"La speranza non delude": la XXXIII Giornata Mondiale del Malato a Padova

Gremita come ogni anno la basilica del Carmine di Padova in occasione della solenne celebrazione della Giornata mondiale del malato, giunta quest’anno alla XXXIII edizione, nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes (11 febbraio). Presenti fedeli, malati, familiari, istituzioni e moltissimi volontari delle diverse associazioni e realtà che si occupano dei malati.

"La speranza non delude": la XXXIII Giornata Mondiale del Malato a Padova

Giornata a cui papa Francesco ha dedicato il messaggio – «La speranza non delude» (Rm 5,5) e ci rende forti nella tribolazione – in cui rilancia e sottolinea il tema della speranza, filo conduttore del Giubileo 2025.

La celebrazione, presieduta dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, si è aperta con il saluto di padre Adriano Moro, camilliano, responsabile dell’Ufficio di Pastorale per la salute della Diocesi di Padova che ha ricordato l’importanza di questa giornata per pregare per i fratelli e le sorelle malati, ma anche per ringraziare le tante persone che a titolo gratuito si spendono per alleviare sofferenze o facilitare la vita dei malati.

Il vescovo Cipolla nella sua riflessione ha sottolineato come il bene a volte è nascosto in posti che non ci aspettiamo e la malattia e la sofferenza sono alcuni di questi luoghi che generano amore e umanità. Ai malati e sofferenti il vescovo Claudio ha voluto dire più volte “grazie” per il dono della fiducia e della speranza che esprimono e condividono nella loro situazione: «la vostra è una grande testimonianza che dobbiamo saper cogliere. Voi ammalati ci educate, ci riportate al nostro essere uomini e donne di speranza».

Il vescovo ha poi ricordato l’incontro con un adolescente in ospedale che desiderava fortemente guarire per raccontare ai propri amici cosa aveva scoperto durante la malattia: «che la vita è un valore e va vissuta in pienezza e alla presenza di Gesù».

La malattia è uno dei luoghi in cui «scopriamo la presenza di Gesù» ha ricordato il vescovo, ma è anche un luogo che ci fa sentire “comunità” per tutti i legami che si attivano e «vorrei benedire i malati che trovano una speranza, che sanno lottare per la vita; il vostro è un inno cantato alla speranza: anche quando il corpo sembra deturparsi siamo attratti dalla vita perché la vita è un dono e saper cogliere anche nella malattia tratti di umanità è un dono. Grazie, quindi grazie per la fiducia che ci insegnate!».

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Fonte: Comunicato stampa