Le proposte della “comunità italiana della non autosufficienza”. Nel segno della tutela pubblica

Il "Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” disegna in un documento un sistema organico di assistenza agli anziani in Italia. Dal Sistema nazionale all'accesso unico, dalla diversificazione delle risposte per i diversi bisogni alla tutela pubblica, fino al riconoscimento del caregiver e alla regolarizzazione delle assistenti: la riforma punto per punto

Le proposte della “comunità italiana della non autosufficienza”. Nel segno della tutela pubblica

Un Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA), per aprire una nuova stagione negli interventi e i supporti diretti agli anziani non autosufficienti, come previsto e richiesto dal Pnrr: è questo il cuore delle proposte contenute nel documento “Proposte per l’introduzione di un Sistema Nazionale Assistenza Anziani”, elaborato dal “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”: un documento che intende offrire un contributo nella realizzazione di quella riforma, prevista dallo stesso Pnrr, che introduca “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti” in Italia.

Come ricorda il Patto, costituito da una lunga lista di associazioni e organizzazioni che si occupano di welfare e di anziani, “siamo all’inizio del cammino della definizione della riforma, i cui primi atti consisteranno nella presentazione del Disegno di Legge Delega da parte del Governo e nella successiva discussione in Parlamento. La declinazione operativa avverrà successivamente, per mezzo dei Decreti Delegati che attueranno la Legge Delega approvata dal Parlamento. In altre parole, ciò che conta adesso è delineare un solido progetto complessivo per l’assistenza agli anziani non autosufficienti del futuro in Italia”.

Un percorso partecipato per disegnare il nuovo welfare

Le proposte sono il frutto di un percorso ampiamente partecipato. Si è voluto così valorizzare il sapere concreto di cui sono portatrici le realtà del Patto, i cui componenti sono quotidianamente coinvolti – su molteplici versanti – nell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Questo bagaglio di conoscenze è stato intrecciato con le competenze scientifiche di una rete di studiosi della materia. Le organizzazioni del Patto hanno lavorato nell’ambito di otto tavoli tematici, dedicati a singoli argomenti, e si sono confrontate sull’impianto complessivo delle proposte. “Le proposte qui illustrate provano a offrire un contributo all’elaborazione del disegno d’insieme – si legge nel documento - Giungere a un accordo tra le diverse realtà del Patto è stato più semplice di quanto la loro numerosità e l’eterogeneità delle rispettive prospettive non facessero immaginare all’inizio del percorso di confronto interno. Tale esito, a ben vedere, conferma un’impressione diffusa da tempo tra gli esperti, non solo quelli del Patto: l’esistenza di un significativo grado di consenso tra gli addetti ai lavori in merito alla direzione da imboccare per il cambiamento”.

Le cinque proposte: l'istituzione dello Sna

Entrando nel merito delle proposte, queste vengono articolate in cinque punti.

Il primo punto è appunto l'istituzione dello Sna, “composto dall’insieme di tutte le misure a titolarità pubblica – di Stato, Regioni e Comuni – dedicate all’assistenza degli anziani (65 anni e +) non autosufficienti. Lo Sna si fonda sul finanziamento pubblico dei livelli essenziali rivolti agli anziani non autosufficienti” e “comprende i livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea) e i livelli essenziali delle prestazioni sociali (Lep), che vengono definiti e regolati contestualmente”. Lo Sna è fondato sul governo unitario e sulla realizzazione congiunta delle risposte da parte dei diversi soggetti pubblici responsabili (Stato, Regioni, Comuni).

Accesso unico, percorso semplificato

Il secondo nodo della proposta di riforma è la previsione di un'unica valutazione nazionale per accedere alle diverse misure afferenti allo Sna. Questa valutazione avverrà nell'ambito di un percorso unitario semplificato: “Lo SNA si fonda sull’unitarietà dell’accesso. Dunque, la possibilità di accedere all’insieme degli interventi dello SNA viene stabilita tramite una sola valutazione, la Valutazione Nazionale di Base (VNB). Lo Sna prevede per anziani e famiglie un percorso unico, chiaro e semplice, nell’intera rete del welfare. Tale iter collega la Valutazione Nazionale di Base (VNB), di titolarità statale, alla successiva valutazione dell’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) territoriale, di titolarità di Asl e Comuni. Fa parte dell’UVM personale sia delle Asl sia dei Comuni”.

