La scuola e i diritti "disconosciuti" dei precari: "Vogliamo lavorare"

Lettera-appello di studenti, neolaureati, docenti precari e I.T. P. di tutta Italia, delusi dal decreto che prevede la proroga degli attuali elenchi di II e III fascia e il rinvio di aggiornamenti e nuovi inserimenti. «Il disconoscimento dei nostri diritti è ingiustificato.Vogliamo lavorare!». Hanno fatto enormi sacrifici e speso  tantissimi soldi per aggiornarsi e formarsi ai fini dell’apertura della graduatoria 2019/2020. Nonostante la preparazione, però oggi si ritrovano nel limbo del precariato e della disoccupazione. «I docenti hanno diritto di aggiornare la graduatoria – scrivono nella lettera – dopo sacrifici onerosi e tempo speso per la formazione. Noi difendiamo i nostri diritti e non ci arrenderemo se il governo non farà un passo indietro».

La scuola e i diritti "disconosciuti" dei precari: "Vogliamo lavorare"

«Siamo i docenti precari e neolaureati che avrebbero voluto inserirsi in terza fascia in occasione dell’aggiornamento delle graduatorie previste per l’anno 2019/2020. Ora vediamo i nostri diritti, quelli inviolabili della Costituzione, disconosciuti». Inizia così la lettera del Gruppo “Uniti per la riapertura della Terza fascia” che in pochi giorni ha contato all’appello su Fb oltre mille adesioni da tutta Italia, tra professionisti e sostenitori. E’ la voce di centinaia di studenti, neolaureati, docenti precari e I.T.P, delusi dal Decreto Scuola che prevede la proroga degli attuali elenchi di II e III fascia e il rinvio degli aggiornamenti e dei nuovi inserimenti al prossimo anno scolastico. «Con due righe il governo taglia i diritti di milioni di lavoratori che ancora credono nel futuro e nel proprio paese». L’appello è sostenuto anche dal Gruppo “Docenti terza fascia 2020 - riapertura graduatoria III fascia” che sulla propria pagina Fb conta ad oggi quasi 20 mila iscritti.

“NONOSTANTE LA PREPARAZIONE, CI RITROVIAMO NEL LIMBO DEL PRECARIATO”

«Siamo docenti precari, ragazzi e ragazze, padri e madri di famiglia che amano questa professione e vogliono lavorare. Abbiamo dovuto fare enormi sacrifici e spendere tantissimi soldi per aggiornarci e formarci ai fini dell’apertura della graduatoria 2019/2020. Migliaia di euro spesi per corsi di formazione, 24 cfu, master, certificazioni e tanto altro. Nonostante la nostra preparazione, oggi ci ritroviamo nel limbo del precariato e della disoccupazione». Si legge nel documento. 

«In Italia, l’insegnamento è un mestiere sottopagato e con una considerazione molto bassa, a rischio burnout provocato dalla struttura burocratica soffocante e non meritocratica che imbriglia anche le migliori intenzioni. Spesso le mortifica. Se gli insegnanti non gettano la spugna, è per la vocazione che nutrono e le soddisfazioni che ricevono dai ragazzi. Dopo un percorso universitario, con due lauree, dottorati di ricerca, master, 24 cfu, certificazioni di ogni genere, ci dobbiamo imbattere in concorsi sterili a crocette che non tengono affatto conto del concetto di meritocrazia e mortificano la nostra intelligenza, preparazione e vocazione».

E ancora: «Non riaprire la terza fascia significa legittimare una mobilità degli insegnanti a costi onerosi senza alcuna tutela. I precari con le Mad vengono chiamati con sistemi opachi, con graduatorie spesso discrezionali e attraverso favoritismi, conoscenze dirette e per periodi così brevi da non garantire la possibilità di un sostentamento dignitoso e neanche l’accesso alla NASPI».

UN “DISCONOSCIMENTO INGIUSTIFICATO”

La lettera va avanti con la chiara richiesta di riaprire le graduatorie 2019/2020 come previsto dal precedente decreto ed elaborarle tramite procedura Sidi e in forma telematica. «Per i nuovi inserimenti possono essere valutate diverse soluzioni, ad esempio il riconoscimento SPID o tramite webcam. Il disconoscimento dei nostri diritti è ingiustificato, in quanto non si comprende la ragione effettiva per cui i concorsi si espleteranno regolarmente, nonostante l’emergenza sanitaria, e la riapertura delle graduatorie no, dato che non è previsto nessun assembramento di persone e potrebbe essere gestito tutto in modalità telematica. Rammentiamo che questa è l’era della tecnologia. Una tecnologia che fa passi da gigante. Pertanto, è opportuno adeguarsi e aggiornarsi al fine di non rimanere indietro con il rischio di creare ancora più disoccupazione che, per un paese emancipato come il nostro, è imbarazzante. Tuttavia, non esiste alternativa: la tecnologia non torna indietro e adattarsi è il modo migliore per raggiungere importanti obiettivi comuni. Con due righe il governo taglia i diritti di milioni di lavoratori che ancora credono nel futuro e nel proprio paese».

“DIFENDIAMO I NOSTRI DIRITTI”

La conclusione dell’appello: «Il Governo intende procedere a una deregolamentazione del diritto del lavoro o, propriamente, all’abbassamento delle tutele per i lavoratori, adeguandosi così al minimo richiesto dall’ordinamento europeo. La riduzione delle tutele potrebbe incidere molto sul diritto del lavoro: direttive e regolamenti europei pongono, infatti, regole di base, si limitano cioè a richiedere un trattamento minimo che gli Stati membri possono aumentare. Gli studenti hanno il diritto di sognare un futuro. I neolaureati hanno il diritto di essere inseriti in una graduatoria dopo anni di studio. Chi ha una famiglia ha diritto di chiedere l’avvicinamento il cambio di provincia per poter stare vicino ai propri cari. Gli insegnanti chiamati da MAD hanno diritto di essere tutelati. I precari hanno diritto di essere stabilizzati. I docenti hanno diritto di aggiornare la graduatoria, dopo sacrifici onerosi e tempo speso per la formazione. Noi difendiamo i nostri diritti e non ci arrenderemo se il governo non farà un passo indietro».

Sabrina Lupacchini

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Parole chiave: precari (15), insegnanti (32), decreto (23)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)