La Giornata mondiale dei bambini con papa Francesco. Il racconto di chi c'era
Tantissimi volti sorridenti, festanti, hanno affollato sabato 25 maggio lo stadio Olimpico di Roma e domenica 26 la S. Messa in piazza San Pietro. A presiedere entrambi i momenti papa Francesco.
Sono state queste le due giornate – ricche di colori, canti e messaggi che rimarranno nel cuore dei presenti – della prima Giornata mondiale dei bambini voluta dal papa stesso che si è detto «felice davvero. E sono felice perché voi siete gioiosi, perché voi avete la gioia della speranza del futuro».
Con questa iniziativa il pontefice ha voluto ribadire la centralità che hanno i più piccoli nella Chiesa universale e «per continuare a dialogare, a porci domande e cercare insieme le risposte», dopo un incontro già avvenuto in Vaticano tra Francesco e alcune migliaia di giovanissimi venuti da diverse parti del mondo, il 7 novembre dello scorso anno.
Sabato in cinquantamila erano presenti allo stadio (soprattutto bambini, accompagnati dai genitori o da altri accompagnatori), provenienti da oltre cento paesi del mondo, che all’inizio hanno sfilato con la loro bandiera e con gli abiti tipici del paese d’origine. Tra loro anche il gruppo arrivato dalle Seychelles, contraddistinti da tanta allegria che traspariva dai loro volti: una delegazione composta da 93 persone, con parecchi bambini. La referente del gruppo, Doreeen Nancy, ha raccontato che «per noi questa è stata una bella occasione per conoscere altre persone, altre culture, e chiaramente per incontrare il papa. Per noi adulti e per i nostri giovanissimi il pontefice rappresenta un esempio: è capace di darci uno sguardo sul mondo, di trasmetterci gioia e speranza». La responsabile ha spiegato che sono inoltre venuti a Roma per queste giornate perché i loro bambini potessero incontrarne altri, creando unità: «Si può stare insieme in pace e amicizia», il suo messaggio conclusivo.
Il papa all’inizio dell’incontro di sabato all’Olimpico ha voluto mettere a loro agio i giovanissimi dicendo che «la Chiesa, che è madre, vi accoglie e vi accompagna con tenerezza e con speranza». Dopo un’Ave Maria recitata coralmente il pomeriggio si è focalizzato sul dialogo tra il papa e i bambini, con al centro il tema della pace. Tante le domande formulate da diversi di loro; tra questi Jeronimo, un bambino colombiano, che ha chiesto se «è vero che la pace è sempre possibile». Il pontefice ha quindi sollecitato i presenti a rispondere affermativamente a questa domanda e ha portato esempi di vita molto vicini a loro: l’ambito scolastico e il vicinato dove può esserci conflittualità.
«Per fare la pace quindi, c’è la necessità di chiedere scusa e perdonare», così si realizza. Emblematica è stata la richiesta del papa ai bambini di fare un gesto di pace, con la persona che avevano accanto. «Questo è il gesto della pace! La pace sempre è possibile!». Poi Lia Marise del Burundi ha domandato: «Cosa possiamo fare noi bambini per rendere migliore il mondo?». E il papa ha spiegato l’importanza di porre lo sguardo sulla domanda «cosa posso fare io perché il mondo sia migliore?».
E alcune pennellate: «Parlarci amabilmente», «giocare insieme», «aiutare gli altri. Facendo queste cose, il mondo sarà migliore».
Sollecitati dal presentatore dell’appuntamento, Carlo Conti, è successivamente salito forte un grido, “pace”, scandito cinque volte all’unisono dai fanciulli. Tra i presenti l’hanno richiamata in modo accorato i giovanissimi provenienti dalle terre insanguinate dell’Ucraina e Palestina, con testimonianze cariche di emozioni e speranza. Eugenia da Kharkiv dall’Ucraina, ha parlato della sua «paura delle bombe». Poi Victor da Betlemme ha raccontato del muro che li divide dagli israeliani che è «come un serpente che si attorciglia intorno a noi, a volte ci sembra di soffocare, soprattutto quando chiudono le porte per uscire, che chiamano check-point». Anche Celin Ahmad Abu Tayer, musulmana, è arrivata dalla Palestina. Accompagnata da padre Ibrahim Faltas, francescano della Custodia di Terra Santa, la giovanissima, non vedente dalla nascita, ha intonato un commovente canto di pace.
Diversi artisti e personalità del mondo dello spettacolo si sono esibiti durante il pomeriggio con la presenza, tra gli altri, di Renato Zero, Lino Banfi (che ha dato l’occasione per parlare dei nonni), Gigi Buffon e il regista Matteo Garrone con gli attori del suo film, Io capitano.