Diverse risposte per diversi bisogni

Il terzo nodo è la Rete integrata delle risposte, coordinate e complementari. “Lo SNA si articola in una filiera organica di risposte differenziate e complementari, in coerenza con i molteplici profili della non autosufficienza. La filiera si snoda attraverso i diversi setting assistenziali – domiciliare, semi-residenziale e residenziale – e attribuisce la priorità alle risposte fornite a casa degli anziani”. Per questo, la priorità è la domiciliarità . “I servizi domiciliari – si legge nel documento - vengono forniti in modo integrato tra sanità (Asl) e sociale (Comuni). È individuato il case manager, punto di riferimento costante nel tempo per anziani, caregiver familiari e altri soggetti coinvolti”. In questa rete integrata, la domiciliarità riceve un'attenzione specifica. I servizi domiciliari vengono forniti in modo integrato tra sanità (Asl) e sociale (Comuni)”. È inoltre individuato il “case manager, punto di riferimento costante nel tempo per anziani, caregiver familiari e altri soggetti coinvolti” e “viene assicurato un appropriato mix di prestazioni, a partire da servizi medico-infermieristico-riabilitativi, sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana e azioni di affiancamento/supporto a caregiver familiari e assistenti familiari”. Gli anziani ricevono assistenza “per il tempo necessario, con una presa in carico di durata adeguata ai loro bisogni e un’opportuna intensità degli interventi (numero di visite per utente)”.

Vengono introdotte le “Soluzioni Abitative di Servizio”, che “costituiscono l’insieme delle misure di supporto abitativo agli anziani. Vi rientrano civili abitazioni, individuali, in coabitazione, condominiali o collettive che rispondono alla necessità di garantire sicurezza e qualità alla vita agli anziani”.
Nell'ambito delle proposte, alcune riguardano i servizi semiresidenziali e residenziali.

Dal punto di vista del supporto economico, viene introdotta la “Prestazione Universale per la Non Autosufficienza”, che “assorbe l’indennità di accompagnamento. È un trasferimento monetario a cui si accede esclusivamente in base al bisogno di cura (universalismo) e il suo valore è graduato secondo il livello di quest’ultimo”. Tale prestazione può essere erogata sotto forma di “contributo economico senza vincoli di utilizzo (com’è attualmente)”, ma anche sotto forma di “servizi alla persona (opzione che dà diritto a un importo superiore)”.

Particolare attenzione viene poi dedicata alla figura delle assistenti familiari, che sono regolarmente assunte, ricorrendo “alla Prestazione Universale per la Non Autosufficienza, nella versione con importo maggiorato. Per il medesimo scopo, chi non beneficia della Prestazione ha diritto a un’agevolazione fiscale semplificata e potenziata rispetto a oggi”. Inoltre, “si individuano un profilo professionale nazionale di assistente familiare, che ne definisce l’insieme di competenze necessarie, e il relativo iter formativo. Le Regioni promuovono servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta del lavoro privato di cura”.

Viene poi definito “il riconoscimento della funzione di cura del caregiver familiare e l’obiettivo di salvaguardarne le condizioni materiali e il benessere psico-sociale sono trasversali all’intera architettura dello SNA. Il riconoscimento della funzione di cura del caregiver familiare e l’obiettivo di salvaguardarne le condizioni materiali e il benessere psico-sociale sono trasversali all’intera architettura dello SNA. La valutazione delle condizioni dell’anziano è sempre accompagnata da quella della situazione del caregiver familiare, che concorre alla definizione del PAI. Sono previsti specifici interventi a favore del caregiver familiare per sostenerne l’impegno, rafforzarne le competenze di cura e favorire la conciliazione tra i tempi di cura, di vita e di lavoro. ”.

