L'ingresso del vescovo Giampaolo Dianin a Chioggia. «Fratelli, camminiamo insieme»
Mons. Dianin ha scelto di varcare la soglia della Diocesi di Chioggia, domenica 30 gennaio, incontrando l’ospedale civile, una casa di riposo, gli amministratori e i giovani
Quanti sorrisi (anche dietro le mascherine). Quante strette di mano (forti, decise, prolungate). Quanti abbracci...non propriamente scambiati, perché la pandemia ancora lo impedisce, ma certamente desiderati e “prenotati” appena sarà possibile. Questo, e molto di più, è stato l’ingresso del vescovo Giampaolo Dianin, domenica scorsa, nella sua nuova “casa”: la Chiesa che è in Chioggia. Chi come me, e molti altri amici, ha partecipato della sua giornata attraverso Telechiara, sorrisi, strette di mano e abbracci ci sono visti... da vicino. Ed è stato emozionante.
Il vescovo Giampaolo ha scelto di varcare la soglia della sua Diocesi – di cui è l’81° pastore dalla sua fondazione nel 1110 e ha come patroni Felice e Fortunato – partendo da Valli di Chioggia, frazione del comune di Chioggia ma in Diocesi di Padova, che ha definito «ponte tra due realtà: lo attraversiamo con il sorriso e la gioia». Da qui, poi, si è recato all’ospedale civile di Chioggia: «È soprattutto il luogo della fragilità. Siamo fragili, siamo creature. Ma in questo luogo si celebra anche la fraternità umana, la solidarietà, la cura, la compassione. Una vera cattedrale della carità. Per chi crede, l’ospedale ci fa sperimentare una fede vacillante, dubbiosa, inquieta. Per chi non crede, in questo luogo sorgono delle domande inevitabili sul senso della vita. Ma c’è soprattutto una parola che vorrei consegnarvi: la speranza. Ogni mattina la speranza vi faccia svegliare e alzare. Vi conduca, vi strattoni, vi faccia sorridere, vi doni fiducia nella guarigione, vi faccia sopportare la vostra condizione. Per i medici, gli infermieri e tutto il personale invoco da Dio il dono di tanta carità, compassione, delicatezza, ascolto. Invoco quella parola tanto cara a papa Francesco: la tenerezza». Nella casa di riposo Federico Felice Casson, a Sottomarina – dove gli anziani lo hanno accolto commossi – il vescovo Giampaolo ha richiamato il quarto comandamento: onora il padre e la madre. «Ce l’hanno insegnato a catechismo e in questo luogo vivono persone che per tanti motivi hanno bisogno di essere accuditi al di fuori delle loro famiglie naturali dove immagino tutti vorremmo rimanere accompagnati da coloro a cui siamo legati. Penso ai figli, ai nipoti, ma anche a tutti noi uomini e donne giovani o adulti di fronte a coloro che gli anni hanno reso fragili e bisognosi di assistenza. Tutti siamo chiamati a “onorare” questi nostri fratelli e sorelle. (...) Onorare significa riconoscere l’altro per quello che è, in questo caso riconoscere i genitori e gli anziani come coloro che ci hanno dato la vita, ci hanno accolto, accompagnato a diventare adulti e poi ci hanno riconsegnato alla vita. (...) Il quarto comandamento chiede di accogliere e riconoscere il dono ricevuto e di rendere loro un basilare debito di giustizia, condizione previa dello stesso amore. Sono qui per rendere onore a voi, e attraverso di voi a tutte le persone anziane, bisognose di aiuto e di sostegno».
Con le autorità civili e militari e con i dirigenti scolastici, incontrati nella pinacoteca della Santissima Trinità, mons. Dianin – a cui il sindaco di Chioggia ha fatto dono di un pastorale – ha condiviso tre atteggiamenti per chi serve il bene comune: senso delle istituzioni, collaborazione rispettosa, fraternità umana, preghiera sincera.
