Il killer inquinamento. L'ultimo rapporto mondiale sulle morti premature causate dall'inquinamento
Continua a spettare all’inquinamento (nell’insieme delle sue svariate forme), il triste primato di maggiore fattore di rischio ambientale di morte prematura al mondo, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito.
Ogni guerra è un orrore assoluto, col suo immancabile ed inaccettabile carico di morti innocenti. Ma, purtroppo, le guerre non sono l’unica causa di origine umana della distruzione di tante vite. Anzi, non sono neanche la principale causa. Basta, infatti, leggere l’ultimo rapporto sull’inquinamento stilato dalla speciale commissione di “The Lancet” (pubblicato su The Lancet Planetary Health) per scoprire che, come già accadde nel 2015, anche nel 2019 l’inquinamento ha provocato 9 milioni di morti premature nel mondo! Nove milioni di vite (1/6 di tutte le morti premature occorse nell’anno) all’anno, distrutte da… attività umane sconsiderate. “Nonostante l’enorme impatto sanitario, sociale ed economico, – commenta Richard Fuller, condirettore della commissione e primo autore del documento – la prevenzione dell’inquinamento rimane ampiamente trascurata nell’agenda internazionale. Le iniziative e i finanziamenti per contrastarlo sono aumentati solo in minima parte rispetto al 2015”.
Dunque, continua a spettare all’inquinamento (nell’insieme delle sue svariate forme), il triste primato di maggiore fattore di rischio ambientale di morte prematura al mondo, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito.
Analizzando più in dettaglio il fenomeno, emerge che l’inquinamento dell’aria è responsabile, da solo, di 6,7 milioni di decessi (circa il 75% per cento del totale). Escludendo poi la componente “indoor”, l’inquinamento atmosferico ha provocato 4,5 milioni di morti nel 2019, con un aumento del 7% rispetto ai 4,2 milioni del 2015 e del 55% rispetto ai 2,9 milioni del 2000. Dunque… di male in peggio!
Del resto, il più recente aggiornamento della banca dati sulla qualità dell’aria, effettuato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), evidenzia come quasi l’intera popolazione mondiale (99%) respiri aria che supera i limiti fissati dalla medesima agenzia. Invariata anche la lista degli inquinanti che destano più preoccupazione: le polveri sottili (PM2,5 e PM10) e il biossido di azoto, le cui concentrazioni possono raggiungere valori astronomici, soprattutto nelle metropoli dei paesi a basso e medio reddito.
Parzialmente consolatoria, invece, è la riduzione dei decessi attribuibili all’inquinamento domestico (in particolare all’uso di combustibili solidi e cherosene per cucinare, ancora una volta nei paesi più poveri), come pure di quelli legati all’acqua di uso domestico, grazie ai progressi compiuti da numerosi paesi, soprattutto africani, nella messa in sicurezza dell’approvvigionamento idrico e nella diffusione dei servizi igienico-sanitari. Ma la vittoria è lontana, se si considera che, secondo l’OMS, ancora oggi 3,6 miliardi di persone non possiedono servizi igienici, mentre 2 miliardi non dispongono di acqua sicura a causa di falde acquifere inquinate. In definitiva, dunque, nel suo complesso, l’inquinamento delle acque provoca tuttora 1,36 milioni di morti premature all’anno. Il rimanente milione di decessi è da ascrivere a sorgenti eterogenee, prima fra tutte l’esposizione lavorativa a sostanze tossiche (con 870.000 vittime annue).
Al dramma delle vite umane perdute, si aggiungono purtroppo pesanti conseguenze economiche che gravano su “chi resta”, soprattutto sui paesi più poveri. Il rapporto di “The Lancet”, infatti, sottolinea come l’eccesso di mortalità provocato dall’inquinamento nel 2019 abbia causato perdite per ben 4.600 miliardi di dollari (pari al 6,2% del prodotto interno lordo globale). Ma va tenuto presente che il 92% delle morti premature (e quindi le maggiori perdite economiche) riguardano i paesi a reddito basso e medio.
Ma la situazione comincia a preoccupare seriamente anche i paesi più sviluppati, Italia in testa: secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, infatti, proprio nel 2019 l’Italia contendeva alla Germania il primato continentale delle morti premature dovute all’inquinamento (quasi 64.000, dovute principalmente a concentrazioni elevate di polveri sottili, ozono e biossido di azoto). “Ancora oggi – avverte Rachael Kupka, direttrice esecutiva della Global Alliance on Health and Pollution – l’inquinamento viene troppo spesso considerato un problema locale, da affrontare attraverso la regolamentazione regionale o nazionale. Invece si tratta di una minaccia planetaria, che dunque richiede una risposta globale”. Risposta che, però, alla luce dei dati attuali, tarda ad arrivare!