India: suor Prema (superiora Missionarie carità), “nessun conto sospeso o cancellato” ma da quei fondi dipendono le opere della Congregazione
Nessuna sospensione né cancellazione dei fondi bancari esteri quanto piuttosto una richiesta non approvata per “non aver soddisfatto le condizioni di ammissibilità”.
Prende oggi la parola direttamente la superiora generale delle Missionarie della Carità, per chiarire cosa sta succedendo in India tra la Congregazione e il governo dopo che da Natale, stanno rimbalzando anche in Italia una serie di notizie sul blocco dei conti bancari esteri imposto alla Congregazione fondata da Madre Teresa. Al centro della questione c’è il rinnovo della registrazione al Foreign Contribution Regulation Act, la legge che regola la possibilità di ricevere contributi dall’estero. “Vorremmo chiarire – si legge nella nota di suor Prema – che la registrazione al Foreign Contribution Regulation Act delle Missionarie della Carità non è stata né sospesa né cancellata. Inoltre, non c’è alcun ordine di congelamento da parte del ministero degli Affari interni su nessun nostro conto bancario. Siamo state informate che la nostra richiesta di rinnovo della registrazione al FcrA non è stata approvata. Pertanto, come misura volta a garantire che non ci siano errori, abbiamo chiesto ai nostri centri di non operare alcun conto FC fino a che la questione non si sia risolta”. Le Missionarie della Carità allegano alla dichiarazione di suor Prema la nota stampa diffusa dal governo indiano in cui si spiega che in data 25 dicembre è stata respinta la richiesta per il rinnovo della registrazione ai sensi del Foreign Contribution Regulation Act, “per non aver soddisfatto le condizioni di ammissibilità”, senza però precisare quali siano le condizioni contestate. In India è obbligatorio per legge registrarsi alla Foreign Contribution per ricevere donazioni straniere e la Congregazione delle Missionarie della Carità dipende in gran parte da donazioni straniere per svolgere le sue opere di beneficenza. L’organizzazione gestisce case di accoglienza in tutta l’India. Secondo quanto riporta l’agenzia UcaNews, nell’anno finanziario 2020-21 ha ricevuto circa 750 milioni di dollari dall’estero. Sono oltre 22.000 i dipendenti e beneficiari diretti nei loro centri in tutto il paese. Le suore e i fratelli della Congregazione raggiungono migliaia di persone, tra i più poveri e rifiutati della società. La notizia sul caos dei conti bancari è arrivata due settimane dopo che la polizia del Gujarat, lo stato di origine del primo ministro Narendra Modi, ha iniziato a indagare su un orfanotrofio gestito dalle Missionarie della Carità per presunta “conversione forzata” degli indù al cristianesimo, un’accusa regolare da parte dei membri intransigenti della religione maggioritaria indiana e circostanza del tutto negata dalle suore di Madre Teresa.