Prima del rito di ingresso nella Cattedrale di Chioggia, il vescovo Giampaolo ha ricevuto l’abbraccio dei giovani nella basilica di San Giacomo, dove ha affidato il suo ministero alla Madonna della Navicella. «La cosa che più mi sta a cuore di condividere con voi ve la dico senza giri di parole: partite con me, mettetevi in cammino con me. Vi chiedo di intraprendere con me e con questa nostra Chiesa il viaggio della fede, il viaggio dietro a Gesù che ci ripete: “Vieni e seguimi”. È un’avventura difficile ma anche entusiasmante». Nella Cattedrale di Santa Maria Assunta si è svolto il rito di ingresso. Ricevuto il pastorale dalle mani del suo precedessore, il vescovo emerito Adriano Tessarollo, mons. Dianin ha ufficialmente accolto il “timone” della Diocesi di Chioggia. Nella sua prima omelia ha dichiarato fin da subito le sue... intenzioni: «Sia la Parola a illuminare l’inizio del mio servizio in mezzo a voi».
Tre le sottolineature – a partire da ciascuna lettura – che ha consegnato al popolo di Dio:
«A me e a voi cristiani consacrati nel battesimo, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, oggi Dio ripete con forza: “Stringi la veste ai fianchi e alzati” (Ger 5, 17). E aggiunge: «Io oggi faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro, e un muro di bronzo. Io sono con te». In ogni momento della nostra vita risuonano queste parole. Oggi mi mettono sulle labbra una prima preghiera: «Eccomi Signore, pronto a riprendere il cammino. Ecco Signore la tua Chiesa di Chioggia pronta con le vesti ai fianchi e in piedi, pronta a prendere il largo sulla tua Parola, anche quando per una notte intera succederà di non pescare nulla. Liberaci da ogni timore, dacci la forza del tuo Spirito, con i suoi doni».
«La nostra Chiesa, come tutte le Chiese, ha bisogno di saper comunicare il Vangelo parlando le lingue dell’uomo di oggi; ha bisogno di profezia e del coraggio di osare percorsi nuovi; ha bisogno di una fede capace di osare l’impossibile; ha bisogno di spendersi per gli ultimi. Ma senza questo amore, ripete san Paolo, tutto è nulla. Ecco una
seconda preghiera: Dio dell’amore, Dio Amore, insegnaci a volerci bene e a volere il bene di tutti. Dona a me vescovo, ai preti e diaconi, a tutti i battezzati un cuore grande, un amore sincero e maturo. Fa che sappiamo parlare la lingua della carità, così la tua Chiesa sarà contagiosa, credibile, sacramento dell’unità del genere umano, germoglio per una società più giusta».
«Non sono così ingenuo da non sapere che ci saranno fatiche e prove. Non penso prima di tutto alle mie fatiche, ma a quelle che oggi vive la Chiesa in generale e da cui non è esentata la nostra piccola Chiesa. Che fare di fronte alla fatica? “Ma egli si mise in cammino”. Gesù non si è fermato, non si è arreso, ha ripreso il cammino perché nulla poteva fermare la sua missione. (...) Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Chioggia, buon santo viaggio a me e a voi, a noi insieme. Con la gioia del Vangelo, pronti ad attraversare questo tempo drammatico e magnifico, senza nostalgie di altri tempi, senza ritenerci troppo importanti né indispensabili, con leggerezza e con il sorriso; il mondo è già stato salvato dal Signore».
L’augurio del vescovo Tessarollo
Al termine del rito di ingresso, il vescovo Adriano Tessarollo – che ha guidato la Diocesi di Chioggia dal 2009 al 2022 e ora si è messo a disposizione dell’unità pastorale di Tezze (ma non solo) – ha rivolto un augurio a mons. Dianin. «Caro nostro vescovo Giampaolo, la tua azione pastorale sarà, a volte, camminare davanti con il pastorale per indicare la strada al gregge che segue. Altre volte dovrai camminare in fondo per incoraggiare, consolare... Tante volte starai al centro del gregge in maniera che tutti possano vedere che cammini con loro. L’augurio che ti faccio – e lo rivolgo anche a tutti coloro che dovrebbero camminare con te, preti e laici – lo prendo dalle parole di Maria alle nozze di Cana: “Fate quello che vi dirà”. E così camminerete insieme».
Chioggia, una diocesi “acquatica”
Città del sale, città della pesca, città d’arte. Ma anche Diocesi “acquatica” come l’ha definita Giovanni Paolo II. Mons. Giuliano Marangon, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha presentato i tanti volti di Chioggia al nuovo vescovo. Sottolineando, pure, che il New York Times l’ha indicata come meta da visitare nel 2022.