Il ruolo “sanitario” di assistenti sociali e Oss è legge. “Verso la valorizzazione”
Il riconoscimento è avvenuto con l'approvazione definitiva, in Senato, del decreto Sostegni bis. Le reazioni di Cnoas, Sunas e Aran. “Queste figure affrancate dal preesistente inquadramento desueto e fuorviante nel ruolo tecnico. Ora la contrattazione e l'organizzazione del lavoro potranno valorizzarli adeguatamente”
Operatori socio sanitari e assistenti sociali entrano a pieno titolo nell'ambito del Servizio sanitario nazionale: il riconoscimento che decreta questo passaggio è avvenuto con l'approvazione definitiva, in Senato, del decreto Sostegni bis. In altre parole, queste figure, fino ad oggi riconosciute per il loro ruolo prettamente sociale, da oggi acquistano ufficialmente una funzione sanitaria, ponendosi come anello fondamentale in quella integrazione socio-sanitari da tempo e da più parti invocata e attesa.
La novità è contenuta nell'articolo 34 (9-ter): “Al fine di dare completa attuazione all’integrazione sociosanitaria e di fare fronte al perdurare dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, il personale dipendente del Servizio sanitario nazionale appartenente ai profili professionali di assistente sociale, di sociologo e di operatore sociosanitario, già collocato nel ruolo tecnico di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 5 della legge 11 gennaio 2018, n. 3, è collocato nel ruolo sociosanitario istituito dal presente comma, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Soddisfatte le rappresentanze delle figure interessate da questo passaggio. Commenta Saverio Proia, consulente dell'Aran per le questioni del personale del Ssn: “Con la conversione il legge del decreto legge sostegni bis diviene norma di stato l'istituzione del ruolo sociosanitario per assistenti sociali, sociologi e operatori sociosanitari dipendenti delle aziende sanitarie e gli altri enti del Ssn, affrancandoli dal preesistente inquadramento desueto e fuorviante nel ruolo tecnico. Ora la contrattazione e l'organizzazione del lavoro potranno valorizzarli adeguatamente”.
Sunas: “Ora si avvii revisione dell’ordinamento professionale”
Plaude anche il Sindacato professionale degli assistenti sociali (Sunas). Il segretario generale Salvatore Poidomani “esprime soddisfazione per l’approvazione da parte del Senato del testo decreto sostegni bis, in particolare per la parte che istituisce l’area professioni socio sanitarie e il ruolo sociosanitario nello stato giuridico del personale del Servizio Sanitario Nazionale, in attuazione dell’art. 5 della legge 3/18 e del dlgs 502/92. Sono due primi importanti passaggi, con cui si supera finalmente l’anacronistico ruolo tecnico e che certamente rappresentano un significativo riconoscimento per gli assistenti sociali che operano in sanità, nell’ottica di un legittimo e corretto inquadramento giuridico, ma che necessitano di essere ulteriormente rafforzati attraverso l’attuazione di specifici percorsi normativi e contrattuali, facendo sì che non ci si fermi solo all’aspetto nominale ma sia prevista un’evoluzione sostanziale del ruolo e delle competenze da attribuire agli assistenti sociali in sanità”.
Sunas rilancia così la sua richiesta di “un processo di revisione dell’ordinamento professionale, che deve essere previsto sia a livello normativo che contrattuale, per conseguire una piena e reale valorizzazione dei professionisti. Per quanto riguarda gli assistenti sociali, riteniamo che il ritardo sia ancora più notevole, se pensiamo che essi rappresentano da 25 anni una professione ordinata, con uno specifico percorso formativo a livello universitario risalente al 1990”.
Le cinque proposte per un “nuovo” assistente sociale
In particolare, continua il Sunas, “per valorizzare e riconoscere veramente il ruolo degli assistenti sociali oggi occorre realizzare i seguenti obiettivi: istituzione del servizio sociale professionale e della omologa dirigenza; riclassificazione del personale, nell’ambito del prossimo rinnovo contrattuale che tenga conto di formazione, competenza, autonomia e responsabilità e che preveda un dignitoso adeguamento retributivo quale riconoscimento di alta professionalità di questi professionisti; definizione dell’area delle professioni sociosanitarie, intesa come “una nuova configurazione professionale, un percorso innovativo che può dare la giusta cittadinanza all’interno del Ssn a quei profili che pagano ancora lo scotto di uno scarso riconoscimento e hanno un inquadramento 'sottodimensionato'; definizione delle specifiche competenze, tra le quali occorre prevedere e sostanziare quelle attinenti al nuovo ruolo socio sanitario dell’assistente sociale quale professionista cui attribuire la regia e la direzione/responsabilità dei percorsi di integrazione socio sanitaria, facendo leva sulla sua capacità di mettere in rete tutte le risorse presenti sul territorio”. Infine, il Sunas chiede “che il reclutamento del personale tramite assunzioni a tempo determinato di personale del comparto e della dirigenza anche in deroga ai vigenti Ccnl di settore, o attraverso forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, e il potenziamento dei servizi di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza, riguardi anche gli assistenti sociali”.
Cnoas: “Senza sociale, non c'è salute”
Soddisfatto anche il Consiglio nazionale dell'Ordine assistenti sociali (Cnoas): “L’approvazione definitiva del Decreto Sostegni Bis conferma l’istituzione del nuovo ruolo sociosanitario per gli assistenti sociali – commenta il presidente Gianmario Gazzi - Un passo importante per tutti noi. Ci abbiamo lavorato tanto e ringraziamo l'intero Parlamento, ma in particolar modo l'onorevole Elena Carnevali e le senatrici Paola Boldrini e Vanna Iori, che hanno portato avanti le nostre istanze sostenendo, con emendamenti presentati a ogni provvedimento utile. questa battaglia di uguaglianza. Andremo avanti per rendere sempre più riconoscibile il settore e il ruolo della professione di assistenti sociali per la tutela e la promozione della salute, perché, torniamo a ripeterlo, senza sociale non c'è salute”.