L’acqua nelle diverse culture e religioni. L’appello del Papa: “C’è gente che muore per l’acqua insalubre, immane vergogna”
Nel mondo 844mila persone sono senza acqua potabile, oltre 2,1 milioni di persone non hanno accesso sicuro all'acqua. La Santa Sede sta lavorando per il diritto all'acqua potabile per tutti, perché venga gestita come bene comune. Una panoramica della simbologia e dei significati dell'acqua nelle diverse culture e religioni, tratta dal convegno internazionale convocato dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Il messaggio di Papa Francesco.
La Genesi mostra lo spirito di Dio che prima della creazione aleggia sulle acque. Gli antichi greci vedevano nell’oceano l’origine degli dèi e di tutte le creature. Nei Veda, i più antichi testi sacri dell’induismo, si legge che al principio di tutto c’era una distesa d’acqua senza luce. Secondo gli egizi, invece, Nun è l’oceano che precede ogni creazione. L’acqua è l’elemento all’origine della vita e della creazione. Tutte le religioni, spiritualità e popoli della terra se ne occupano, e attraverso il simbolismo, i riti e le leggende attraverso l’acqua parlano della vita. Eppure l’acqua viene sfruttata a fini di lucro e interi popoli fatti scomparire per interessi economici. Per l’acqua si fanno le guerre. Senza acqua potabile si muore di sete. Alluvioni e inondazioni causate dai cambiamenti climatici portano distruzione e morte. Di questo bene comune così vitale e non accessibile a tutti si sta parlando da oggi a Roma, nella Pontificia Università Urbaniana, nella Conferenza internazionale promossa dal Dicastero per il Servizio allo sviluppo umano integrale, in collaborazione con le Ambasciate accreditate presso la Santa Sede di Francia, Italia, Monaco e Stati Uniti. Papa Francesco ha fatto sentire la sua vicinanza in un messaggio nel quale ricorda che “l’acqua è fondamentale per la vita. In tante zone del mondo, nostri fratelli e sorelle non possono avere una vita dignitosa proprio per la mancanza d’accesso all’acqua pulita. Le drammatiche statistiche della sete, soprattutto la situazione di quelle persone che si ammalano e spesso muoiono a causa dell’acqua insalubre, è un’immane vergogna per l’umanità del XXI secolo”. “La corruzione e gli interessi di un’economia che esclude e che uccide – sottolinea – prevalgono troppo spesso sugli sforzi che, in modo solidale, dovrebbero garantire l’accesso all’acqua. Le statistiche della sete richiedono volontà e determinazione, e tutti gli sforzi istituzionali, organizzativi, educativi, tecnologici e finanziari non possono venir meno”. Nel mondo 844mila persone sono senza acqua potabile, oltre 2,1 milioni di persone non hanno accesso sicuro all’acqua
I significati simbolici dell’acqua nelle varie culture, spiritualità e religioni sono una ricchezza poco conosciuta. Per gli indigeni Mapuche del Cile, ad esempio, l’acqua del mare e le montagne della terra sono due grandi serpenti che lottano tra loro alla ricerca di un continuo equilibrio, che corrisponde al centro della loro spiritualità. Per gli Zuni del New Mexico (Stati Uniti) gli antenati risiedono in un villaggio situato nella profondità di un lago. In Amazzonia, gli indigeni Desano pensano che esista un mondo parallelo e sotterraneo bagnato dalle acque e da cui ogni uomo proviene e dove gli eroi ritornano. “Il legame vita quotidiana-acqua-narrazione religiosa è indissolubile”, ha spiegato p. Luca Pandolfi, docente di antropologia alla Pontificia Università Urbaniana. Nel cristianesimo il Battesimo di Gesù, ad esempio, oltre ad essere un rito di purificazione, “è immersione nell’acqua per rinascere alla vita come uomini nuovi e uomini liberi, come il popolo dopo il diluvio o dopo il passaggio del Mar Rosso”. L’acqua, ha precisato mons. Bruno-Marie Duffé, Segretario del Dicastero, “appare come simbolo dell’alleanza tra il Padre e il Figlio, inviato nel mondo per essere la sua Parola”.