Anche nella giornata di domenica il pontefice ha voluto interloquire con i bambini e stare in mezzo a loro. Nella Santa messa celebrata in piazza San Pietro, il Santo Padre ha scelto come omelia un dialogo con i più piccoli, accorsi numerosissimi per l’occasione. Ha parlato della Trinità (nella domenica a lei dedicata) e ha richiamato temi cari al suo pontificato come la misericordia di Dio: «Non dimenticate questo: Gesù perdona tutto e perdona sempre – ha detto – e noi dobbiamo avere l'umiltà di chiedere perdono». Al termine dell’omelia ha chiesto ai presenti di pregare, «pregate per noi, pregate per i genitori, pregate per i nonni, pregate per i bambini ammalati» e «soprattutto pregate per la pace perché non ci siano le guerre».
Dopo la Messa è intervenuto il comico e regista Roberto Benigni con il papa divertito dalle tante battute – che spesso nascondevano grandi verità – dell’esilarante toscano. Tra le altre ha sottolineato come nello «stato più piccolo del mondo c’è l’uomo più grande del mondo». E richiamando le Sacre Scritture ha riportato come «le prime parole che mi vengono in mente a vedervi sono quelle del Vangeli, Gesù che dice: se non sarete come questi bambini, non entrerete nel Regno dei cieli. Siamo tutti come bambini, siamo tornati tutti piccoli come voi, e il più piccolo di tutti è papa Francesco. Sapete quanti anni ha? Tre. Tre anni e tanti, tanti giorni. Ha una luce intorno, come il campanellino di Peter Pan, una polvere di fata, anzi una polvere di papa, è tutto luminescente».
Poi Benigni ha raccontato di una situazione vissuta tempo addietro, che gli ha fatto capire che importanza il pontefice dà ai bambini: «Sapete cosa pensa dei bambini il papa? Vi racconto una storia: una volta andai a sentirlo a un Messa in una chiesa di Roma, e mentre diceva l’omelia c’erano dei bambini che facevano chiasso; i genitori cercavano di zittirli. E Francesco disse: “Lasciateli fare, la voce di un bambino in chiesa è più importante di quella di un prete, di un vescovo o del papa...”. È vero, ha detto così, io non posso dire bugie davanti al papa! Quando morirò, e mi troverò davanti a San Pietro, spero sempre che mi dia uno scappellotto e mi faccia entrare...».
In un altro passaggio significativo del suo intervento il comico ha spronato i presenti all’altruismo: «Cercate di fare le cose belle, rendete gli altri felici. Non cercate di rendere gli altri più buoni, c’è una sola persona da rendere più buona, se stessi. Gli altri bisogna renderli felici». Anche nell’ultima riflessione Benigni è stato davvero coinvolgente (riattaccandosi al tema della pace, fatto risuonare il giorno precedente all’Olimpico), citando il Discorso della montagna: «Un incanto di bellezza. Quando dice beati i misericordiosi. Ecco: prendersi cura del dolore degli altri, essere sensibili, perdonare. Insomma, siate profondamente buoni. Questo ha detto Gesù. L’unica buona idea che sia stata espressa nella storia dell’umanità». Troppo spesso «il mondo è governato da gente che non sa che cos’è misericordia e amore, e commette il più grave e il più stupido dei peccati: la guerra. Eppure dobbiamo porre fine a questa cosa. Quando i bambini giocano alla guerra, appena uno si fa male si fermano. Fine del gioco. Perché non si fermano, quelli che fanno le guerre, al primo bambino che si fa male? Bisogna trovare le parole giuste, le parole vere. Nessuno ha trovato ancor la parola magica per fermare la guerra, come “apriti sesamo”. Eppure guardate, bambini, che quella parola c’è. Sono sicuro che in mezzo a voi c’è quello che troverà quella parola per fermare la guerra per sempre. Uno di voi la deve trovare, la dobbiamo cercare insieme, in tutte le lingue. La troverete voi, noi dobbiamo solo aiutarvi a cercarla. Amandovi, scrivendo storie, soprattutto storie che facciano ridere». E la conclusione del suo monologo: «Non c’è niente di più bello al mondo che la risata di un bambino. E se un giorno tutti i bambini del mondo potranno ridere tutti insieme, sarà un bel giorno».
Nel finale si apprende, attraverso la voce di Padre Enzo Fortunato, organizzatore dell’evento della Gmb, che la prossima sarà nel 2026, sempre a Roma.