L’India stringe sui diritti civili nel Kashmir: arrestato l’attivista Khurram Parvez
L’uomo è membro della Jammu Kashmir Coalition of Civil Society (Jkccs), una rete schierata in difesa dei diritti umani, ed è anche presidente dell’Asian Federation Against Involuntary Disappearances (Afad), nata per contrastare le sparizioni forzate. In sua difesa sono schierate le maggiori organizzazioni nazionali e internazionali
L’India stringe sui diritti civili. Il 22 novembre, infatti, Khurram Parvez, noto difensore dei diritti umani attivo nel Kashmir, è stato arrestato dall’Agenzia investigativa nazionale (Nia). E il 4 dicembre il giudice ha stabilito la custodia cautelare nel carcere di massima sicurezza di Tihar, a Nuova Delhi.
Chi è Parvez. Quarantaquattro anni, l’uomo è membro della Jammu Kashmir Coalition of Civil Society (Jkccs), una rete schierata in difesa dei diritti umani che ha fatto uscire report su violazioni da parte delle forze di sicurezza nel Kashmir. È anche presidente dell’Asian Federation Against Involuntary Disappearances (Afad), nata per contrastare le sparizioni forzate.
A schierarsi in difesa di Parvez sono tutte le maggiori organizzazioni della società civile locale e internazionale. Da Amnesty International a Front Line Defenders, da International Federation for Human Rights (Fidh) a World Organisation Against Torture (Omct) e International Commission of Jurists, sono molte le voci che si sono levate per chiedere all’esecutivo un processo equo e il rispetto dei diritti umani.
Le accuse mosse nei confronti dell’uomo partono dalla legge sulla prevenzione delle attività illegali (Uapa), la norma anti-terrorismo in vigore. La legge, molto controversa, prevede che si possa arrestare qualcuno solo con dei sospetti ed è estremamente complicato, in questi casi, riuscire a essere rilasciati su cauzione. E la definizione di “attività terroristica” non è definita in maniera univoca, tanto da essere già stata usata in diverse occasioni per mettere a tacere chi osa sollevare delle accuse verso l’autorità (come nel caso di padre Stan Swany).
Il precedente. Cinque anni fa Parvez era già stato arrestato, subito dopo aver ricevuto un diniego alla sua richiesta di recarsi in Svizzera per partecipare alla sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu. In quel caso la norma utilizzata era stata il Public Safety Act (Psa), in vigore in Kashmir, che consente di trattenere qualcuno anche per due anni senza formalizzare alcuna accusa. In quel caso la detenzione durò 76 giorni.
La lotta dell’attivista è in favore dei kashmiri incarcerati in quella che lui definisce essere la “occupazione più militarizzata al mondo”: il Kashmir, appunto, che lui chiama una “grande e bellissima galera”. Il territorio confina con il Pakistan ed è l’unico a maggioranza musulmana in tutta l’India. New Delhi e Islamabad si contendono quella fetta di terra a suon di guerre (ne sono già state combattute tre).
L’articolo integrale di Maria Tavernini, “Kashmir: arrestato difensore dei diritti nello Stato conteso tra India e Pakistan”, può essere letto su Osservatorio Diritti.