Le poche cose che contano. Intervista a Simone Cristicchi e don Luigi Verdi. Uno artista, l’altro prete fondatore della Fraternità di Romena
Intervista a Simone Cristicchi e don Luigi Verdi. Uno artista, l’altro prete fondatore della Fraternità di Romena. Assieme hanno costruito un percorso di parole e musica a cui aggrapparci per rinascere migliori dalla pandemia. Fragilità, creatività, umiltà, dignità, fedeltà, coraggio, bellezza, perdono, gioia, amore. Sono le dieci parole elementari e universali scelte da don Luigi Verdi e Simone Cristicchi nelle tre puntate del programma andato in onda su Tv2000. E dalla trasmissione televisiva, il progetto realizzato dai due è diventato un libro dal titolo Le poche cose che contano per poter guardare in faccia queste parole decisive, richiamando pensieri e musica.
Un prete, un artista e un legame. Un legame sincero, un’amicizia mossa dall’andare nelle profondità dell’oggi, negli scantinati dell’anima per risalire con “le poche cose che contano”. Don Luigi Verdi che trent’anni fa ha fondato la Fraternità di Romena nel Casentino, in provincia di Arezzo, e Simone Cristicchi, cantautore, attore di teatro e scrittore, da qualche anno camminano assieme, in un’armoniosa visione del mondo e trasportati dalla bellezza. Nell’ottobre 2020, su Tv2000, hanno dialogato attorno a dieci parole dalle quali ricominciare per cambiare noi stessi e il mondo che ci circonda.
Ma cambiare non è semplice, ci ritroviamo qui dopo una pandemia letale e nonostante i mesi di lockdown e isolamento, rischiamo di rinchiuderci nuovamente nei nostri eremi metropolitani. Abbiamo, perciò, bisogno di immaginare il primo giorno di un nuovo mondo. Ma come? E con quale atteggiamento? «La grande ricchezza possiamo trovarla ovunque, considerando ogni giornata come un dono che viviamo e che ci viene fatto – commenta Simone Cristicchi – Bisogna anche esserne degni di questo dono, la nostra vita dev’essere considerata così anche nella difficoltà perché qualcosa di negativo che abbiamo vissuto si può trasformare in uno slancio positivo. Ecco perché per me questo periodo è stato molto fruttifero e produttivo, creativamente e spiritualmente parlando: questa pausa mi ha fatto cambiare tante cose, ho preso contatto con me stesso, una dimensione che avevo smarrito, sono tornato a ritmi più lenti. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette di viaggiare tanto e ricevere tanto amore, ma questo meccanismo può diventare anche una gabbia se penso che in un anno ho cento repliche e sono in giro un giorno su tre. Ma pensiamo a ritornare a questa naturalezza del vivere, ogni giorno per me inizia il mondo, è questa la parola d’ordine. E vivere con questa percezione mi fa apprezzare veramente ogni singolo attimo».
Come canta lo stesso Cristicchi in Abbi cura di me, brano presentato a Sanremo 2019. Una dichiarazione d’aiuto nella quale racconta la fragilità dell’essere umano e la bellezza di mostrare proprio la debolezza, eliminando qualsiasi corazza: “Perché tutto è un miracolo, tutto quello che vedi. E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri. Tu allora vivilo adesso, come se fosse l’ultimo. E dai valore ad ogni singolo attimo”. Per il cantautore romano, esistono pandemie altrettanto violente che hanno a che vedere con l’egoismo e con l’individualismo, sottili ma non meno pericolose. Ma per debellarle, esiste un vaccino?
«Lo sento in me e lo sento dire dalle persone che incontro – rivela don Gigi Verdi – siamo stati fermi oltre un anno eppure siamo stanchi più di prima. Ma perché? Semplicemente perché abbiamo smesso di camminare. Era un atteggiamento già presente in noi prima del Covid-19, siamo tutti sfiniti. E smettere di fare passi su passi significa non avere più una meta perché al contrario se avessimo un obiettivo, non sentiremmo stanchezza, debolezza. Ecco, il punto è ritrovare una direzione e una meta, tornare a seguire la vita senza dominarla, senza avere tutto in mano, possedendolo. Dobbiamo cogliere questo presente come un’opportunità per ripristinare un ritmo sano, abbiamo giornate pazze, irregolari: l’uomo sin dalle origini si dava dei tempi, seminava, aspettava e separava la mente dal corpo e dell’anima. Oggi siamo esauriti. Per me dobbiamo tornare a essere “monaci nelle città”, mónakhos termine greco che non vuol dire solo isolato, ma unificato e contemplativo: ascoltiamo, alziamoci, muoviamoci e apriamo gli occhi per guardare meglio. La vita è troppo breve per essere egoisti».