Nelle religioni tradizionali africane, pur essendo molto diverse tra loro ma con tratti in comune, l’acqua può assumere il ruolo di spirito/dio del fiume, del lago o del mare oppure di progenitore e partecipe della creazione.
In Africa l’acqua viene usata nelle preghiere, nelle diverse forme di libagione, per purificare, benedire o maledire, nei riti di transizione, nelle feste,
nei tabù creati per proteggere la natura e definire regole di condotta morale. È presente nei miti delle origini, nelle leggende, nei detti popolari. In Africa “l’acqua collega tutte le cose esistenti e gli esseri viventi con il Creatore”, ha precisato George Panyin Hagan, già presidente della Commissione nazionale sulla cultura del Ghana: l’Africa “può aiutare il mondo a scoprire la spiritualità dell’acqua e il mondo deve aiutarci a proteggere la nostra natura”.
Nell’Amazzonia brasiliana (perché la foresta amazzonica tocca 9 Paesi dell’America Latina) si dice che “il fiume comanda la vita e la vita comanda il fiume”. I popoli amazzonici considerano i fiumi sacri, perché la natura intorno offre il sostentamento quotidiano attraverso la pesca, la raccolta dei frutti, l’estrazione della gomma dagli alberi. Quando un bimbo nasce le donne anziane lo portano al fiume. Anche le nuove leadership indigene vengono presentate al fiume, che diventa così padre e consigliere. Con bagni di acqua e foglie di piante medicinali si curano le malattie.
“C’è un rapporto di grande rispetto e sacralità con il fiume.Ci si siede accanto con riverenza, in silenzio, per ascoltare il messaggio della natura”,
ha raccontato Keila Marães Giffoni, segretaria esecutiva della Regione Nord II di Caritas Brasile, nata in una località amazzonica il cui nome significa “Figlia delle acque”. Purtroppo tutta questa bellezza è minacciata dallo sfruttamento indiscriminato e senza scrupoli delle imprese minerarie, dalle monocolture di soia, delle compagnie idroelettriche che costruiscono dighe deviando fiumi e cacciando gli indigeni dalle loro terre. “L’interesse economico viene messo al di sopra dei diritti delle persone – ha denunciato Giffoni -. Il prossimo Sinodo per l’Amazzonia convocato da Papa Francesco rappresenta per noi la speranza che la nostra terra venga rispettata”.
Islam e induismo. Nell’Islam l’acqua è importantissima, a partire dai rituali quotidiani di preghiera: prima di entrare nella moschea ci si lava la bocca, il naso, gli occhi, le orecchie per purificarsi e sottomettersi ad Allah. Anche il Ramadan, con il digiuno, “fa capire il valore dell’acqua e del pane, è una forma di rispetto”, ha spiegato Abdelmajid Tribak, esperto dell’Organizzazione culturale, scientifica ed educativa islamica. Nell’induismo l’acqua si usa nelle puja, ossia le offerte alle divinità del ricco pantheon indiano. “Quando un ospite entra in casa dopo un lungo viaggio – ha detto Svamini Hamsananda Ghiri, monaca e vicepresidente dell’Unione induista indiana – per prima cosa gli vengono bagnati i piedi. Ancora prima del cibo si offre l’acqua”.
La Santa Sede sta lavorando “per il diritto all’acqua potabile e ad una vita degna per tutti”, ha precisato al Sir monsignor Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico: “L’acqua è necessaria per vivere. Quindi non può essere un bene utilizzato per il profitto di pochi e di qualche compagnia più capace tecnologicamente di utilizzare questa risorsa. Deve essere un bene accessibile a tutti”. Le diverse religioni possono perciò “lavorare insieme per fare in modo che l’accesso all’acqua non sia sfruttato per interessi privati di grandi compagnie internazionali. Il prezzo del guadagno sull’acqua, necessaria per la vita delle persone e per lo sviluppo delle società, non può prevalere sul bene comune”.