Le cellule staminali: tra promesse terapeutiche e dilemmi etici

Il caso di Andrew Cassy, un ex ricercatore nel campo delle telecomunicazioni affetto dal morbo di Parkinson, che ha partecipato a una sperimentazione pionieristica in Svezia, dove i chirurghi hanno impiantato nel suo cervello neuroni derivati da cellule staminali embrionali umane, rappresenta la complessità dei dilemmi etici: da un lato, la sua partecipazione volontaria alla ricerca contribuisce al progresso scientifico; dall'altro, solleva interrogativi sulla sperimentazione umana in ambiti ancora pioneristici

Le cellule staminali: tra promesse terapeutiche e dilemmi etici

La storia di Andrew Cassy, un ex ricercatore nel campo delle telecomunicazioni affetto dal morbo di Parkinson, apre una finestra su uno dei più promettenti e, al contempo, controversi ambiti della medicina moderna: le terapie con cellule staminali. Nel 2024, Cassy ha partecipato a una sperimentazione pionieristica in Svezia, dove i chirurghi hanno impiantato nel suo cervello neuroni derivati da cellule staminali embrionali umane (ES), aprendo un dibattito che va ben oltre gli aspetti puramente scientifici.
Questo caso si inserisce in un panorama più ampio di oltre 100 studi clinici che esplorano l’uso delle cellule staminali per diverse patologie, dal Parkinson al diabete, dall’epilessia alle malattie cardiache.

Ma dietro questi progressi scientifici si celano questioni etiche fondamentali, a partire dalla fonte stessa delle cellule staminali.

La ricerca si trova infatti di fronte a un bivio: utilizzare cellule ES, derivate da embrioni umani, o optare per le più recenti cellule staminali pluripotenti indotte (iPS), ottenute riprogrammando cellule adulte? La scelta non è solo tecnica, ma profondamente etica. Le cellule ES sono considerate da molti ricercatori più affidabili perché meno manipolate, ma il loro utilizzo solleva importanti obiezioni morali, dal momento che il loro reperimento comporta necessariamente la distruzione di embrioni umani. Le cellule iPS, al contrario, evitano questi problemi etici, ma introducono potenziali rischi legati alla riprogrammazione cellulare.Il caso del Parkinson è emblematico di questi dilemmi.I primi trapianti utilizzavano neuroni derivati da tessuto cerebrale fetale, una pratica che ha sollevato intense controversie etiche. Il passaggio alle cellule ES e iPS ha offerto un’alternativa tecnica, ma ha aperto nuovi interrogativi sulla commercializzazione della ricerca e sull’accesso alle terapie. La questione si complica ulteriormente considerando le implicazioni “politiche”: in alcuni paesi, infatti, le restrizioni sull’uso di cellule embrionali hanno spinto la ricerca verso le iPS, “orientando” così di fatto il corso dello sviluppo scientifico.Un altro aspetto critico riguarda l’equità nell’accesso alle terapie.

Le cellule iPS personalizzate, create dalle cellule del paziente stesso, evitano il rigetto ma sono estremamente costose e richiedono settimane di preparazione. Le linee cellulari generiche sono più accessibili ma necessitano di immunosoppressori, sollevando questioni di giustizia distributiva nell’accesso alle cure.

C’è poi la questione etica legata alla commercializzazione della ricerca sulle cellule staminali. Mentre alcune aziende biotecnologiche ottengono risultati promettenti, come nel caso della terapia per l’epilessia di Neurona Therapeutics, emerge il rischio di cliniche che offrono terapie non approvate, sfruttando le speranze dei pazienti.

Il caso di Cassy rappresenta la complessità di questi dilemmi: da un lato, la sua partecipazione volontaria alla ricerca contribuisce al progresso scientifico; dall’altro, solleva interrogativi sulla sperimentazione umana in ambiti ancora pioneristici.

La sua storia, insomma, ben evidenzia come il progresso scientifico debba necessariamente confrontarsi con considerazioni etiche che vanno oltre la pura efficacia terapeutica.

Mentre la ricerca sulle cellule staminali continua a evolversi, dunque, diventa sempre più chiaro che il successo di queste terapie dipenderà non solo dalla loro efficacia clinica, ma anche dalla capacità della società di affrontare le questioni etiche che sollevano. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra progresso scientifico, rispetto dei principi etici e accessibilità delle cure, in un dialogo continuo tra scienza, etica e società.

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Fonte: Sir