possibile. Allora entra in scena il catechista che con il suo gruppetto di giovani e del coro fanno di tutto affinché la gioia del Natale sia presente anche nella loro comunità.
Mi piace concludere con un proverbio zambiano che dice: “l’acqua del fiume non dimentica mai la sua sorgente”. Noi in Zambia non dimentichiamo mai le sorgenti della nostra gioia e della nostra pace e cioè il Dio fattosi uomo in Gesù Cristo, ecco perché ogni giorno è Natale: il ringraziamento a Dio per il dono della vita e della gioia non manca mai nel cuore e sulle labbra della nostra gente.
Antonio Guarino
missionario comboniano