La mafia spiegata ai ragazzi: 16 storie e un fumetto sulle “vittime innocenti”
Il volume di Valeria Scafetta, edito da Becco Giallo, è stato realizzato per l'associazione “Avviso pubblico”: narra storie di giovani caduti per sbaglio o per caso sotto i colpi della criminalità organizzata, ma anche l'impegno di chi ne porta avanti la memoria, perché storie come queste non si ripetano più
“Chi ha perso una figlia non ha più altri incubi da attraversare. Il fuoco non brucia un millimetro delle intenzioni di Giannino. Il processo si farà, i testimoni parleranno. Il 31 marzo del 2006 il ventunenne Salvatore Giuliano viene condannato dalla quarta sezione della Corte d’assise del tribunale di Napoli a 24 anni di reclusione”: è questo un pezzo della storia di Annalisa, una delle giovani, giovanissime “vittime innocenti” raccontate da Valeria Scafetta, insieme a Giulia Migneco. nel volume “Storie di vittime innocenti di mafia”, realizzato per Avviso Pubblico e edito da Becco Giallo. Un libro illustrato da Dorilys Giacchetto e una graphic novel disegnata da Elleni che, attraverso le parole e le immagini, mostra a tutti, ma soprattutto ai ragazzi, i volti di chi ha perso la vita per colpa di una guerra senza senso, una guerra tra “famiglie”, in cui troppo spesso cadono, appunto, “vittime innocenti”. Ma narra anche, Valeria Scafetta, le storie di chi dalle ceneri ha saputo risorgere, trovando la forza per portare avanti il doloroso ricordo e la memoria struggente di un figlio o una figlia che, con la loro stessa morte, chiedono e pretendono giustizia: nel libro si parla perciò di genitori, di associazioni, di progetti nati per immaginare e costruire fin da subito una storia diversa, in cui non ci sia spazio per queste guerre e per queste morti.
16 sono i nomi e le storie protagonisti del libro: c'è Annalisa Durante, uccisa appena adolescente nei vicoli del suo quartiere, in cui non si sentiva sicura e che oggi dà il nome a un'associazione che combatte perché la memoria si faccia futuro. C'è Antonio Landieri, nato con una tetrparesi spastica ma vissuto superando ostacoli e barriere, fin quando non l'ha fermato per sempre la camorra, perché di fronte agli spari lui non è riuscito a scappare. Grazie al coraggio e alla tenacia dei suoi familiari, la storia di Antonio è diventata un bestseller (è protagonista di uno dei racconti di “Al di là della neve”, scritto dal cugino Rosario Esposito La Rossa) e a lui è dedicato lo stadio di Scampia.
Poi c'è il piccolo Claudio Domino, “vittima innocente” ad appena 11 anni: la sua mamma, Graziella, “ha deciso di trasformare la memoria in impegno quando ha sentito parlare il figlio di Riina in una intervista su Rai Uno. Descriveva il boss di Corleone come un padre perfetto. Non ha resistito. Con Antonio e altri famigliari di vittime delle mafie, ha iniziato una ricerca per mostrare quanto sia stato 'bravo' un uomo a capo di una organizzazione che, oltre ad ammazzare rappresentanti onesti dello Stato, ha ordinato l’uccisione di ben 109 bambine e bambini. Il 6 ottobre del 2016 nel corso della manifestazione 'Giù le mani dai bambini', hanno letto i loro nomi e lanciato in aria un palloncino bianco per ognuno di loro. Da allora Graziella e Antonio hanno ripreso la parola per raccontare la storia di Claudio che non riesce a trovare giustizia”.
