Il brivido del pararafting è vincente
Un oro iridato da poco conquistato ai Mondiali di Francia e un sogno chiamato Giochi paralimpici. Per una disciplina giovane, in forte crescita, ma già foriera di risultati. Riccardo Novella: "Gettate le basi per far crescere il movimento del pararafting a livello internazionale"
Un titolo mondiale che vale molto più di un risultato maturato in gara. Un oro iridato che rappresenta lo spot migliore per una disciplina spettacolare, che chiede di poter essere conosciuta, uno sport che ambisce a entrare nel programma dell’evento più importante per un atleta: l’Olimpiade. Riccardo Novella è senza dubbio uno degli atleti più rappresentativi del pararafting nel nostro Paese e ai recenti Mondiali di L’Argentière-la-Bessée, in Francia, ha fatto capire quanto possa andare lontano lui e l’intero movimento: «Torno con un titolo mondiale nel primo anno in cui le gare di rafting e pararafting si sono svolte in concomitanza». Novella, di Gravellona Lomellina, nel Pavese, portacolori della società Movimento e Natura, ha trionfato in un team composto dal compagno di squadra Marco Montagna, e da Carlo Benciolini e Nicola Speri del Canoa Club Pescantina. L’Italia ha gareggiato anche con un secondo equipaggio, terzo nella generale, composto da Massimo Giandinoto, Rosario Sperandini, Rinaldo Veneroni e Damiano Casazza. Due, quindi, gli equipaggi nel pararafting, due nel rafting maschile e altrettanti nel femminile e nella categoria mix. Gli azzurri del pararafting si sono imposti nella classifica generale, conquistando l’oro nella graduatoria complessiva grazie al primo posto nelle specialità downriver e Rx e al secondo posto nello slalom.
«È anche il primo anno che esiste un Campionato mondiale di pararafting vero e proprio», racconta Riccardo Novella, e il riferimento è ai Mondiali del 2019 in Ucraina, poco più che un test, con poche Nazioni partecipanti. «Anche se le gare si sono svolte in un ambiente blindato, purtroppo le restrizioni legate al covid non hanno consentito a tutti gli equipaggi di presentarsi all’appuntamento». Tanta, a ogni modo, la soddisfazione per un evento che ha segnato un punto di svolta per l’inclusione e il fair play sportivo. «Questi Mondiali hanno gettato le basi per far crescere il movimento del pararafting a livello internazionale: gli equipaggi para erano composti da due paratleti e due normodotati, a dimostrazione della volontà di inclusione e a tutela dei diritti di uguaglianza per tutti gli atleti impegnati nell’attività sportiva espressa sia dalla Federazione italiana rafting che dalla World Rafting Federation». Il sogno, ora, è quello che il pararafting possa entrare nel programma dei Giochi paralimpici: «Il nostro auspicio è che questo sport venga esternato al massimo».
Tornando alle gare disputate in Francia, Novella osserva: «I risultati ottenuti premiano la costanza e la perseveranza del Team Italia di pararafting, e da queste basi siamo pronti ad accelerare ulteriormente, concentrandoci su quello che accadrà nel 2023 quando i prossimi Mondiali, anche grazie ai grandissimi risultati ottenuti in questo appuntamento iridato, andranno in scena in Valtellina». È anche grazie a eventi internazionali come quello in programma tra due anni che il pararafting punta a crescere ulteriormente e a diventare sempre più una grande opportunità per il maggior numero di persone possibile, come conferma Elena Bragastini, tecnico Firaft e responsabile per il pararafting: «Per avvicinarsi a questo sport è sufficiente andare in una delle varie società presenti sul territorio e in particolare in quelle che sono maggiormente impegnate a livello agonistico», spiega. «Il Nord Italia è ricchissimo di realtà di questo tipo, così come la Toscana, mentre per il resto del nostro Paese la crescita e lo sviluppo dell’attività ha bisogno ancora di qualche accorgimento, ma sono certa che arriveremo a fare ulteriori passi avanti a breve». L’unico requisito per potersi avvicinare a questo sport è quello di avere un buon rapporto con l’acqua, o comunque non averne paura. «In ogni caso, una volta preso contatto con le società, saranno poi le guide rafting e gli allenatori a permettere a tutti coloro che lo vorranno di superare i propri limiti e avventurarsi in questo straordinario mondo», prosegue Elena Bragastini.
Il pararafting è nato da pochissimo, all’incirca tre anni fa, e quasi per divertimento, con alcuni ragazzi amputati che per provare a rimettersi in gioco hanno affrontato una discesa a bordo di un gommone. «Fu un’esperienza esaltante, a tal punto che si iniziò da subito a lavorare per dare numeri e una reale struttura a tutta l’attività italiana, ma anche ovviamente internazionale». I pionieri italiani del pararafting attualmente sono diventati agonisti e alle loro spalle stanno crescendo molti altri atleti di valore. «Inoltre, il Mondiale in Francia ci ha permesso di crescere ulteriormente». In Italia il pararafting è praticato prevalentemente da persone con amputazioni, spiega il tecnico, «ma proprio a L’Argentière-la-Bessée, confrontandoci con il resto del mondo e in particolare con i cileni, abbiamo visto che, adattando il gommone in maniera particolare, l’attività è praticabile anche in presenza di altri tipi di disabilità. E questo è un ulteriore sprone a lavorare per crescere e diventare ancora più inclusivi».
(L’articolo è tratto dal numero di ottobre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Stefano Tonali