Myanmar: uccisa una bimba di 7 anni a colpi di arma da fuoco mentre era in casa, è la vittima più giovane della repressione
Una bambina di sette anni è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dalle forze di sicurezza in Myanmar, diventando la vittima più giovane della repressione che la giunta militare sta compiendo in tutto il Paese, a seguito del colpo di stato del 1° febbraio scorso.
La notizia data dai media locali è stata confermata anche da Save the Children International. La bimba sarebbe stata uccisa nella sua casa il 23 marzo, nel sobborgo di Chan Mya Thazi, nella città di Mandalay. Il quotidiano locale “Myanmar Now” ha riferito che i soldati hanno sparato a suo padre, ma hanno colpito la bimba che era seduta sulle sue ginocchia.
È stata identificata con il nome di Khin Myo Chit. Una squadra di soccorso si è precipitata per soccorrerla, ma non è riuscita a salvarle la vita. Secondo quanto riferito a Save the Children, tra lunedì e martedì, almeno altri tre bambini sono stati uccisi dalle forze di sicurezza del Myanmar, portando il numero totale di bambini uccisi a più di 20 dall’inizio del colpo di stato militare. Lunedì scorso, un ragazzo di Mandalay di 14 anni è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre era dentro casa, senza alcun coinvolgimento diretto nelle proteste. Secondo diverse fonti sui social media, la sorella del ragazzo ha detto che suo fratello si trovava a casa in una zona non abbastanza forte per fermare i proiettili.
L’adolescente avrebbe compiuto 15 anni a luglio. Sebbene il numero crescente di morti di bambini sia estremamente allarmante, Save the Children teme anche per la sicurezza di almeno 17 bambini – tra cui una bimba di 11 anni – detenuti arbitrariamente. Al 22 marzo, Save the Children e i suoi partner hanno contato un totale di 146 casi di arresti o detenzioni di minori. Oltre ai bimbi, Save the Children esprime preoccupazione per la sorte anche di molti giovani studenti che continuano ad essere arrestati: sarebbero almeno 488 gli studenti attualmente detenuti secondo le ultime stime. Almeno venti sono studenti delle scuole superiori la cui età è sconosciuta, anche se alcuni di loro potrebbero avere meno di 18 anni. “Siamo inorriditi”, scrive in un comunicato Save the Children, “dal fatto che i bambini continuino a essere tra gli obiettivi di questi attacchi fatali contro manifestanti pacifici. La morte di questi bambini è particolarmente preoccupante dato che, secondo quanto riferito, sono stati uccisi mentre erano a casa, dove avrebbero dovuto essere al sicuro. Il fatto che così tanti bambini vengano uccisi quasi quotidianamente mostra un totale disprezzo per la vita umana da parte delle forze di sicurezza”.