Invalidità, l’Inps è per una riforma strutturale. Con diversificazione reddituale
Il presidente dell’Istituto, Tridico, partecipa alla conferenza nazionale Anmic invocando una revisione del meccanismo: “Non cerchiamo risparmi, ma vogliamo dare vantaggi ai più fragili”. Pagano (Anmic): “Disponibili al confronto ma serve la rivisitazione globale del sistema e uno stop alle disparità territoriali”
Una riforma strutturale dell’invalidità, con una revisione del meccanismo di accertamento della malattia, una semplificazione della composizione delle commissioni mediche proposte e una rimodulazione delle prestazioni garantite, sia in termini monetari sia in termini di assistenza e di servizi socio sanitari a disposizione.
E’ il quadro tratteggiato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso del suo incontro, oggi, con i dirigenti e i quadri dell’Anmic, l’associazione nazionale degli invalidi civili, riunita a Roma per la sua Conferenza nazionale. Un impianto che il presidente dell’Inps ha suggerito come una via da tracciare per il futuro, da esplorare ed approfondire nei tavoli di confronto che si renderanno necessari. In questo contesto Tridico ha inserito anche il tema della diversificazione delle prestazioni assegnate sulla base del reddito della singola persona: un argomento particolarmente spinoso e divisivo, periodicamente proposto in fase tecnica o politica e storicamente osteggiato dalle organizzazioni delle persone con disabilità.
Il presidente dell'Inps: "Una riforma strutturale per aiutare di più i fragili"
“Nel tempo – ha affermato Tridico - cambiano le malattie, il modo in cui si percepiscono, il modo in cui i medici devono valutarle. E’ necessario rivedere l’impianto delle tabelle del ’92 e rivedere il modo in cui si accertano le malattie che devono essere protette dal supporto dello Stato e quindi dell’Inps. Credo ci sia spazio e tempo per affrontare organicamente questo problema, di questo mi sono fatto portatore con l’attuale ministro per le Disabilità, Erika Stefani, molto sensibile al tema”. Per Tridico è necessario “rivedere l’impianto dell’invalidità” e fare “qualcosa di più organico” con una “riforma strutturale”: al tempo stesso però occorre cercare di “risolvere nel breve periodo problemi specifici che sono la conseguenza del periodo pandemico”. Il riferimento è in particolare al gran numero di giacenze dovute al rallentamento delle visite effettuate durante il periodo pandemico e alla possibilità concessa alle commissioni di adottare comunque – con indicazioni appropriate e linee guida – delle valutazioni appropriate con l’analisi e la verifica degli atti.
Tridico ha evidenziato anche il problema della carenza strutturale dei medici nel nostro paese, che si ripercuote anche sulla composizione delle commissioni, ricordando inoltre che non tutta la responsabilità delle visite giacenti è dell’Inps, giacché circa una visita giacente su due è in realtà di competenza delle Asl. Il presidente dell’Inps indica così la necessità di una riforma che accentri nelle mani dell’Istituto l’accertamento e anche la gestione del contenzioso, in un’ottica complessiva che veda delle modulazioni sulla base delle malattie, delle esigenze singole in termini monetari e di servizi e assistenza.
“Esplicito problemi e possibili soluzioni – sottolinea Tridico - sapendo che insieme costruiremo in un tavolo di confronto le caratteristiche di un nuovo modello”. E in questo contesto, sottolinea, “potrebbe essere utile provare a diversificare sulla base del reddito il contributo all’invalidità e all’accompagnamento. Lo so – soggiunge con immediatezza - che questo è un elemento divisivo, lo so che ci sono ragioni a favore e ragioni contrarie ad una proposta di questo tipo e so che ci sono stati interventi dei tribunali amministrativi che tali restano, tuttavia una riflessione all’interno dei tavoli di lavoro potrebbe esser utile e non in un’ottica di risparmi, ma in una visione di vantaggio per coloro per i quali le attuali risorse sarebbero comunque insufficienti”. Tridico sottolinea che “oggi per la malattia e l’invalidità spendiamo 50 miliardi di euro. Di risorse al governo noi ne chiediamo di più, non è un tentativo di ridurre le risorse questo. E’ un tentativo di ragionare sul legame con il reddito che potrebbe essere utile ad alcuni senza nulla togliere ad altri, dando di più ai più fragili”.
La posizione dell’Anmic. Pagano: “Superare le differenze territoriali”
Dopo l’intervento di Tridico, Il presidente dell’Anmic, Nazaro Pagano, ha illustrato la posizione della propria associazione: “Avvertiamo da tempo – ha detto - l’esigenza di una rivisitazione dell’impianto dell’accertamento.
Siamo consci che le tabelle sono ormai vecchie e obsolete, e ci chiediamo perché il Parlamento non abbia provveduto a portare avanti un processo ormai fermo a 10-12 anni fa quando ci fu un tentativo di modifica delle tabelle rimasto però lettera morta”.
“Per noi – ha aggiunto – non è un tabù fare valutazioni e considerazioni su una diversificazione su base reddituale, chiaramente a supporto di una diversificazione dei servizi che potrebbero essere erogati. È chiaro che siamo pronti al confronto, l’importante è che ciò avvenga in un sistema di rivisitazione globale, altrimenti dal nostro punto di vista rischiamo di ritrovarci in una situazione di estremo disagio perché oggi i servizi sono carenti e diversi sui vari livelli territoriali”. Per Pagano “dobbiamo evitare che possano esserci persone con disabilità residenti in alcuni territori che possono trovarsi avvantaggiati rispetto ad altri. Certo non possiamo colpevolizzare quei territori e persone, ma sicuramente dobbiamo omogeneizzare gli interventi su tutti i territori”. Doveroso quindi, per Pagano, parlare di Lea e Lep, quindi di livelli essenziali.
Sulla semplificazione delle commissioni Pagano ne ammette la necessità in un momento di particolare difficoltà: necessario mantenere il carattere di collegialità, come forma di tutela anche per il cittadino che può farsi accompagnare in visita da un medico di fiducia ma che nella realtà già oggi trova i medici di Anmic, Anffas e Uici a sua tutela. A proposito di medici, dice Pagano, “i nostri hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo dell’accertamento, ma abbiamo una grande difficoltà ad individuarne altri per una serie di incompatibilità che sono state poste in passato e che oggi dovrebbero essere riviste”. In caso contrario, dice il presidente Anmic, “rischiamo di non trovare medici, o di trovarli solo fra quelli in pensione o fra i neo-laureati con un bagaglio di esperienza nullo”.