Lettere dall’ospedale psichiatrico più grande d’Italia: un progetto di arte pubblica partecipata
Le lettere scritte dagli internati del manicomio tra il 1889 e il 1974 e archiviate dai medici come documenti clinici verranno trascritte a mano e recapitate ai cittadini, che saranno invitati a rispondere per ricucire idealmente la corrispondenza interrotta
Riallacciare i fili della memoria per non dimenticare il passato. Creare un ponte immaginario tra la storia di oggi e quella di ieri per dare voce, finalmente, a chi la voce l’ha definitivamente perduta tanti anni fa. S’intitola “Corrispondenze immaginarie” il progetto d’arte pubblica partecipata ideato appositamente per Volterra XXII, Prima Città Toscana della Cultura 2022, da Mariangela Capossela. L’artista ha scelto di “liberare” alcune delle migliaia di lettere mai spedite, scritte dai pazienti provenienti da tutt’Italia e internati nell’ex Ospedale Psichiatrico di Volterra: il manicomio più grande d’Italia, attivo per quasi un secolo, dal 1887 al 1978, e chiuso per effetto della legge Basaglia.
Il progetto si sviluppa in un arco temporale lungo un intero anno: 365 lettere, idealmente una al giorno, trascritte a mano dall’artista e dai cittadini di Volterra nel corso di sessioni di scrittura pubblica collettiva in programma dal 9 all’11 giugno, saranno spedite in tutta Italia a quanti sceglieranno di accogliere l’invito alla partecipazione, diventando così i nuovi destinatari di quei messaggi mai inviati, per ristabilire idealmente un dialogo interrotto dalla censura dettata dalla legge sanitaria in vigore a Volterra fino al 1974. In questo modo i pensieri, le fantasie, i sogni, le confidenze che i pazienti psichici affidavano alle loro lettere, archiviate dai medici come documenti clinici, potranno trovare ascolto e forse, a distanza di decenni, ottenere una risposta.
I documenti all’origine del progetto provengono dal volume “Corrispondenza Negata. Epistolario della nave dei folli” (Del Cerro 2008, prima edizione Pacini 1981), che riunisce una selezione delle migliaia di lettere scritte da persone internate nel manicomio nel periodo compreso tra il 1889 e il 1974. Ciascuna lettera sarà trascritta a mano, contrassegnata da un numero progressivo e affiancata da un testo esplicativo del progetto. Il tempo lento della scrittura a mano e la sua capacità di declinare l’identità di chi scrive, conferisce a ciascuna lettera un carattere unico. “Il Ci, iniziali di Corrispondenze immaginarie – spiega Mariangela Capossela – è una particella pronominale che concorre alla declinazione del pronome personale noi. Ciascuna lettera si può considerare allo stesso modo come “una particella che prende senso solo attivando un noi”, trovando in chi la riceve una risposta, destinata a comporre una nuova unità, una “comunità immaginaria”, quanto effettiva, generata da una condizione di reciprocità capace di riannodare i pensieri, le paure, i desideri e le ossessioni di molteplici voci che si muovono tra passato e presente, attraverso la pratica lenta della scrittura manuale e la doppia dimensione propria alla lettera che circola tra lo spazio domestico e lo spazio pubblico”.
Si può partecipare al progetto inviando il proprio indirizzo postale (attraverso messaggio whatsapp o sms al numero 371.5307708). In questo modo i partecipanti riceveranno una delle lettere scritte a mano con l’invito di rispondere entro il 31 dicembre, così da ricucire idealmente quella corrispondenza interrotta.