La storia di Cristina Mazzotti, rapita e poi uccisa in Brianza nel 1975, è il primo segno che la mafia non è una “questione meridionale”. Una tragica fine, dopo settimane di angoscia: ma “la famiglia si unisce ancora di più nella sofferenza: la trasforma nel proseguimento dell’amore per quella figlia, sorella, nipote, amica meravigliosa”. A Cristina è dedicata la fondazione, oggi portata avanti dalla nipote Arianna, il cui scopo è “trasmettere sentimenti di speranza e di impegno ai ragazzi più giovani, perché non possa più accadere a nessuno di subire quanto sofferto da Cristina”.
E c'è un'altra Cristina, tra le 16 “vittime innocenti” narrate nel libro: anche lei muore al nord, perché anche qui la mafia colpisce. E a colpire lei è l'esplosione nel treno accanto al suo: sarà la zia Michela a portare avanti un'instancabile ricerca della verità, perché la verità è giustizia. E in questa verità trova le tracce e la firma del boss Maniero e ottiene, finalmente, che Cristina sia riconosciuta come vittima di mafia.
E poi c'è Dodò, morto a 11 anni in un campo di pallone, dove si è giocata una partita in cui lui non c'entrava nulla, ma il proiettile l'ha preso alla testa; c'è Hyso, nato in Albania e finito a lavorare in Grecia, a 15 anni, per poter curare suo padre, che ha avuto un grave incidente sul lavoro. A 17 anni sbarca a Cerignola e qui, qualche anno dopo, viene ucciso a calci, pugni e colpi di pistola, colpevole di essersi opposto ai caporali, di aver provato a spezzare le catene di una schiavitù che non poteva accettare.
E poi ci sono Marco, Matteo e Cristina, Michele, Gigi e Paolo, Rossella, Paolo, Silvano, Tina: tanti nomi e tante storie, differenti ma simili, per aver incrociato sulla propria strada, vili servitori di un sistema spietato, che prende male la mira e poi colpisce, lasciando a terra “vittime innocenti”. Le racconta, con il rispetto che si deve ai santi e agli eroi, Valeria Scafetta, che ha studiato ogni storia attraverso articoli e documenti e oggi consegna a tutti, specialmente ai più giovani, la testimonianza di queste vite spezzate ma divenute simbolo e strumento di una resistenza pacifica, di una lotta senza armi in difesa della giustizia, o almeno della giusta memoria.
La seconda parte del libro è una grafphic novel, disegnata da Elleni, che racconta le vicende della Banda di Felice Maniero. “La mafia che non uccide donne e bambini è l’ennesima, spregevole, bugia, testimoniata, purtroppo, dalla cieca brutalità con cui sono stati colpiti ragazzini e adolescenti, dal nord al sud del paese – commenta Valeria Scafetta,- Grazie alla memoria di genitori, fratelli, amici, associazioni a loro dedicate, si snoda una narrazione che affida agli studenti di oggi, primi destinatari del testo, l’impegno affinché non vengano mai dimenticati coetanei che avrebbero voluto crescere, studiare, amare.”
Il libro, nato come strumento didattico-educativo, nell’ambito del progetto denominato “Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, finanziato dalla Regione del Veneto, imprime una traccia da leggere e condividere, necessaria anche per mantenere sempre alta l’attenzione riguardo ai segnali di possibili infiltrazioni mafiose nelle zone storicamente, erroneamente, considerate non colpite dal fenomeno.
Lo ribadisce il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Bisogna sempre, come sosteneva il giudice Borsellino, parlare della mafia con qualsiasi mezzo di comunicazione, perché parlarne, in una società che si definisce civile e sostiene la legalità, significa non dimenticare le vittime e sensibilizzare le comunità su un fenomeno che non è circoscritto, ma è una minaccia latente a ogni latitudine. Ecco l’importanza di promuovere progetti come questo, realizzato da Avviso Pubblico, con cui c’è una fattiva collaborazione su queste tematiche, perché dobbiamo creare una rete più forte di cittadini per bene e vincere la “cultura dell’omertà”.
Le attività di Avviso Pubblico si trovano sul sito dedicato.
Chiara Ludovisi