In Italia si spendono 30,8 miliardi di euro in farmaci, 469 euro a testa. Nell'anno del Covid un italiano su cinque ha assunto psicofarmaci
Ha fatto notizia per tutti il Rapporto Italia 2021 dell’Eurispes (l’Istituto di studi politici, economici e sociali fondato e presieduto da Gian Maria Fara). Nell’ultimo anno quasi un italiano su cinque ha assunto psicofarmaci: ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore. Oltre il 27% degli italiani si è rivolto a uno psicologo e il 5,6% a uno psichiatra.
Il 20% della popolazione avrebbe sperimentato sintomi depressivi nel corso della pandemia (un’incidenza doppia rispetto al periodo precedente) e sarebbero aumentati ansia e disturbi del sonno.
Ma in pochi si sono misurati con le 570 pagine pubblicate dall’Agenzia italiana del farmaco, all’epoca presieduta ancora da Domenico Mantoan (sostituito ora da Giorgio Palù): L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto 2019 contiene una preziosa mole di informazioni con le statistiche precedenti allo scoppio della pandemia.
Assomma a 30,8 miliardi di euro il totale della spesa farmaceutica in Italia. E due anni fa sono state consumate ogni giorno (in regime di assistenza convenzionata) 987,7 dosi ogni mille abitanti e 18 confezioni per ogni cittadino. Sette italiani su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci. E nel 2019 erano aumentati i consumi (più 5,9%) di farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.
«Nel 2019 la spesa farmaceutica pro capite, comprensiva dei medicinali acquistati direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche e di quelli erogati attraverso il canale della convenzionata, è stata pari a 384,43 euro. I farmaci cardiovascolari rappresentano la classe terapeutica a maggiore spesa (47,58 euro) e consumo (474,3 DDD, la sigla della dose media giornaliera) nel canale della convenzionata, mentre i farmaci oncologici/immunosoppressori e i farmaci del sangue e organi emopoietici sono quelli rispettivamente a maggiore spesa (95,86 euro) e consumo (47,4 DDD) tra i prodotti farmaceutici acquistati direttamente dalle strutture pubbliche» si legge nel rapporto AIFA.
La spesa farmaceutica totale italiana è stata pari a 469 euro pro capite. Minore di quella in Germania (550,2 euro), Belgio (507) e Austria (502). Al di sopra della cifra di Polonia (183 euro), Regno Unito (344) e Portogallo (345).
In Veneto, la spesa farmaceutica totale vale 2 miliardi 273 milioni, di cui 131 milioni per classe A privato, 253 classe C con ricetta, 216 nelle farmacie e un miliardo e 5 milioni strutture pubbliche. Risulta di 668 milioni di euro la spesa convenzionata lorda per 33.837 ricette e 74.968 confezioni.
In Italia, già prima del Covid il consumo di benzodiazepine era in crescita: da 40 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti del 2015 alle 47,9 registrate nel 2017 e alle 49,8 del 2019. In Veneto, la crescita è ancora più significativa: 57,1 nel 2015; 56 nel 2016; 70,7 nel 2019. E’ il consumo massimo nazionale come in Sardegna, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. La Basilicata con 32,7 è la regione italiana con minor ricorso alle benzodiazepine. Una tendenza simile è certificata anche per ansiolitici, ipnotici e sedativi.
Infine, farmaci e anziani. Gli Over 65 hanno raggiunto nel 2019 la cifra di 13,8 milioni di individui, pari al 23% della popolazione. Le donne sono circa 7,8 milioni. «Come atteso il consumo di farmaci aumenta con l’età fino alla fascia 80 84 anni. Nel complesso, la spesa media per utilizzatore è stata di 671 euro (734 euro negli uomini e 623 nelle donne) e quasi l’intera popolazione (98%) ha ricevuto nel corso dell’anno almeno una prescrizione farmacologica. Nel 2019 ogni utilizzatore ha assunto in media 7,7 diverse sostanze» evidenzia il rapporto AIFA.