Itinerari fuori porta. Tra la purezza dell’arte e della fede

Non serve andare molto lontano per trovare gioielli d’arte e religiosità da “ritrovare”, come il breve itinerario a Castelfranco e Fanzolo tra Giorgione, Palladio e la Madonna del Caravaggio

Itinerari fuori porta. Tra la purezza dell’arte e della fede

Un itinerario tra arte è fede: è quello che si può percorrere, appena fuori dal confine diocesano di Padova, tra Castelfranco e Fanzolo di Vedelago. La partenza è il duomo della città murata, dove si trova la celeberrima pala del Giorgione, l’arrivo è il piccolo ma venerato santuario della Madonna del Caravaggio, non lontano da un’altra perla d’arte, la palladiana villa Emo.

Il centro di Castelfranco è racchiuso dentro la cinta muraria medievale, scenografica e attorniata dalle acque. Il “pezzo forte” della città è però un’opera d’arte che ogni museo vorrebbe avere, la pala del Giorgione che si trova nel duomo, a destra del presbiterio, commissionata da un uomo d’arme, Tuzio Costanzo, per la morte del figlio Matteo. Realizzata su tavola nel 1503-04, raffigura la Madonna in trono con il Bambino tra i santi Francesco e Nicasio (cavaliere di Malta come il committente), ed è uno dei più alti esempi di quella pittura tonale, o “senza disegno” come la definì il Vasari, che contraddistinse la pittura veneta del Cinquecento contribuendo alla rivoluzione dell’arte rinascimentale italiana.

Terminata la visita della cittadina, in pochi minuti di auto - una ventina in bicicletta – si raggiunge l’altra opera d’arte che rivaleggia con la pala giorgionesca: villa Emo in località Fanzolo, una delle più belle tra quelle progettate dal Palladio, equilibrio di armonia e classicità.

Eretta tra il 1556 e il 1559, villa Emo era il cuore di un complesso agricolo. Il corpo centrale è leggermente aggettante rispetto all’asse delle due lunghe barchesse laterali porticate, fulcro dell’attività contadina; lo caratterizzano elementi tipici della classicità greca, come il sobrio pronao a colonne di ordine dorico e il frontone decorato a opera dello scultore Alessandro Vittoria. Il ciclo di affreschi è datato 1565 e attribuito a Giovan Battista Zelotti, già collaboratore del Veronese; si ispira ai racconti delle metamorfosi di Ovidio ma contiene anche soggetti cristiani e ispirati alla storia romana.

Le sculture del giardino sono anch’esse cinquecentesche e provengono dal giardino di villa Contarini Venier a Vò, da cui furono trasferite circa un secolo fa. Da citare sono anche il parco, che non è purtroppo la versione ideata dal Palladio né quella del vicentino Negrin, celebre per i suoi giardini, e il cosiddetto “borgo” antistante la villa, ove trovavano sede le attività complementari al lavoro agricolo: la parte ovest è stata restaurata ed è oggi fruibile su prenotazione. Per le visite, informazioni aggiornate sul sito www.villaemo.org

Proseguendo si può raggiungere in breve una piccola chiesetta, quasi una cappella, a pianta centrale con cupola, preceduta dal pronao colonnato con timpano sovrastante. È il santuario della Madonna del Caravaggio. La devozione mariana qui risale almeno al 1571, anno in cui è certa l’esistenza di un sacello consacrato, ma conobbe un’autentica esplosione nel periodo tra il 1820 e il 1829.

In quegli anni, avendo una serie di calamità meteorologiche (siccità, grandinate e piogge insistenti) duramente colpito le colture, gli abitanti invocarono l’aiuto della Beata Vergine del Caravaggio, celebre santuario in provincia di Bergamo, e edificarono a essa un tempietto, consacrato il 23 maggio 1829. Il grande afflusso di fedeli rese subito necessaria la costruzione di un santuario più capiente, il cui progetto fu affidato all’architetto Michele Fapanni, che si ispirò a quello palladiano di villa Barbaro a Maser: fu completato nel 1845.

Nel santuario, ogni 26 maggio, con grande partecipazione di fedeli, è rievocata l’apparizione della Madonna avvenuta nel 1432 a Caravaggio e vi sono celebrazioni tutta la giornata. Il santuario è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 18 (alle 16 d’inverno), la santa messa vi è celebrata ogni domenica alle 8 (prefestiva alle 19), vespri rosario e confessioni alle 16 (15 invernali). La casa vicina al santuario è attrezzata per accogliere gruppi, in autogestione, per momenti di ritiro, formazione e preghiera (telefonare al parroco di Fanzolo, 0423-487034).

Lungo la destra Brenta. Da villa Contarini alla cripta della Madonna di Carturo

I prati stabili sulla riva destra del Brenta, ricchi d’acqua e colture foraggere, di allevamenti e latterie note per il loro Grana Padano, hanno da secoli una capitale indiscussa, Piazzola sul Brenta, strettamente legata alla sontuosa villa fattavi erigere dai Contarini e centro del paese.

Un borgo e un castello dovevano qui esistere fin dall’Alto medioevo; il maniero, passato ai Carraresi, nel 1413 fu portato come dono di nozze da Maria da Carrara al marito Nicolò Contarini. Un secolo dopo, verso il 1546, Francesco e Paolo Contarini lo trasformarono in una delle più scenografiche ville venete, sede di sontuosi ricevimenti.

La villa era luogo di rappresentanza ma anche centro di economia agricola, per la quale venivano sfruttate le acque del Brenta incanalate in rogge e scoli. Le stesse acque che tre secoli dopo utilizzò la famiglia Camerini, nuova proprietaria, per trasformare il paese in un polo industriale all’avanguardia in Italia, con opifici e case operaie sul modello inglese.

I Camerini vi fecero giungere anche una linea ferroviaria, poi smantellata, dando vita a un luogo ancora oggi sintesi di arte, agricoltura e archeologia industriale (le case operaie, la centrale elettrica, rogge e opifici sono ancora visibili e, oggi, adibiti ad altri usi).

La facciata di villa Contarini, abbracciata dalla maestosa corte d’onore semicircolare porticata a doppio colonnato, si sviluppa lungo un fronte di quasi duecento metri. A un progetto di Palladio può forse essere attribuito il nucleo centrale, mentre le ali laterali e le barchesse sono aggiunte seicentesche.

L’interno è sontuoso, ricco di decorazioni, in parte dovute alla scuola di Giulio Romano o ad autori veneti del Sei e Settecento. Un parco di 50 ettari si estende sul retro della villa, con un lago e peschiere, prati, boschi e zone umide, una sorta di vera oasi naturalistica.

Circa un chilometro a est di villa Contarini scorre il fiume Brenta, il cui argine destro, in passato luogo di devastazione e scavi, è oggi rinaturalizzato e attorniato da vegetazione. È fruibile a piedi e in bicicletta, ed è percorso dall’Ippovia del Brenta. In direzione nord si giunge al ponte e poi a Carturo, frazione di Grantorto (diocesi di Vicenza): la parrocchiale di Santa Maria, di antica origine ma ricostruita nel Novecento, ospita una cripta/santuario che conserva la quattrocentesca statua della Madonna delle Grazie. La sacra immagine è oggetto di una secolare devozione popolare, rinnovata da un voto del 1836, quando il paese fu risparmiato da un’epidemia di colera. La memoria di questo evento è ancora celebrata ogni anno, con grande partecipazione di fedeli, il 25 agosto.

Giuliana Procopio

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