Un sistema unitario di programmazione e governance

Per costruire le condizioni che rendano possibile l'offerta di risposte integrate nei territori, è previsto un nuovo sistema di programmazione e governance, che metta insieme le competenze delle diverse amministrazioni (Stato, regioni, comuni) coinvolte nello Sna. A tal fine, è prevista l'istituzione della “Rete nazionale per l’assistenza integrata alle persone anziane non autosufficienti”, composta da rappresentanti dei Ministeri interessati, delle Regioni, dei Comuni e dell’Inps. “La Rete – si legge nel documento - elabora il Piano nazionale integrato per la non autosufficienza, di durata triennale e aggiornato annualmente”. La Rete per l'assistenza ha poi la sua articolazione regionale e territoriale: “In ogni Regione viene costituita la Rete regionale per l’assistenza integrata alle persone anziane non autosufficienti, composta da rappresentanti della Regione, delle Asl, dei Comuni e dell’Inps. La Rete elabora il Piano regionale integrato per la non autosufficienza, di durata triennale e aggiornato annualmente, raccordato con quello nazionale. In ogni Ambito sociale/Distretto sanitario viene costituita la Rete territoriale per l’assistenza integrata alle persone anziane non autosufficienti, con rappresentanti di Ambito, Comuni, Asl e Distretto. La Rete elabora il Piano territoriale integrato per la non autosufficienza, di durata triennale e aggiornato annualmente, raccordato con quelli nazionale e regionale”.

La tutela pubblica della non autosufficienza

Per quanto riguarda le risorse, “lo Sna si fonda sul finanziamento pubblico dei livelli essenziali – sociali (LEP) e sanitari (LEA) – rivolti agli anziani non autosufficienti. Concorrono allo SNA le attuali fonti di finanziamento delle misure per la non autosufficienza, riguardanti le filiere delle politiche sanitarie, delle politiche sociali e delle prestazioni monetarie nazionali. Lo Sna dunque si fonda sul principio della tutela della non autosufficienza. Alla definizione di questo principio, devono seguire azioni coerenti, pertanto vengono individuate ulteriori misure a carico della finanza pubblica, così da garantire l’adeguatezza delle risposte assistenziali rispetto al fabbisogno della popolazione anziana e da consentire la piena attuazione dei livelli essenziali. L’adeguato finanziamento degli interventi pubblici è accompagnato da opportune regole per determinare il contributo degli utenti al loro costo”.

E' inoltre prevista “una revisione complessiva della materia delle rette a carico degli anziani ospiti delle strutture residenziali, affinché queste siano eque e sostenibili. Tale revisione riguarda anche il coinvolgimento economico delle famiglie di anziani ospiti delle strutture residenziali, stabilendone la corretta entità al fine da evitarne l’impoverimento”.

Lo Sna è affiancato da un secondo pilastro integrativo, con funzione complementare rispetto alle prestazioni assicurate dal finanziamento pubblico dei livelli essenziali. Vengono pertanto previsti i “Fondi Integrativi per la Non Autosufficienza”, che adottano logiche mutualistiche e solidaristiche e possono offrire servizi e/o rendite. Si prevede l’attivazione della copertura e dei costi in età attiva, in maniera continuativa, su base collettiva e ancorata alla contrattazione, e un sistema di finanziamento a capitalizzazione collettiva, con accantonamento di capitali”.

“L'Italia aspetta la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti da oltre 20 anni – commenta Cristiano Gori, coordinatore del Patto e docente di Politica sociale nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento - Intanto, quest’ultima è stata introdotta in gran parte dei Paesi europei: ovunque ha modificato in profondità il settore e lo ha rafforzato notevolmente. L’invecchiamento della popolazione e le diffuse criticità degli interventi pubblici indicano che, in Italia, un’azione di analoga portata non è più rinviabile. Le proposte del Patto vogliono essere un contributo per andare in questa direzione”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)