La metafora del coniglio senza orecchie né coda
Un albo che parla di diversità ai bambini. Ecco "CroCrò", di Stéphane Servant con le illustrazioni di Simone Rea (La Margherita edizioni)
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Insegnare con delicatezza la diversità ai più piccoli è possibile. Crocrò era un coniglietto alquanto bizzarro. Non aveva le tipiche orecchie lunghe, anzi, non le aveva proprio per nulla. Non aveva nemmeno la classica coda a batuffolo. Non aveva neppure il solito musetto da coniglio, con l’enorme bocca che si ritrovava. Ma i suoi genitori gli volevano bene lo stesso. E tanto. I problemi erano altrove: nell’andare a passeggio oppure a scuola, dove la sua capacità di esprimersi era racchiusa tutta in un’unica semplice parola: «Crocrò!». Per quanto buffo, a lui piaceva il suo aspetto. Ma ben presto gli fu chiaro che gli altri non ridevano con lui: ridevano di lui. Una storia di sofferenza che diventa piano piano consapevolezza, per accettare le differenze della propria condizione e di quella altrui. Il volume illustrato fa parte di Orango Rosa, la collana de La Margherita che si propone di dedicare uno sguardo attento e aggiornato sulla realtà, focalizzandosi su temi sociali sempre attuali come parità di genere, famiglie allargate, omogenitorialità, guerra, accoglienza, integrazione, comprensione della diversità e questioni ambientali.
(La recensione è tratta dal numero di gennaio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Michela Trigari