Giubileo 2025. Don Grimaldi: “Le giornate che vivremo in carcere porteranno speranza ai detenuti”

“Cercheremo di coinvolgere il più possibile il mondo esterno negli eventi che organizzeremo”, ci dice l’ispettore generale dei cappellani. “Ogni mese distribuito un foglio di catechesi in tutti gli istituti. Questo è un modo anche per vivere insieme un cammino unitario, che ci porterà poi a celebrare il 14 dicembre il Giubileo dei detenuti”

Giubileo 2025. Don Grimaldi: “Le giornate che vivremo in carcere porteranno speranza ai detenuti”

Si è aperto, il 9 gennaio scorso, il “Giubileo della speranza nelle carceri” italiane, con la celebrazione presieduta, nella basilica di San Pietro, dal cardinale arciprete Mauro Gambetti, alla presenza dell’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi, insieme ad altri quindici delegati regionali e alcuni membri della Commissione per il Giubileo dei detenuti. Abbiamo sentito proprio don Raffaele Grimaldi per sapere come si preparano le carceri a vivere questo tempo di grazia.

È stato avviato il cammino giubilare nelle carceri?

Con la celebrazione presieduta dal card. Gambetti a Roma è iniziato il cammino.

Durante il rito il cardinale ha benedetto le “lampade della speranza”, giare in ceramica recanti il simbolo del Giubileo 2025, realizzate dai reclusi nella casa circondariale di Salerno. Simboli di luce e rinascita, il porporato le ha consegnate ai delegati regionali, che nel mese di gennaio le hanno portate in tutti gli istituti di pena.

La celebrazione del 9 gennaio è stata preceduta di un giorno dalla presentazione delle attività per il “Giubileo della speranza nelle carceri” presso la casa circondariale di Regina Coeli, a Roma, con la partecipazione di numerose autorità civili e delle più alte cariche legate al mondo carcerario. Così abbiamo iniziato tutto il percorso delle attività che andremo a svolgere in questo Anno Santo e che richiama i nostri istituti soprattutto a vivere pienamente la speranza del Vangelo.

Come prosegue adesso questo cammino?

Prima di tutto cerchiamo di percorrere lo stesso cammino che la Chiesa ci ha proposto con le diverse tappe e iniziative, da vivere anche all’interno dei nostri istituti penitenziari.

Nelle carceri italiane, quindi, vivremo delle giornate particolari che richiamano quelle giubilari,

ad esempio il Giubileo degli ammalati, considerando che in tutte le carceri ci sono le infermerie, i reparti psichiatra. Sarà una giornata di attenzione verso detenuti malati o in sofferenza e operatori, con momenti di preghiera e di condivisione. Ugualmente avremo delle giornate dedicate al Giubileo dei migranti, a quello dei giovani o dello sport. Le diverse giornate giubilari che vivremo a livello di Chiesa universale cercheremo di viverle nel piccolo, all’interno dei nostri istituti penitenziari.

In che modo sono pensate queste giornate giubilari? Avranno un canovaccio comune o saranno organizzate in maniera differente in ogni penitenziario?

Per l’Anno Santo abbiamo creato una Commissione giubilare che prepara questi eventi.

Tale Commissione rimarrà attiva in tutto questo tempo, incontrandoci ogni 15-20 giorni per definire le varie giornate giubilari. Infatti, la Commissione propone come potrebbe essere vissuta la giornata nei diversi istituti penitenziari. Poi sappiamo che ogni istituto avrà le sue esigenze, le sue difficoltà, le sue priorità, quindi saranno delle giornate con una base comune, con un’attenzione particolare alla categoria al centro dell’evento, poi ogni penitenziario cercherà di viverle secondo le necessità e secondo anche la disponibilità dell’ambiente. Per esempio, per il Giubileo dello sport, stiamo cerchiamo di coinvolgere anche Polisportive esterne, per poter vivere una giornata così gioviale, con i detenuti.

Le giornate giubilari saranno, quindi, anche un’occasione di avvicinare il mondo esterno al carcere?

L’obiettivo è proprio questo: cercare di coinvolgere il più possibile la comunità esterna e far conoscere una realtà che spesso resta emarginata, come quella carceraria, e accendere l’attenzione sul nostro mondo.

Ci auguriamo che le direzioni degli istituti siano disponibili. Chiaramente abbiamo coinvolto il Ministero della Giustizia, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ad intra ci sarà qualcosa che accomunerà il cammino giubilare?

Sì, ogni mese sarà distribuito un foglio di catechesi in tutti e 200 gli istituti penitenziari. Questo è un modo anche per vivere insieme un cammino unitario, che ci porterà poi a celebrare il 14 dicembre il Giubileo dei detenuti.

Il foglio di catechesi è sempre frutto del lavoro della Commissione giubilare, che prepara le schede e ogni mese le invia in ogni istituto. I cappellani e i volontari utilizzeranno le schede per le catechesi con i detenuti. Questo sarà un modo anche restare uniti tutti insieme noi cappellani. È la prima volta che si fa un percorso del genere e l’occasione viene data proprio dal Giubileo.

In questo primo periodo di Giubileo ci sono state iniziative per l’Anno Santo?

Nel mese di gennaio, a livello regionale ci sono state solenni concelebrazione con i vescovi locali dove sono state consegnate le lampade delle speranze a tutti i cappellani della regione che a loro volta le portano in tutti gli istituti. Sempre a gennaio ogni carcere ha vissuto l’inizio del Giubileo del della speranza con i pastori delle diocesi.

Come stanno vivendo i detenuti questo avvio di Giubileo?

Nei nostri istituti penitenziari, dove si vive la tristezza della carcerazione, queste attività rigenerano in modo particolare la speranza nei detenuti, perché sanno che la Chiesa è accanto a loro,

che la Chiesa promuove iniziative per dare speranza e futuro ai detenuti e sollecita, in questo Anno giubilare, anche ad avere un’attenzione di clemenza verso i detenuti.

E i cappellani come stanno affrontando questo momento così importante per la Chiesa?

I cappellani stanno vivendo pienamente quest’Anno Santo con diverse iniziative. È anche molto bello incoraggiare gli stessi cappellani a vivere delle esperienze positive all’interno dei nostri istituti. Tante volte sappiamo bene che per mancanza di personale, le iniziative promosse in carcere rischiano di abortire, ciò provoca una forma di delusione nei cappellani che fanno di tutto per cercare di promuovere la speranza all’interno degli istituti. Il Giubileo è una grande opportunità per gli istituti per uscire da quelle chiusure che non generano la speranza ma, piuttosto, depressione.

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Fonte: Sir