Myanmar: messa solenne vittime del Coronavirus. Card. Bo, “è il tempo delle lacrime ma il nostro non è un Dio di morte ma di vita”
Una messa solenne per tutti i preti, i religiosi e tutti i cattolici che sono morti a causa del Coronavirus è stata celebrata a Yangon dall’arcivescovo Charles Bo.
“Siamo venuti qui con un dolore straziante nel cuore”, ha detto. “Il virus ci ha privato della possibilità di vivere gli ultimi momenti più sacri con i nostri cari; molti di loro sono morti soli, con un senso di abbandono. Molti di loro se ne sono andati senza un addio”. Nei giorni scorsi, il card. Bo, come presidente dei vescovi cattolici birmani, aveva lanciato nel Paese una campagna nazionale di preghiera per combattere la pandemia da Covid-19.
Il Myanmar è oggi uno dei Paesi più colpiti dalla variante Delta: i casi giornalieri d’infezione sono quasi 5mila, per un totale di oltre 300mila contagiati; più di 10.300 i morti. Ma si pensa che i numeri siano ampiamente sottostimati, a causa dei tamponi limitati e del fatto che nelle cifre ufficiali sono inclusi solo coloro che muoiono nelle strutture mediche. Tra i morti per Coronavirus c’è anche il vescovo di Pathein, mons. John Hsane Hgyi. “Un pastore dal cuore gentile, un uomo erudito, un pastore sempre sorridente”, ha ricordato nell’omelia il card. Bo. La sua morte – ha aggiunto l’arcivescovo – “è stata un’esperienza sconvolgente. Avrei voluto con tutto il cuore salutarlo personalmente ma motivi di sicurezza lo hanno impedito”.
Il cardinale ha parlato anche dei sacerdoti e dei religiosi morti nella solitudine. Ma se questo è il tempo del dolore e delle lacrime, “non possiamo fare della morte l’arbitro del nostro destino. Perché il nostro Dio non è un Dio di morte: è Dio di vita” e “l’amore è più forte della morte”. “Stiamo conducendo una guerra contro un virus invincibile. Ma come per le altre pandemie, supereremo anche questa. Tutto finirà, nonostante il dolore soffocante che proviamo”. L’invito quindi è di non farsi sopraffare dal dolore ma di trasformare la perdita in “gratitudine e compassione”. “Celebriamo la vita”, ha detto il cardinale. “La morte e le sepolture non potranno privarci della speranza cristiana”.