Migranti. Ics: “Dall’orrore del Silos a quello di Casa Malala: qual è il limite del degrado a Trieste?”
Partendo dai dati diffusi dagli onorevoli Magi e Orfini, il Consorzio italiano di solidarietà ripercorre la storia di casa Malala a Trieste e chiede a tutte le forze politiche e sindacali e a tutte le realtà sociali della città di “esprimere sdegno per quanto accaduto” e di “impegnarsi, questa volta con forza e serietà, a voltare pagina nella gestione della prima accoglienza a Trieste”
“Dopo lo scandalo del Silos, dove migliaia di persone sono state volutamente abbandonate per anni rendendo la città di Trieste tristemente famosa in tutta Europa, emerge ora in tutta la sua gravità un’altra pesantissima responsabilità istituzionale: il degrado di Casa Malala emerso dai dati e dalle immagini scioccanti diffuse dagli onorevoli Magi (Più Europa) e Orfini (PD)”. A parlare così è l’Ics, il Consorzio italiano di solidarietà di Trieste, che fa il punto sulla vicenda.
“Una ricostruzione dei fatti accaduti è dunque necessaria – afferma -: ICS, insieme alla Prefetta Porzio e all’allora sindaco di Monrupino Pisani, inaugurò Casa Malala nell’autunno 2016 dedicandola alla nota ragazza pakistana vincitrice del Premio Nobel. Per anni Casa Malala, con l’alto livello di servizi che la caratterizzava, è stata per tutta Italia il simbolo che è possibile fare una buona accoglienza temporanea anche in strutture (in sé poco adatte) come una ex caserma, se c’è la volontà in tal senso da parte dell’istituzione e dell’ente gestore. Nel luglio 2021 quando consegnò la struttura alla Caritas di Trieste, ICS mise ripetutamente in guardia la Prefettura di Trieste sulla necessità di mantenere costanti i lavori di manutenzione, specie degli impianti sanitari, e di dover garantire – in parallelo – un’attenta conduzione quotidiana”.
Ma, secondo il Consorzio italiano di solidarietà, “da allora nulla è stato fatto e la struttura, abitata spesso in modo prevalente da famiglie e minori, è stata lasciata degradare di mese in mese, con sporcizia crescente e raggiungendo un livello di abbandono tale da renderla attualmente inagibile. Tutto ciò mentre la politica locale e regionale altro non è stata in grado di fare che attaccare l’accoglienza diffusa, unica parte del sistema di accoglienza che funziona e che, oltre che le persone, difende anche l’onore della città, per quel poco che ne resta”.
“L’attuale gestione di Caritas dovrebbe passare, secondo le determinazioni della Prefettura di Trieste, alla cooperativa Nova Facility, già coinvolta in passato nella gestione del centro di Lampedusa e in quella del pessimo centro ‘Mattei’ a Bologna – sottolinea Ics -. Tale ente ha vinto operando un incredibile ribasso di circa il 18% sui costi, già inadeguati, fissati a base di gara. A titolo di esempio: Nova Facility sostiene di poter fornire la colazione, il pranzo e la cena preparati sul posto al costo di sei euro per ospite. ICS, che vorrebbe ripristinare la buona gestione di Casa Malala che c’era in passato è dunque profondamente allarmata dalla prospettiva di un ulteriore crollo della qualità di gestione della struttura, ha fatto ricorso al TAR FVG affinché ci sia un’attenta valutazione dei costi reali di gestione”.
Per questo motivo, ICS chiede a tutte le forze politiche e sindacali e a tutte le realtà sociali della città di “esprimere sdegno per quanto accaduto” e di “impegnarsi, questa volta con forza e serietà, a voltare pagina nella gestione della prima accoglienza a Trieste”.