La via della lentezza. Una buona provocazione dal Salone del Libro di Torino
I libri invitano a lasciare il balcone e scendere in piazza
La vita con le sue luci e le sue ombre, le sue paure e i suoi ardimenti, le sue fragilità e le sue risorse, i suoi punti fermi e le sue domande, è anche oggi raccontata nelle pagine dei libri. La carta pavimenta la strada dove si incontrano parole che interrogano, propongono una ricerca, risvegliano la coscienza. Ecco il primo pensiero che nasce davanti ai titoli delle opere, a qualche anticipazione, ai nomi degli scrittori e delle scrittici che in questi giorni fanno del Salone del Libro di Torino (9 – 13 maggio) una festa della cultura, del pensiero, del dialogo.
Sembrano fuori dal tempo il ritorno del libro e il ritorno al libro, sembra fuori dal tempo la lentezza di una lettura che si pone come alleata della velocità elettronica nel processo di crescita della persona e della comunità.
Dai libri ospiti al Salone di Torno 2024, almeno da quelli i cui contenuti sono anticipati dai giornali, vengono domande sul senso della vita, risposte non scontate, provocazioni impegnative.
Non sono fogli di carta che il vento trascina in un mulinello, sono tessere di un mosaico qual è la vita.
Da tasselli uniti dal filo del pensiero si possono cogliere, con l’arte del discernimento, motivi di riflessione anche su temi d’attualità.
Jill Abramson, prima direttrice del New York Times e autrice di “Mercanti di verità”, scrive: “Non mi pare che ad oggi l’intelligenza artificiale possa dare dei contenuti originali, non fa reporting, non fa giornalismo investigativo. La strada è rafforzare ancor più i migliori standard del giornalismo”.
La giovane scrittrice iraniana Pegah Moshir Pour autrice di “La notte sopra Teheran” e attivista del movimento “Donna, vita, libertà” racchiude in un’immagine scherzosa anche se triste la tragedia delle donne in Iran e scrive che il presidente Ahmadinejad “si fa sempre la riga tra i capelli per dividere i pidocchi maschi da quelli femminili”.
Enzo Bianchi mette in guardia dalla “bancarella della spiritualità” e nel presentare tre opere, “Gesù in cinque sensi” di Antonio Spadaro, “L’Italia dei miracoli”, di Marino Niola, “Il Vangelo secondo Pilato” di Eric E. Schmitt, scrive che ogni giorno: “continuano ad affiorare interrogativi a volte senza risposta, con il volto dell’enigma; ma occorre comunque farseli ed ascoltarli. Si pensi in proposito alla domanda ‘Perché il male? Perché la morte?’ Sottrarsi a queste domande significa vivere a livello superficiale, vivere la vita affacciati al balcone…”.
I libri invitano a lasciare il balcone e scendere in piazza, accompagnano anche nei giovani il sogno non come evasione dalla realtà ma come capacità di guardare oltre la siepe del giardino di casa. Si ribellano alla dittatura della velocità che porta a ingoiare tutto compresa la vita e indicano nella lentezza la via per ritrovare il tempo, per cogliere in esso i segni dell’eterno, per aprirlo all’eterno.