Gli assistenti sociali: “Il benessere del Paese non si misura soltanto con il Pil. Investire sul welfare”

I 30 anni dell’Ordine degli Assistenti Sociali. Gazzi e Rosina al ministro del Lavoro: “Si continuano a fare vertici con le forze economiche, ma non c’è economia che tenga se le persone non stanno bene. Il disagio cresce e con il disagio cresce la rabbia e il conflitto. Noi siamo la prima frontiera dello Stato davanti alle persone più vulnerabili. Se sbagliamo noi, è lo Stato che fallisce”

Gli assistenti sociali: “Il benessere del Paese non si misura soltanto con il Pil. Investire sul welfare”

Si concludono così gli Stati Generali degli Assistenti sociali. Gianmario Gazzi e Barbara Rosina, presidente e vicepresidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, hanno aperto l’ultima delle tre giornate romane che hanno visto partecipare 400 persone in presenza, 5 mila online. “Siamo una professione matura, da sempre accanto alle persone e capace di interloquire con chi decide – hanno affermato -. Abbiamo costruito un’Italia con più diritti, un’Italia in cui le persone sono più uguali. Siamo la spina dorsale del Welfare. Il benessere del Paese non si misura soltanto con il Pil. Investire nel Welfare cambierà il volto dell’Italia, avere assistenti sociali sempre più competenti e servizi garantiti a chi ne ha bisogno, quando e dove ne ha bisogno, è la vera realizzazione della democrazia e della giustizia sociale”.

Davanti al ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, al vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, all’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti, al direttore di Avvenire Marco Tarquinio, al presidente del Cup Rosario De Luca, alla docente Elena Allegri e ai parlamentari Elena Bonetti, Barbara Guidolin, Sandra Zampa e Luana Zanella, l’Ordine degli assistenti sociali chiede di contare e di essere protagonista.

“Si continuano a fare vertici con le forze economiche, ma non c’è economia che tenga se le persone non stanno bene. Il disagio cresce e con il disagio cresce la rabbia e il conflitto – hanno aggiunto Gazzi e Rosina –. Noi, da sempre, siamo la prima frontiera dello Stato davanti alle persone più vulnerabili. Se non sappiamo rispondere noi, se sbagliamo noi, è lo Stato che fallisce. Lo abbiamo detto e ripetuto in questi giorni, chiediamo di avere le giuste competenze per il mondo che cambia, chiediamo formazione. Vogliamo una riforma della professione, dei servizi e l’integrazione tra i professionisti del sociale e della salute”.
“Abbiamo camminato un anno in giro per l’Italia, abbiamo ascoltato e imparato anche dai nostri errori – concludono -. Non ci fermeremo senza aver ottenuto le risposte”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)