Giornata senza tabacco. Giovani e donne sempre più consapevoli dei rischi, ma non riescono a smettere
La Lega italiana per la lotta contro i tumori ha presentato oggi i risultati di una ricerca sul tabagismo che ha ingaggiato come target principale i giovani e le donne. Adolescenti e preadolescenti sono estremamente influenzabili dalle mode e dalle amicizie, mentre sul tabagismo femminile pesa molto la componente emotiva. Il peso della pandemia sulle abitudini
La Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) ha presentato oggi, nel corso di un evento online in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, i risultati di una ricerca sul tabagismo che ha ingaggiato come target principale i giovani e le donne: due categorie che, come la Lilt denuncia da tempo, interessano in maniera preoccupante e crescente il fenomeno della dipendenza da tabacco.
L’indagine, condotta da GPF- Inspiring Research per Lilt, ha preso in esame un campione di 2000 persone (ragazzi in età compresa tra i 14 e i 25 anni e donne tra i 25 e 45 anni): tra i principali obiettivi, capire i comportamenti dei tabagisti in queste fasce di età, misurarne la consapevolezza in termini di rischi per la salute e, in ultimo, ottenere una fotografia di quanto e come sia mutato il tabagismo in questi soggetti in oltre un anno di chiusure e socialità ridotta a causa della pandemia Covid.
Preadolescenti e adolescenti i più influenzabili
Gli adolescenti e preadolescenti fumatori sono un target estremamente influenzabile dalle mode e dalle amicizie, con la voglia di “sperimentare e di infrangere le regole”, fumano quasi esclusivamente in gruppo, in maniera casuale/episodica e “di nascosto dai genitori” e hanno un vissuto ambivalente del fumo: percepiscono il fumo come qualcosa di sgradevole, ma divertente, che genera appartenenza e momenti di condivisione, in un contesto di emulazione dei coetanei. Secondo la ricerca, hanno una percezione ridotta e talvolta deformata del pericolo rispetto al dichiarato, ovvero, identificano il fumo come qualcosa di molto nocivo per la salute, grazie alle spiegazioni scolastiche e dei genitori, ma si autoconvincono per contro che “non è poi così pericoloso” essendo circondati da fumatori senza patologie gravi o che hanno già smesso. “Eppure, come confermato dalla maggioranza degli intervistati, l’età media della prima sigaretta è tra i 14 e i 17 anni: questa è una fase cruciale, nella quale è, inaspettatamente, più facile smettere, proprio perché il consumo di tabacco è più sporadico, nascosto in famiglia, spesso legato esclusivamente alla sfera sociale e la dipendenza non è ancora sviluppata – afferma la Lilt -. È nel passaggio da teenager a giovani adulti che spesso il vizio della sigaretta di radica e consolida: la media di consumo in questa fascia di età, dicono i dati dell’indagine, è di 10-20 sigarette al giorno, motivata spesso dalla necessità di gestire l’ansia e lo stress, magari a causa dello studio (gli studenti fuori sede, ad esempio, lontano dallo sguardo dei genitori, tendono ad abusarne di più)”.
Tabagismo femminile, pesa la componente emotiva
Se con il passare dell’età, in base a quanto emerso dalla ricerca, la sigaretta passa gradualmente da essere segno di emancipazione a motivo di vergogna, guardando in particolare al target donne, l’indagine evidenzia come nel tabagismo femminile pesi molto la componente emotiva: il senso di colpa per essere un esempio negativo, ad esempio di fronte ai genitori o nei confronti dei figli, è emerso in molte delle intervistate. La stragrande maggioranza smette di fumare in gravidanza ma dopo il parto, spesso già in allattamento, riprende: causa di questo, sempre secondo l’indagine, sono principalmente il sovraccarico di responsabilità e il senso di solitudine che spesso patiscono le neomamme.
Il peso della pandemia
Infine, un netta ricaduta sulle abitudini dei fumatori, lo ha avuto senza dubbio la pandemia Covid-19: lo smartworking e la socialità ridotta hanno inciso invertendo le tendenze e limitando le “abitudini sociali” compreso il “fumare in comunità”: da un parte, per le donne abituate a fumare fuori casa, la vicinanza costante ai figli ha ridotto drasticamente il numero di sigarette fumate; dall’altra le donne abituate a fumare in casa, hanno incrementato il numero di sigarette e le occasioni e momenti di consumo. Nei giovani, ma soprattutto nei giovanissimi, la didattica a distanza e le restrizioni, hanno eliminato la componente sociale con conseguente riduzione contingente del fumo. “La fine del lockdown si configura quindi come un momento cruciale di riassestamento sociale e ripartenza del tabagismo a livello sociale e individuale”.
“Lottiamo ogni giorno per un futuro senza tabacco - ha detto il presidente nazionale della Lilt, Francesco Schittulli -siamo impegnati tutto l’anno in campagne di sensibilizzazione, produzione di opuscoli informativi e programmi sul territorio per la dissuefazione da fumo. Rimane sempre attivo il nostro numero anonimo e gratuito SOS LILT 800998877 per offrire supporto in linea a chi vuole smettere”.