Il green pass dei lavoratori domestici è quasi una certezza: solo il 3,3% ne è sprovvisto

Report realizzato dal Censis per Assindatcolf. Il 94,8% delle famiglie datrici di lavoro associate ha un aiuto domestico in possesso della certificazione verde. Il 95,6% dei collaboratori familiari l’ha ottenuta vaccinandosi. In casa ancora troppo peso sulle spalle delle donne: l’86,4% si occupa delle faccende domestiche rispetto al 74,1% degli uomini

Il green pass dei lavoratori domestici è quasi una certezza: solo il 3,3% ne è sprovvisto

I lavoratori domestici nelle case degli italiani hanno il Green Pass. A confermarlo è il 94,8% delle famiglie datrici di lavoro associate a Assindatcolf. Solo nel 3,3% delle famiglie il collaboratore ne è sprovvisto e una percentuale inferiore all’1% non lo sa. Superata anche la prova del controllo: il 72,9% dei datori di lavoro ha effettuato senza difficoltà la verifica del possesso del green pass del proprio collaboratore. Ed ancora: il 15,3% considera inutile la verifica, perché conosce già la condizione sanitaria del lavoratore e nutre fiducia nei suoi confronti. Il 6,9% invece ritiene inutile il controllo e lo considera l’ennesima incombenza che grava sulle famiglie. Il 95,6% dei lavoratori ha ottenuto il Green Pass con la vaccinazione, l’1,3% in seguito al referto del tampone negativo, il 2% perché è guarito dopo aver contratto l’infezione. Questi sono alcuni dei risultati del report “Welfare, lavoro domestico e Green Pass”, il primo elaborato nell’ambito del progetto “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”, realizzato dal Censis per Assindatcolf (l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico).
La rilevazione ha riguardato un campione di famiglie associate a Assindatcolf, in prevalenza coppie con figli (il 47,5% del totale), per il 50% con una età superiore ai 60 anni e per il 70% di sesso femminile. Marcata l’incidenza, tra le persone più anziane, di chi vive da solo (il 57,0% degli over 75).

Con il Covid diminuiti i servizi di cura e assistenza

Per una famiglia su tre con l’emergenza sanitaria sono diminuiti i servizi di cura e assistenza. Nella stagione della pandemia, il 33,1% delle famiglie ha lamentato un peggioramento nella fruizione dei servizi per il nucleo familiare e il 26,3% ha visto deteriorarsi il proprio stato di salute personale. Sono soprattutto gli over 75enni a dichiarare un peggioramento della salute negli ultimi 18 mesi (44,4%), insieme alle persone che vivono da sole (37%). In merito all’accesso ai servizi per le famiglie, sono i monogenitori con figli a riscontrare un peggioramento (38,2%), seguiti dalle persone sole (35,5%).

Il carico domestico pesa di più sulle donne, anche in età avanzata

Anche tra le famiglie che si avvalgono di un collaboratore ‒ principalmente colf, badante o baby sitter ‒ il sovraccarico di lavoro si fa sentire. L’86,4% delle donne svolge attività per la cura della casa e della famiglia, il 23,9% lo fa per più di 24 ore alla settimana. Più bassa è la percentuale di uomini impegnati in attività domestiche: il 74,1%. E solo l’11,5% degli uomini è impegnato per più di 24 ore settimanali. Un carico rilevante nelle attività casalinghe si riscontra anche tra le persone più anziane: l’83,6% di chi ha un’età compresa tra 61 e 75 anni e il 56,9% degli over 75. Praticamente identico è il tasso di partecipazione al lavoro fuori casa: il 58,7% delle donne è occupato (il 17,4% con un orario di lavoro superiore alle 40 ore settimanali), così come il 57,8% degli uomini (il 28,1% lavora oltre 40 ore). Ma la stanchezza si fa sentire di più tra le donne. Svolgere le faccende domestiche è molto faticoso per 10 donne su 100 (contro il 3,6% degli uomini) e abbastanza faticoso per il 62% (a fronte del 47,8% degli uomini). Non va meglio fuori casa: le donne giudicano il loro lavoro abbastanza faticoso (il 65,1% contro il 57,2% degli uomini) e il 17,6% molto faticoso (un punto in più rispetto agli uomini: 16,7%).

“Aver introdotto l’obbligo del green pass anche per il comparto domestico – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – ha portato i risultati sperati. I dati incoraggianti sulla vaccinazione che emergono da questa indagine dimostrano come fosse necessario introdurre un obbligo anche per questi lavoratori, prevalentemente stranieri ed originari dell’Est Europa, che inizialmente erano particolarmente restii rispetto alla vaccinazione. Ora occorre monitorare l’ampia fascia di lavoro irregolare che, per forza di cose, non rientra nei risultati di questa ricerca. Una realtà nella quale è più complicato che un datore di lavoro possa pretendere che il domestico sia in regola con l’obbligo del Green Pass”.
“Infine – conclude Zini – la questione dei dati sensibili: la ricerca dimostra come nel comparto domestico quello della privacy sia un falso problema poiché i datori sono già a conoscenza delle informazioni sanitarie del proprio dipendente. Da qui la nostra richiesta di prevedere in ambito domestico dei controlli semplificati del Green Pass e più a lungo termine”.  

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)