L'Atlante ritrovato di Ballino ritorna alla biblioteca Capitolare
Biblioteca capitolare del Duomo. Il Nucleo tutela del patrimonio culturale di Venezia ha riconsegnato la preziosa opera cinquecentesca, uno dei primi atlanti illustrati delle città fortificate e straniere, sottratta oltre dieci anni fa. A scoprire il furto è stata la collaboratrice Chiara Traverso. Mons. Dal Santo: «Segno della profonda cultura di vescovi e canonici».
Torna tra gli scaffali della biblioteca Capitolare di Padova il De’ disegni delle più illustri città e fortezze del mondo. Parte prima, l'importante atlante illustrato del 1569, opera dell’umanista e letterato Giulio Ballino, trafugato presumibilmente tra il 2003 e il 2009 dalla stessa biblioteca. Un’opera di importante interesse strategico militare perché rappresenta uno dei primi atlanti illustrati con incisioni delle città fortificate italiane e straniere.
A riconsegnarlo al vescovo Claudio e a mons. Stefano Dal Santo, direttore della Capitolare, è stato lo scorso 4 dicembre il tenente colonnello Christian Costantini, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia, che ha svolto le indagini che hanno portato al ritrovamento dell’atlante tra le opere d'arte in possesso di un operatore del settore residente nel Nord Italia.
«Esistono solo quindici copie di questo atlante – spiega mons. Dal Santo – e questo volume a stampa del Cinquecento non poteva che essere il nostro perché è l’unico ad avere nell’ultima pagina il progetto manoscritto, di autore anonimo, della costruzione della fortezza militare di Palmanova iniziata nel 1593».
Il ritrovamento, come spesso accade in questi casi, è stato casuale e merito di Chiara Traverso, archivista della biblioteca e profonda conoscitrice dei testi in essa custoditi. Traverso, facendo delle ricerche in rete, ha ritrovato il testo in un portale dedicato alle aste. Prontamente, nell’agosto del 2018, mons. Dal Santo ha fatto denuncia ai Carabinieri e sono partite le complesse attività di indagine, coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova, che hanno portato al controllo di numerosi esercizi commerciali del settore in tutto il Nord Italia.
Fondamentale per le indagini è stata la comparazione dell’opera con la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal comando Carabinieri tutela patrimonio culturale di Roma.
«Quello dell’arte – spiega il tenente colonnello Costantini – è un mercato viscido, scivoloso e ricco di tranelli che molto spesso porta, anche chi acquista le opere, a compiere dei reati. La pronta denuncia è stata fondamentale per l’esito delle indagini e la restituzione dell’opera ai legittimi proprietari».
Il volume ritrovato fa parte del fondo Giovanni Battista Vero, canonico e bibliotecario capitolare, che ha lasciato alla biblioteca di Padova circa 500 libri. «L’atlante – riprende mons. Dal Santo – è il segno della profonda cultura dei canonici e dei vescovi, in particolare di Iacopo Zeno e Pietro Barozzi, che nei secoli hanno donato i loro libri alla nostra biblioteca. È la dimostrazione che le loro raccolte non contenevano solo testi sacri ma spaziavano in molti campi del sapere umano».
Questa copia, inoltre, risulta integra ossia non ha subito nessuna manomissione del numero di pagine come avvenuto, invece, per gli altri volumi in circolazione. In rete, infatti, è possibile acquistare da antiquari singole stampe delle piante delle città fortificate che altro non sono se non pagine strappate dai volumi di Giulio Ballino.
«Nel frontespizio del volume – conclude il direttore Dal Santo – l’ex libris, che Giovanni Battista Vero collocava sempre a piè pagina dei suoi libri, era stato tagliato e sostituito con un tassello di carta semplice. Un’operazione maldestra che a prima vista sembra cancellare il segno di proprietà; ma chi ha fatto questa falsificazione ha dimenticato di cancellare un’antica segnatura che il volume ha ricevuto nella sua storia all’interno della biblioteca Capitolare e che ne conferma la proprietà».