L’insospettabile pesce rosso. L'invadente e dannosa presenza dei pesci rossi nei bacini del Nord America
La loro presenza risulta dannosa per qualsiasi nuovo habitat in cui entrano, anzitutto a causa del fatto che si tratta di "mangiatori disordinati".
Per un acquario domestico, la scelta tra le specie ittiche ospitabili è ormai molto ampia e variegata. Ma, di certo, un ospite non può mancare… il classico pesciolino rosso! Emblema di simpatia, semplicità e allegria, amico dei bambini e personaggio accattivante di molti cartoons, il timido pesciolino restituisce solitamente un’immagine di fragilità e delicatezza, che spinge alla cura e all’attenzione nei suoi confronti. Ma cosa succede se il nostro pesciolino rosso viene tolto dalla cattività e liberato nell’ambiente aperto? Sarà davvero condannato a soccombere per la sua “fragilità”?
Stando a quanto riportato su un recente articolo pubblicato su “Scientific American”, l’estate scorsa, vicino alla periferia ovest di Toronto (Canada), in un bacino urbano di ritenzione dell’acqua piovana grande quanto due campi da basket, alcuni biologi sono rimasti davvero sorpresi nel constatare la presenza di un enorme numero di pesci rossi: più 20.000 esemplari! Probabilmente discendenti da progenitori domestici abbandonati, non solo si erano moltiplicati in grande quantità, ma alcuni di essi erano anche cresciuti in dimensioni fino a diventare dei veri e propri “giganti”, con un peso di oltre un chilogrammo! Il fenomeno, evidentemente, ha suscitato notevole interesse negli studiosi, tanto che gli ecologi dell’Università di Toronto e della Fisheries and Oceans Canada stanno ora studiando se e come gli ambienti inquinati e difficili di questi bacini stiano divenendo un ambiente selettivo per pesci “ultra-tolleranti”, che potrebbero in breve tempo soppiantare le specie native nei vicini Grandi Laghi. E tra queste specie resistenti ed aggressive, manco a dirlo, figura anche il simpatico pesciolino rosso. Originari dell’Asia orientale, con ogni probabilità i pesci rossi sono giunti fino ai fiumi del Nord America e ai Grandi Laghi sopravvivendo nell’acqua di zavorra delle navi.
La loro presenza, purtroppo, risulta dannosa per qualsiasi nuovo habitat in cui entrano, anzitutto a causa del fatto che si tratta di “mangiatori disordinati”. Essi, infatti, ingoiano bocconi di sedimenti sul fondo di laghi e fiumi, li fanno vorticare, sputano la nuvola di sporcizia e poi aspirano tutto il cibo che cade. Ma così facendo, sradicano le piante acquatiche e intorbidano l’acqua, impedendo alla luce di filtrare fino alle piante, che si seccano e muoiono. Questo habitat deteriorato dai pesci rossi risulta anche dannoso per altre specie che, normalmente, catturano le prede a vista o dipendono dalla luce del Sole. Anche se i pesci rossi invasivi sono presenti in Nord America da lungo tempo, la loro presenza nei bacini di ritenzione dell’acqua piovana e in alcuni porti dei Grandi Laghi ha fatto registrare un notevole aumento negli ultimi dieci anni. Ciò ha ingenerato nei biologi il sospetto che la maggior parte dei pesci rossi dei bacini di acqua piovana sia stata originariamente introdotta dagli esseri umani; è improbabile, infatti, che dai laghi essi si siano fatti strada fino a questi bacini isolati.
Degno di nota è il fatto che la maggior parte delle specie di pesci non riesce a sopravvivere nelle condizioni dure e instabili dei bacini di acqua piovana, dove le piogge fanno fluttuare in continuazione i livelli dell’acqua. In più, a causa della loro scarsa profondità e delle temperature relativamente calde, questi bacini contengono acque spesso povere di ossigeno. Ma per i pesci rossi tutto ciò sembra non rappresentare un problema, dal momento che hanno sviluppato uno speciale sistema metabolico, in grado di consentire la loro sopravvivenza senza ossigeno per lunghi periodi (fino a cinque mesi).
Proprio questa capacità fa nascere nei ricercatori il timore che i pesci rossi abbiano un vantaggio competitivo rispetto alle specie native, soprattutto qualora il riscaldamento globale facesse diminuire i livelli di ossigeno nei laghi e nei fiumi. Se ciò accadesse, e se i pesci dei bacini urbani si trasferissero poi nelle zone umide naturali, essi potrebbero creare ancora più scompiglio di quanto già non facciano le popolazioni di pesci rossi lì presenti. Ad ogni modo, gli studiosi concordano sul fatto che la gestione futura di questi potenziali “super-invasori” debba tradursi nella prevenzione. Ad esempio, con la collocazione di cartelli intorno ai bacini che consiglino ai proprietari di pesci di restituire gli animali domestici indesiderati al negozio o di darli a un amico invece di gettarli lì. Si suggerisce anche di riconsiderare la progettazione dei bacini di acqua piovana allo scopo di tenere fuori i pesci rossi e altre specie invasive. Ciò potrebbe includere la costruzione di barriere tra i bacini e i corsi d’acqua adiacenti, come pure l’immissione nei bacini di predatori naturali dei pesci rossi (come il persico trota Micropterus salmoides), che sono già nativi delle aree interessate.