La Terra grida “aiuto”. Nei nostri stili di vita c’è la risposta. La Lettera.d Simone Morandini

“Spera e agisci con il Creato” è il titolo scelto da papa Francesco per il Tempo del Creato che si apre il 1° settembre. Il futuro, ancora possibile, di chi abita il pianeta dipende da noi

La Terra grida “aiuto”. Nei nostri stili di vita c’è la risposta. La Lettera.d Simone Morandini

“Spera e agisci con il Creato”. È questo il titolo del messaggio di papa Francesco per il Tempo del Creato 2024. Il tema è stato scelto su indicazione di un team ecumenico, che coinvolge una vasta parte delle cristianità, a testimoniare quanto profonda sia ormai tra le diverse confessioni la sintonia in quest’area. Dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, siamo dunque invitati/e tutti e tutte a pregare, operare, pensare alla cura della casa comune, in un tempo in cui essa appare drammaticamente minacciata. Si tratta di una prassi ormai diffusa nell’ecumene cristiana, da quando nel 1989 il patriarca Dimitrios I del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli lanciò l’iniziativa di orientare in tal senso la celebrazione dell’inizio dell’anno liturgico ortodosso. Non stupisce, allora, che anche quest’anno i materiali messi a disposizione dagli Uffici della Cei (quello per i problemi sociali e il lavoro e quello per l’ecumenismo e il dialogo; si veda unedi.chiesacattolica.it alla voce “Tempo del Creato”) coinvolgano diverse voci dell’ecumene cristiana: spunti preziosi per celebrare il Tempo del Creato, per approfondire i temi che esso propone, per agire efficacemente.

Per un agire tempestivo Non è necessario ricordare quanto calda sia stata questa estate, per l’Italia e per tante altre aree del pianeta: si tratta di un trend ormai consolidato; gli effetti de El Niño possono averlo reso quest’anno più intenso, ma non bastano a renderne ragione. Neppure è necessario far memoria del pesante impatto che tali dinamiche hanno sulla biodiversità, a partire dalle barriere coralline. Con buona pace dei negazionisti di varia matrice – pesantemente stigmatizzati da Francesco nell’esortazione apostolica Laudate Deum – si tratta di realtà che la scienza ci ha insegnato a riconoscere e che solo una pervicace cecità può far sottovalutare. Quello cui ci richiama questo tempo è allora la necessità di un agire tempestivo, sorretto e stimolato dalla speranza, anche dinanzi a un quadro che potrebbe suscitare piuttosto sconforto e disperazione. Decarbonizzare l’economia, uscire dalla logica dello scarto, promuovere sostenibilità: questi gli imperativi che emergono, profondamente sintonici con la logica di una creazione in cui nulla viene gettato, ma ogni cosa è risorsa per far vivere altro. Farlo con scelte coraggiose, sapendo che è in gioco l’abitabilità del futuro per le prossime generazioni; farlo in forme lungimiranti, capaci di accettare limitati cambiamenti nel presente per tutelare le possibilità di vita del pianeta.

Il gemito della creazione C’è anche, a monte del tema di quest’anno, un grande testo biblico, che spesso è stato al centro della meditazione ecoteologica (e penso in particolare al grande teologo evangelico Jürgen Moltmann, scomparso solo pochi mesi fa): Rom.8, 19- 23. In esso Paolo, che sta parlando dell’esistenza credente nello Spirito, allarga improvvisamente lo sguardo a un orizzonte cosmico. Egli coglie così un Creato che al presente è lacerato dalla sofferenza, ma che è proteso al contempo verso una liberazione che interessa ogni creatura. La speranza credente vive allora in sintonia con quella che muove il Creato tutto, invitandoci a respirare in sintonia con lo Spirito creatore, ad ascoltare il grido della Terra (assieme a quello dei poveri che la abitano), a rispondere a esso con stili di vita personali e sociali che costruiscano futuri possibili.

Simone Morandini
Membro del Comitato Scientifico della Fondazione Lanza, docente presso l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia

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