Il diacono Lorenzo Rampon nuovo direttore Caritas Padova. A servizio della carità, cuore stesso del Vangelo
Caritas Padova. Il vescovo Claudio ha nominato nuovo direttore Lorenzo Rampon. Diacono permanente, classe 1962, da vent’anni è impegnato nell’organismo pastorale: «È cambiato il mondo e quindi anche la povertà, ma la Caritas c’è»
La nomina è stata comunicata dal vescovo Claudio il 9 dicembre ed è già operativa. Dopo dieci anni don Luca Facco lascia la direzione di Caritas Padova per assumere il ruolo di vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio. Al suo posto il vescovo ha scelto Lorenzo Rampon, diacono permanente classe 1962 della parrocchia di Santo Stefano d’Ungheria, da vent’anni in Caritas, con una finestra – tra 2007 e 2012 – come fidei donum in Kenya, nell’ospedale di North Kinangop.
Quest’ultima nomina di Rampon non fa altro che aggiungere un intreccio in un ordito già pienamente intessuto nel segno della carità, meglio ancora, di una vocazione alla carità. La maturità al Severi, il volontariato giovanile all’Opsa, l’esperienza di obiettore di coscienza alle Cucine popolari, il lavoro, poi la chiamata al diaconato, in un contesto di vita parrocchiale, Santo Stefano d’Ungheria, ricco di progettualità, di motivazione e vivace nel suo rapporto con il territorio. Infine, l’esperienza in Caritas e in missione. «Credo che qualsiasi vocazione, per essere riconosciuta – racconta Lorenzo Rampon – abbia bisogno di elementi della storia. Dio ci parla attraverso le persone e attraverso la nostra storia. Così ha fatto anche con me, dandomi la possibilità di conoscere l’Opsa, di poter scegliere l’obiezione di coscienza dedicando un anno della mia vita agli ultimi, di trovare una comunità cristiana significativa e un prete che mi ha aiutato a leggere la mia persona e comprendere il progetto di Dio su di me».
In questi anni di Caritas Lorenzo Rampon, prima nel centro d’ascolto diocesano e poi nell’area “promozione Caritas”, ha assistito a notevoli mutamenti. «È cambiato il mondo e quindi anche la povertà. Quando sono entrato in Caritas, ad esempio, il fenomeno dell’immigrazione iniziava ad affacciarsi anche a Padova. Allora assistevamo le persone senza dimora di nazionalità italiana, mentre agli immigrati, tutti con capacità lavorative e un progetto di vita ben preciso, bastava solo un piccolo aiuto iniziale appena arrivavano in Italia. Oggi, invece, anche tra i migranti troviamo le persone più fragili: se diamo un’occhiata alle Cucine popolari troviamo numerosi immigrati nelle stesse condizioni di difficoltà dei senza dimora italiani degli anni Duemila».
In questi primi vent’anni del 21° secolo varie crisi hanno fatto emerge diverse povertà: economica, finanziaria, migratoria, sanitaria. Di fronte a tutto questo Caritas è sempre più attenta a leggere e provare ad affrontare tutte le povertà, non solo quella economica. «Specialmente con il Covid assistiamo all’aumento della povertà educativa di quei ragazzi e giovani che non hanno sufficiente sostegno in famiglia, alla “precarietà relazionale” degli adolescenti che non possono più frequentare i loro coetanei come desidererebbero, all’isolamento degli anziani che vivono soli, ma anche ai drammi di chi deve assistere parenti malati. Da queste nuove sfide la Caritas si lascia interpellare facendo riferimento alla sua funzione “pedagogica” nei confronti delle comunità, perché questo è il suo compito prevalente fin dalle origini, fin dalle intenzioni di san Paolo VI. In questi ultimi anni, come Caritas diocesana abbiamo lavorato molto su questo aspetto e ci si è dotati di maggiori strumenti. A noi, in quanto ufficio diocesano, spetta il compito di dare alle Caritas parrocchiali gli strumenti per svolgere il loro compito di animatrici nei confronti delle loro comunità cristiane in modo che esprimano una carità di popolo».
Il compito – anzi, la vocazione – di Lorenzo Rampon prosegue sempre in Caritas, con una responsabilità in più. «Mi sembra che il primo passo da fare per noi della Caritas diocesana sia una sorta di pausa di riflessione, per rielaborare ciò che abbiamo vissuto in questi anni con don Luca, per riconoscere e trovare quel filo rosso che lo contraddistingue e che potrebbe mostrare ulteriori sviluppi e aperture per il futuro. Da parte mia sto riflettendo molto sul ministero che mi è affidato e che così bene corrisponde al diaconato. Non è la delega a un’attività solidaristica quasi che la Caritas sia i servizi sociali della Chiesa. Mi è affidato, invece, un vero ministero ecclesiale, un servizio nei confronti delle comunità cristiane affinché la carità si riprenda il suo posto. Perché la carità è il cuore stesso del Vangelo».
Segno di continuità, stima e apprezzamento
«La nomina a direttore di Lorenzo Rampon – sottolinea il vescovo Claudio – rappresenta un segno di continuità con il lavoro svolto in questi anni da tutta l’équipe della Caritas diocesana e un segno di stima e di apprezzamento».
Don Luca Facco. «Vivere la carità, oggi, è annunciare il Risorto»
Gratitudine, speranza, convinzione che si continuerà a camminare sulla strada giusta. Don Luca Facco inizia il suo nuovo ministero nella Chiesa padovana – vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio – al termine di dieci anni in Caritas. «Per me è stato un grande onore servire le parrocchie, le Caritas parrocchiali, i centri d’ascolto vicariali e i volontari dei servizi diocesani. La carità è nel segno del buon annuncio; vivere la carità, oggi, è veramente annunciare la presenza di Gesù Cristo, vivo e risorto in mezzo a noi». Negli anni della sua direzione don Luca Facco ha acceso i riflettori sulla prevalente funzione pedagogica di Caritas: «Lo scopo è educare tutta la comunità a vivere la carità. Più che promuovere tanti servizi la Caritas diocesana è chiamata ad accompagnare e formare le parrocchie. Per questo sono state fatte scelte importanti: la prima è stata, a livello formativo, di metterci a servizio del territorio con i centri d’ascolto vicariali, implementati in quasi tutti i vicariati; e poi stimolare le Caritas parrocchiali: tutta la comunità fa esperienza della carità, ma ci sia in essa un piccolo gruppo che mantenga viva l’attenzione e la sensibilità verso le povertà».