Senza essere eroi, per cominciare il cammino bisogna essere coraggiosi e allo stesso tempo umili per compiere piccoli passi. L’umiltà di chi è disposto a imparare, di chi è attento mettendosi a disposizione degli altri. Una parola che profuma di terra, deriva dal latino humus, quella sostanza che rende fertile la terra. Se si è umili si è come un campo arato pronto a ricevere semi di bellezza che chiunque può donare, dal bambino all’anziano, dagli ultimi della società a chi sta al vertice.
Non possiamo essere più come prima, il mondo per oltre un anno si è fermato, ma chi lo dice che stava andando nella direzione giusta? Cos’è che vale o non vale più niente si domanda don Gigi Verdi: «Nessuno può rinunciare alla bellezza, alla dignità e all’umanità, forse è bello ripartire da questo».
Cristicchi utilizza un’immagine potente: come in tempo di guerra in cui ci si salvava dai bombardamenti nascondendosi nei rifugi antiaerei, così noi oggi possiamo salvarci dall’oblio proteggendoci gli uni con gli altri nei teatri, nei luoghi dell’arte: «Possiamo nutrirci di cultura e non di qualcosa di superfluo che riempie le nostre giornate inutilmente. Il teatro da sempre è il luogo in cui la società si ritrova e forse è l’unica isola in città in cui interrogare noi stessi. Certo, poi esiste anche una dimensione individuale per ritagliarsi uno spazio di silenzio dove curare la nostra anima, trovare la voce seppellita, ma che pulsa come la scintilla nelle cenere: è la voce della nostra coscienza che ci indica la strada senza smarrirci».
E proprio nei teatri, il cantautore che ha vinto il festival di Sanremo 2007 con il brano Ti regalerò una rosa, ha trovato un’umanità emotivamente amplificata. A Forlì e a Pisa, dove ha ripreso con lo spettacolo “Esodo”, appena si è aperto il sipario, è stato accolto da applausi lunghi diversi minuti e da standing ovation al termine dell’esibizione. È stato il loro “bentornato”: «Prima andare a teatro o a un concerto era la normalità, ora è una necessità, c’è una prospettiva ribaltata – ammette Simone Cristicchi – Un’emozione fortissima quella che vivono le persone che vengono a vedermi, ma è lo stesso che provo anch’io, si ricrea un discorso interrotto ed è un valore aggiunto, è la gioia di rivivere emozioni. Il periodo passato ha accentuato l’emotività, è stato molto forte, ma mi auguro possa continuare in futuro: significa che si riconosce l’importanza della cultura nella nostra vita».
Fragilità, creatività, umiltà, dignità, fedeltà, coraggio, bellezza, perdono, gioia, amore. Le poche cose che contano sono dieci parole elementari e universali scelte da don Luigi e Simone per compiere questo cammino di rinascita. E dalla trasmissione televisiva, il progetto realizzato dai due è diventato un libro per poter guardare in faccia queste parole decisive, richiamare alcuni momenti e risentire alcuni pensieri. Ma c’è una parola o meglio un’attitudine che muove tra i cuori dei due, ed è l’armonia: «Questo duetto è come l’emozione dell’amicizia, ti rende leggero – evidenzia il fondatore della Fraternità di Romena – L’amicizia vera è questa, con Simone ricerchiamo l’armonia, lo sento, amiamo molto l’armonia: io metto la mia parte di verità, lui la sua e invece di litigare sulla migliore, si cerca una verità più alta. L’armonia è il punto più alto tra la musica e le parole, tra i sogni e la realtà, tra credere e dubitare. Ma per tutto questo ci vuole anche leggerezza».
L’incontro
Simone Cristicchi ha conosciuto don Luigi Verdi nel 2016, invitato a un convegno all’interno della Fraternità, con il monologo Il secondo figlio di Dio dedicato a Davide Lazzaretti, il predicatore fondatore del movimento giurisdavidico. Nonostante la diffidenza iniziale, il cantante ha poi confessato che «a Romena ho trovato un’umanità molto forte e tante persone in ricerca come lo ero io. Don Gigi prende gli scarti e li trasforma in opere d’arte: è qualcosa che è molto vicino a ciò che io faccio con il mio teatro ossia dare luce a persone che non hanno la possibilità di essere visibili nella società».
La Fraternità di Romena fondata da don Gigi Verdi
La Fraternità nasce nel 1991 accanto alla pieve di San Pietro a Romena, luogo di culto cattolico che si trova ai piedi del castello di Romena nel comune di Pratovecchio, in Toscana. Nel Medioevo, Romena, trovandosi sulla strada che dal Nord portava a Roma, era una tappa per i pellegrini che qui trovavano riposo. Ancora oggi Romena è un luogo di sosta e di accoglienza spirituale per chiunque vi giunge.