Iscrizioni scolastiche: verso nuove classi ghetto? La riflessione di Franco Lorenzoni
Nei giorni in cui scade il termine per le iscrizioni, il maestro pedagogista denuncia: “I dati Invalsi dicono che la variabilità tra le classi, che dovrebbe aggirarsi intorno al 5-6%, in Italia è più del doppio e al Sud arriva al 27%. Una vera segregazione: alunni raggruppati per condizioni socio-economiche simili”
Il classismo applicato alle classi: è quel che accade, a quanto pare, nelle scuole italiane, soprattutto al Sud. Lo denuncia, alla vigilia della scadenza delle iscrizioni scolastiche, il maestro e pedagogista Franco Lorenzoni, mettendo in luce un problema che si crede superato, ma che è più che mai diffuso e radicato: il tema delle “classi ghetto” che, “nessun ministro ha il coraggio di affrontare”. E si domanda, Lorenzoni: “Quando finiranno le discriminazioni nella composizione delle classi?”.
La denuncia è fondata non su una sensazione, ma su dati certi, quelli dell'Invalsi, in base ai quali “la variabilità tra le classi, che normalmente dovrebbe aggirarsi intorno al 5-6 % (perché non è comunque possibile formare classi perfettamente equivalenti) in Italia è più del doppio, intorno al 14%, e al Sud tocca addirittura il 27%, vale a dire più del quadruplo del valore fisiologico”. Cosa vuol dire questo? “In poche parole, nella composizione delle classi si realizza una vera e propria segregazione, per cui molti alunni sono raggruppati per condizioni socio-economiche simili. Tutto ciò non lo rivela un’indagine militante condotta dal basso, come al tempo di 'Lettera a una professoressa'. E’ la fotografia di un dettaglio rilevante della nostra scuola, che ci consegna una lettura attenta dei dati raccolti da un Ente di ricerca preposto alla valutazione del sistema scolastico, che fornisce dati anche al Ministero che lei guida”.
Da chi dipende? Da chi dirige le scuole, innanzitutto, ma non solo: “Responsabili di questa palese ingiustizia sono i dirigenti scolastici delle scuole coinvolte, ma sappiamo bene che tale pratica profondamente immorale e antidemocratica è attuata per la pressione di alcuni genitori e con la complicità degli insegnanti interessati a lavorare con ragazzi 'scelti' – denuncia Lorenzoni -. Molte delle scuole che operano in tal senso si trovano al sud o nelle periferie delle grandi città, dove più acuti sono i problemi sociali, come attestano i dati raccolti dall'Invalsi: sarebbe importante che fossero pubblicizzati e diffusi”.
“Invitati a scendere in cantina”
Ciò che accade è, per Lorenzoni, molto grave: “Si tratta, come è evidente, di una palese violazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione, laddove è detto che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana'. Si promuovono molti progetti per portare la Costituzione nella scuola. Qui si tratta di riportare una parte significativa della scuola nella Costituzione”.
La scuola, in altre parole, anziché offrire gli strumenti per garantire a tutti le stesse opportunità, emargina e lascia indietro chi parte da una posizione di svantaggio: “Da anni viene rilevato quanto in Italia, a differenza di altri paesi europei, sia bloccato l’ascensore sociale che permetta un ricambio e un rimescolamento tra gli strati sociali, a partire dall’accesso ad una istruzione di qualità. Nell’impressionante estensione di questa ingiustizia conclamata c’è qualcosa di peggio. Non solo l’ascensore per molti è bloccato al piano terra, ma i più poveri, deprivati ed emarginati per diverse ragioni, sono invitati a scendere direttamente in cantina e a non muoversi da lì”.
“Interrompere questa odiosa discriminazione”
Se la parola d'ordine della scuola italiana è “inclusione”, che poi anche suo fiore all'occhiello, questa deve riguardare non solo gli studenti con disabilità o immigrati: “La scuola italiana ha fatto molto in questi decenni per l’inclusione dei ragazzi portatori di disabilità, per l’integrazione dei tanti figli del disagio e dei numerosi figli di immigrati. Moltissime sono le insegnanti e gli insegnanti e numerose le e i dirigenti scolastici che ogni giorno si spendono con dedizione per dare le migliori opportunità a tutti. Proprio per questo, per dare spazio e respiro a chi nella scuola ci crede, invitai cinque anni fa la ministra Fedeli a prendere provvedimenti in una lettera aperta pubblicata da 'La Repubblica' e ho invitato ogni successivo ministro a interrompere, con circolari drastiche e controlli efficaci, questa odiosa discriminazione, troppe volte assecondata e taciuta.
La ministra Fedeli rispose a quella richiesta promettendo di prendere provvedimenti mai attuati e finora nessun ministro, compreso Patrizio Bianchi, ha avuto il coraggio di prendere di petto la questione”, riferisce ancora Lorenzoni.
La sfida delle classi disomogenee
L'invito rivolto alla scuola è di svolgere il proprio compito sociale: “Sappiamo bene che lavorare in classi disomogenee è una sfida educativa difficile, che comporta impegno, dedizione e continua formazione da parte di noi insegnanti. Ma è esattamente questo il compito dell’educare oggi: far sì che le diversità non si trasformino in discriminazioni. Se la scuola non è un po’ meglio della società che le sta intorno, cosa ci sta a fare? - domanda Lorenzoni - E’ un piccolo ma rilevante gesto di coerenza ciò che è necessario chiedere a chi ha responsabilità dirigenziali a livello ministeriale e a livello locale, a cui credo vada data la giusta attenzione. Tutte e tutti noi che crediamo nell’educazione come luogo e strumento di democrazia dobbiamo vigilare e agire con convinzione e coerenza per contrastare ogni intollerabile forma di discriminazione nella nostra scuola”.
Chiara Ludovisi