I cieli puliti della pandemia. Le ricadute positive della diminuzione dei livelli d'inquinamento conseguenti alla serrata da Covid-19
Questo arresto produttivo ha fatto registrare contemporaneamente anche una netta riduzione dell'inquinamento atmosferico globale.
Emergenza pandemia Covid-19: un evento che, tanto nei singoli Paesi quanto a livello mondiale, sta producendo effetti a catena, a volte nei settori più impensabili. Tra le conseguenze extra-sanitarie più negative, certamente spicca l’enorme crisi economica dovuta al blocco forzato di molte attività lavorative. Paradossalmente, però, questo arresto produttivo ha fatto registrare contemporaneamente anche una netta riduzione dell’inquinamento atmosferico globale. Cieli più “puliti”, dunque, in quasi tutte le aree critiche del mondo, condizione questa che offre ai ricercatori un’opportunità senza precedenti: provare a dare risposta a una delle più spinose questioni ancora aperte della scienza climatologica, ovvero qual è l’impatto degli aerosol atmosferici. Comprendere meglio questa connessione, infatti, permetterebbe di affinare le previsioni sul futuro climatico della Terra.
Proviamo a capire meglio il perché di questo inaspettato vantaggio. Gli aerosol sono minuscole particelle e goccioline che vengono emesse nell’aria da svariate fonti, dalla combustione di combustibili fossili allo spargimento di fertilizzanti, e persino da fenomeni naturali (es. la nebulizzazione dell’acqua del mare). Essi alterano le proprietà delle nubi e intercettano la radiazione solare, disperdendola oppure assorbendola. Questi fattori influenzano la temperatura globale, a volte in modi opposti. Nel complesso gli aerosol hanno un effetto di raffreddamento sul clima, poiché compensano una parte del riscaldamento causato dai gas serra. Il punto ancora da chiarire, però, è quanto lo abbiano fatto finora o lo faranno in futuro.
Ad oggi, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici ha stimato che un raddoppio delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera potrebbe causare un aumento delle temperature pari ad un intervallo compreso tra 1,5 e 4,5 gradi Celsius. L’ampiezza di questa “forbice” è dovuta in parte proprio alla comprensione incompleta dell’influenza degli aerosol. Finora, infatti, non è stato possibile analizzare compiutamente il loro ruolo, stante l’impossibilità pratica di eliminare le loro fonti per confrontare ciò che accade con e senza di loro. Ma la significativa diminuzione di queste particelle, dovuta all’inedita riduzione produttiva mondiale, sta consentendo agli scienziati di cogliere l’occasione per individuare le differenze sotto diversi aspetti, dalle specifiche proprietà delle nubi alle variazioni delle temperature locali prima e dopo la diminuzione delle emissioni di aerosol.
Una domanda particolare a cui gli studiosi sperano di trovare risposta è quale frazione di aerosol nell’atmosfera derivi dalle attività umane e quale da fonti naturali. Le emissioni di aerosol, infatti, variano molto da un luogo all’altro, rendendo difficile valutarne l’origine sulla base di misurazioni satellitari a distanza o dei rari strumenti a terra. Il calo attuale, tuttavia, potrebbe offrire informazioni più realistiche sui livelli di fondo degli aerosol naturali.
Come accennavamo sopra, gli aerosol influenzano anche la formazione delle nuvole, che avviene quando le goccioline d’acqua si condensano su particelle. Una maggiore presenza di aerosol, quindi, può condurre alla formazione di nubi più durature e riflettenti, con processi che influenzano la temperatura della Terra, ma che finora è stato molto difficile includere nei modelli al computer. Perciò, gli scienziati mirano ora a studiare i modelli delle nubi in condizioni di relativa assenza di aerosol, per valutarne l’effettiva influenza. Certo è che, l’accuratezza di queste nuove valutazioni sarà direttamente proporzionale alla durata nel tempo di questa riduzione dell’inquinamento atmosferico. Finita l’emergenza Covid-19, dunque, ciò dipenderà solo dalla saggezza umana!