Migranti, Arci: “La tragedia di Melilla è frutto delle politiche di esternalizzazione delle frontiere”
Venerdì la morte accertata di almeno 29 persone e centinaia di feriti alla frontiera tra Spagna e Marocco. Miraglia: “Ci uniamo alle associazioni della società civile africana ed europea nel chiedere urgentemente un’indagine internazionale indipendente perché faccia chiarezza sulle responsabilità e giustizia per le famiglie delle vittime”
“Venerdì 24 giugno la violenza e il razzismo delle politiche di esternalizzazione europee ha raggiunto un nuovo apice di orrore, con la morte accertata di almeno 29 persone e centinaia di feriti alle porte d’Europa, alla frontiera tra Spagna e Marocco. Davanti a questa ed ad altre morti ingiustificabili le istituzioni ancora non ammettono che si tratta di stragi evitabili”. E’ quanto afferma Filippo Miraglia di Arci nazionale, in merito a quanto avvenuto pochi giorni fa a Melilla.
“Da anni ripetiamo che occorre creare canali sicuri e legali per permettere alle persone di spostarsi in sicurezza, mentre i governi continuano a giustificare le politiche di chiusura con la retorica del contrasto all’immigrazione irregolare – continua Miraglia -. Quello che è successo a Melilla non è una tragedia, ma il risultato dell’ultimo di una serie di accordi e negoziati geopolitici tra Spagna e Marocco e dei finanziamenti dell’Ue per rafforzare le frontiere”.
Per Miraglia, “il doppio standard con cui gli stati europei rispondono alle crisi umanitarie e all’obbligo di dare asilo, accoglienza e vie d’accesso legali per rifugiati e migranti, è ormai insopportabile. Negli ultimi mesi l’Ue e gli stati europei hanno dimostrato che una politica su asilo e immigrazione che mette al centro i diritti delle persone è possibile e necessaria”.
Conclude il responsabile immigrazione di Arci nazionale: “Ci uniamo alle associazioni della società civile africana ed europea nel chiedere urgentemente un’indagine internazionale indipendente perché faccia chiarezza sulle responsabilità e giustizia per le famiglie delle vittime, ad oggi ancora non identificate. Chiediamo che il nostro governo abbandoni la retorica vittimista della ripartizione degli arrivi (non ancorata ai dati reali) e ponga in sede europea seriamente e con determinazione la questione della riforma del Regolamento Dublino e dell’introduzione di vie d’accesso legali e sicure per ricerca di lavoro e per richiesta di protezione. L’unico modo per combattere l’immigrazione irregolare è consentire quella legale e non armare eserciti e polizia per chiudere ogni possibilità di accesso al territorio dell’Ue”.