Lo sguardo di Zeffirelli sulla Croce. 45 anni fa usciva sulla Rai e al cinema “Gesù di Nazareth”
Quell’accostarsi alla Croce di Franco Zeffirelli con suggestioni pittoriche e teatrali.
Nel 2019 ci ha lasciati il regista Franco Zeffirelli. Ora ci troviamo in prossimità di due importanti anniversari che lo riguardano. Anzitutto il 2023 sarà l’occasione per celebrare la sua storia e il suo genio artistico (“Romeo e Giulietta”, “Fratello sole, sorella luna”, “Jane Eyre”, “Un tè con Mussolini”): i 100 anni dalla sua nascita, il 12 febbraio 1923 a Firenze. Tra le sue opere, tutte marcate da eleganza visiva e raffinatezza, c’è un titolo speciale: è “Gesù di Nazareth”, sceneggiato a carattere religioso programmato tra marzo e aprile del 1977, con un passaggio anche al cinema. Proprio in questi giorni, nel cuore della Settimana Santa, ricorrono i 45 anni dalla sua messa in onda. E’ possibile rivederlo su Raiplay e Tv2000.
Come ha sottolineato al Sir mons. Dario E. Viganò, uno dei più importanti studiosi del rapporto cinema e racconto biblico-cristologico: “Mentre tra gli anni ’20 e ’60 Hollywood ci inonda di film su Gesù e la Bibbia dal taglio spettacolare, opere segnate però da una profonda povertà contenutistica e spirituale, in Europa Pier Paolo Pasolini e Franco Zeffirelli offrono tra gli anni ’60 e ’70 sguardi totalmente diversi, rivelatori. Se Pasolini ha restituito la forza della parola di Matteo realizzando una regia per sottrazione, Zeffirelli ha saputo fare un racconto sinottico dei Vangeli con una messa in scena senza precedenti, seconda in nulla al cinema hollywoodiano”.
Tra i tanti primati dell’opera di Zeffirelli si riconosce quello di essere portatrice di uno sguardo innovativo nel sentiero della tradizione cinematografica religiosa: “Gesù di Nazareth” ha restituito uno sguardo sulla Croce, e in generale sulla storia di Gesù, dettagliato, attento e rispettoso delle fonti, in primis i Vangeli, aprendosi poi a uno slancio ecumenico. Davanti alla spettacolarizzazione di Hollywood, Zeffirelli ha direzionato il suo racconto verso il bello pittorico, con una messa in scena di rara eleganza, densa di riferimenti a Caravaggio, Guercino e Guido Reni. Un’emozionante poesia visiva, dove ha assunto un ruolo centrale il Cristo modellato con misura da Robert Powell. In più, Zeffirelli ha messo in evidenza come a quel tempo la Tv potesse accorciare le distanze con il cinema, firmando una coproduzione internazionale con un cast di primordine: Olivia Hussey, Anne Bancroft, Peter Ustinov, Claudia Cardinale, Valentina Cortese, Christopher Plummer, Laurence Olivier, Anthony Quinn.
Come riconosce Massimo Giraldi, presidente della Commissione film Cei: “Non si può non avvertire nel ‘Gesù di Nazareth’ il soffio di una ispirazione alta e commossa. Molti hanno provato a dirne male, a evidenziare certe leziosità, certi estetismi considerati superati. Ma la tessitura del dettato si è mostrata più forte. Possiamo concludere con la pacata ammissione che il ‘Gesù di Nazareth’ mantiene in pieno Terzo Millennio una forza espressiva e una capacità di sguardo sull’ineffabile volto di Cristo del tutto attuali e moderni”.