"Gli italiani e il risparmio": paese diviso tra chi sta bene e chi sempre peggio
I risultati dell'indagine di Acri e Ipsos. Oltre la metà ha mantenuto o migliorato il proprio tenore di vita. Per gli altri sacrifici e peggioramento della situazione economica. Un quinto delle famiglie colpito duramente dalla crisi nell'ultimo anno. Rimane però fiducia sul futuro e la maggioranza dà voto positivo alle istituzioni europee
Italia divisa in due, tra chi chi sta bene e chi sempre peggio. Il 38% delle famiglie italiane afferma che negli ultimi due o tre anni ha mantenuto facilmente il proprio tenore di vita e il 13% lo ha addirittura migliorato. Ma il 39% invece ha fatto fatica e rinunce e il 10% ritiene che la propria situazione sia decisamente peggiorata. È quanto emerge dall’Indagine “Gli Italiani e il Risparmio”, che da oltre vent’anni Acri ( l’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio) realizza insieme a Ipsos in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio che si tiene il 21 ottobre. L’indagine è stata realizzata negli ultimi giorni di settembre (dal 23 al 30), tramite interviste telefoniche a un campione di mille persone rappresentativo della popolazione italiana adulta.
C'è un divario costante e in aumento tra chi è molto o abbastanza appagato dalla situazione economica familiare o personale (il 62%), a fronte di più di un quarto degli italiani (27%) non soddisfatto dell’andamento delle finanze familiari e di una percentuale non trascurabile (11%) che si dichiara molto preoccupata. “Non bisogna ignorare che un quinto delle famiglie dichiara di essere stato colpito direttamente dalla crisi negli ultimi 12 mesi, trovandosi a dover gestire la perdita del posto di lavoro (12%) o condizioni retributive peggiori (10%)” si legge nell'indagine.
Oggi, per le famiglie italiane, risparmiare significa, da una parte, “tranquillità” (44%, seppur in lieve flessione rispetto allo scorso anno, 46%), sentendosi autonomi qualora dovesse emergere la necessità di far fronte a imprevisti, e dall’altra “poter aprire una finestra sul futuro” (33% vs 30% nel 2020). Cresce, al contempo, l’associazione tra risparmio e senso di sacrificio (23% vs 21% nel 2020), seppur meno rilevante, soprattutto tra le famiglie che sono in difficoltà.
Rimane sempre molto alto, per quanto in decrescita rispetto allo scorso anno, il numero di famiglie che potrebbe sostenere spese impreviste per mille euro (79% vs 82% nel 2020), mentre il 42% (dato stabile rispetto allo scorso anno e in crescita rispetto al passato) non avrebbe problemi anche qualora le spese impreviste corrispondessero a dieci mila euro. Bisogna poi tenere conto che il 19% degli italiani nell’ultimo anno, non solo non è riuscito a risparmiare, ma ha addirittura fatto ricorso a quanto accumulato (15%) o a prestiti (4%). Si conferma, quindi, una certa polarizzazione: se le famiglie in difficoltà sono stabili (18%), si riducono quelle che sono riuscite a risparmiare e prevedono di risparmiare nei prossimi 12 mesi (35% vs 41% nel 2020), lasciando spazio a famiglie che si trovano in una situazione intermedia, un po' in bilico (famiglie che galleggiano).
La maggior parte degli italiani sembra fiducioso sul futuro. Anche se il 50% degli intervistati ammette di non aver mai sentito parlare o di averne solo una conoscenza superficiale del Pnrr, il 71% si aspettano di vedere dei risultati in termini di formazione, il 66% nel campo della salute e il 48% nella transizione ecologica (48%). Fiducia anche nelle istituzioni europee. “Il ruolo giocato dall’Unione Europea nei mesi appena trascorsi e la crucialità del sostegno economico portano più del 60% degli italiani a nutrire fiducia verso la UE, dato questo che si innesta su un trend in crescita rilevato negli ultimi anni (49% nel 2019 e 57% nel 2020)”. A questo si aggiunge la convinzione, condivisa da più del 70% degli italiani, che uscire dall’Unione Europea sarebbe un grave errore. E nonostante quel che si creda, cresce la soddisfazione per la moneta unica (49% contro il 37% del 2019). Tra gli insoddisfatti si collocano le persone che non lavorano, con un titolo di studio inferiore, ossia coloro che evidentemente si sono trovati a dover gestire aspettative disattese, che hanno generato malcontento e sfiducia.
Gli italiani hanno molte aspettative anche verso il terzo settore. Il 53% ritiene che possa svolgere un ruolo cruciale come trait d’union tra segmenti di popolazione in difficoltà, società civile e istituzioni.