La colomba e il gabbiano. La fragilità della pace e la forza della speranza
La pace è fragile e come una colomba può essere abbattuta in pochi secondi da un gabbiano.
Accadde anni addietro. Alla finestra su piazza san Pietro si erano affacciati il Papa e due ragazzi dell’Azione cattolica. Concludevano con lui la “Carovana della Pace” che si era snodata con le sue voci e i suoi volti allegri lungo le vie della città.
Insieme, come era tradizione, il Papa e i due ragazzi avevano liberato due colombe che si erano levate in volo. Una venne subito attaccata da un gabbiano e cadde sotto gli occhi dei ragazzi, dei loro educatori e dei loro genitori. L’altra si rifugiò sotto un cornicione, in un posto sicuro.
Ci fu un momento di silenzio, di sconcerto accompagnato da qualche lacrima.
Da quella aggressione, ripresa anche dalle telecamere, venne però un messaggio di speranza che oggi ritorna mentre soffiano venti di guerra in molti angoli del mondo.
La pace è fragile e come una colomba può essere abbattuta in pochi secondi da un gabbiano.
Come è facile infrangere il sogno e ferire la speranza!
In piazza san Pietro i ragazzi videro che, allontanatosi il gabbiano, l’altra colomba si era alzata in volo ed era nel cielo sopra di loro.
Rimasero con gli occhi e i nasi all’insù: non si aspettavano che in quel leggero batuffolo di penne bianche ci fosse un così grande coraggio.
Avevano capito che fragile e nello stesso tempo coraggiosa e leggera è la pace.
Lo compresero bene i ragazzi ma non lo comprendono o faticano a comprenderlo i potenti, i padroni, gli uomini forti che in Iran, in Iraq e in Libia si fronteggiano armati.
I venti di guerra hanno ridotto al silenzio anche il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace?
Sono riusciti a cancellare il richiamo al magistero della memoria perché non si ripetano oggi gli errori di ieri?
Ritorna il ricordo di quella mattina in piazza San Pietro. Una colomba cadeva sotto i colpi di un gabbiano ma nel cielo si era levata in volo l’altra colomba.
Sembrava che fosse stata detta l’ultima parola ma un’altra parola, la parola “speranza” si librava sopra la testa di tanti ragazzi, dei loro genitori ed educatori.
Non era solo per consolare. Chiedeva di mettersi in gioco, di mettere a rischio ancor più se stessi per la pace.
Impossibile e utopistico diceva anche allora qualcuno, impossibile e utopistico ripete oggi qualcuno.
Il gabbiano, padrone e predone, è sempre pronto a interrompere bruscamente il volo della colomba.
Ci sarà un’altra colomba a volare nel cielo e, soprattutto, ci saranno i ragazzi e i giovani ad allontanare il predone con il grido della speranza. Nella consapevolezza che il grido per la pace si prolunga in tutta la vita. No, non basta un giorno e neppure un mese.