Giornata del Seminario. Il volto ecclesiale della vocazione. Parla il rettore don Giampaolo Dianin
La Giornata del Seminario richiama la responsabilità, di tutto il popolo di Dio, a osare una proposta ai giovani. «A far sentire, attraverso la nostra voce, quella di Dio che dice “Va’ nella terra che ti indicherò”». Provoca, inoltre, sui “doni” di cui ha bisogno il Seminario
L’appello che Dio rivolge alla libertà di Abramo – «Va’ nella terra che ti indicherò» – ci accompagna in quest’anno di preparazione al Sinodo diocesano e illumina anche la Giornata del seminario che conclude un mese di riflessione e di preghiera per le vocazioni.
Vocazione, lo sappiamo bene, significa chiamata e noi crediamo che Dio anche oggi chiami adolescenti e giovani a seguirlo in modo tutto particolare come pastori del suo gregge. Dio fa sentire la sua voce in tanti modi, attraverso esperienze, incontri, segni particolari che a quel giovane dicono qualcosa che ad altri non viene detto, nonostante abbiano vissuto le stesse esperienze e fatto gli stessi incontri. In questo senso la chiamata è dono e mistero, contagio e resistenza, fuga e ritorno.
Dio chiama un giovane a uscire dall’anonimato della sua esistenza come è successo ai profeti e agli apostoli tutti occupati dal loro lavoro e dalle loro faccende. L’appello non è la promessa di una sistemazione per la vita, né di una professione particolare, anzi in questo tempo ha i tratti di una chiamata controcorrente, incomprensibile, soggetta all’indifferenza e al rifiuto del mondo. Lo sanno bene coloro che hanno risposto e hanno dovuto affrontare, accanto allo stupore e alla gioia di alcuni, le resistenze e il rifiuto di molti altri a partire spesso dalle loro famiglie.
Molti pensano che la vocazione sia una questione personale del chiamato, l’esito di un desiderio che nasce dal cuore di un giovane che sottopone la sua candidatura al discernimento della Chiesa. C’è un aspetto che non va dimenticato ed è il volto ecclesiale della vocazione al presbiterato. La Chiesa ha bisogno di pastori e tutto il popolo di Dio dovrebbe sentire la responsabilità di osare una proposta a qualche giovane. Molto spesso questa proposta cade nel vuoto, ma altre volte quella provocazione risveglia nel giovane qualcosa che per tante ragioni era stato rimosso, messo da parte per paura, lasciato cadere perché estraneo a ogni ipotesi di futuro per questo tempo. Quella provocazione mette in moto interrogativi, inquieta e apre percorsi di ricerca e discernimento. All’inizio è logico dire: «Perché proprio io?», ma poi la domanda potrebbe diventare: «Perché non io?». Dio chiama anche attraverso l’appello che un cristiano fa a un altro, che un prete rivolge a un giovane che mostra dei segni particolari di apertura a Dio e ai fratelli. Forse è questo l’anello che manca alla nostra pastorale vocazionale ricca di tante proposte, ma dove non c’è spesso quella voce di Dio che attraverso la voce di un suo figlio dice a un altro: «Va’ nella terra che ti indicherò».
Il Seminario ha bisogno di tre doni da parte della Chiesa di Padova: il dono della stima e dell’incoraggiamento perché la sfiducia resti sempre fuori dalla nostra porta e non abiti i nostri ambienti; della preghiera che non è mai un gesto scontato ma serve a smuovere Dio, se ce ne fosse bisogno, ma soprattutto a smuovere noi; il sostegno materiale ed economico per attraversare questo tunnel buio che per tante ragioni è molto più lungo del previsto. Grazie a coloro che questi tre regali ce li stanno facendo da tanto tempo con umiltà e discrezione; grazie anche a coloro che in questo tempo di grazia che ci apre al Sinodo si ricorderanno che alla Chiesa di Padova non servono solo otri nuovi per custodire il vino nuovo del Vangelo, ma anche preti a servizio del popolo santo di Dio.
Il nostro Seminario è sulla bocca di tanti nella nostra Diocesi: per il piccolo numero di seminaristi, per le scelte che si stanno facendo sul Minore, per i problemi economici che gravano sulle sue spalle, per un edificio, quello del Maggiore, pieno di problemi e bisognoso di interventi importanti e nello stesso tempo impossibili con le nostre risorse. Ma il cuore del Seminario batte forte come batteva forte il cuore di san Gregorio Barbarigo che l’ha voluto 351 anni fa.
In questo momento affidiamo il nostro cammino all’intercessione di alcuni “padri” che sentiamo vicini a noi: don Giuseppe Zanon e don Sandro Panizzolo, due rettori che l’hanno amato, servito con amore e passione, e hanno portato tanta ricchezza e creatività pur nella diversità delle loro impostazioni. Ricchi anche di questa storia più recente, riprendiamo il cammino del nuovo anno formativo con la fede di Abramo, certi che Dio mantiene le sue promesse anche quando le stelle del cielo e la sabbia del mare hanno il volto di un solo figlio.
Inizia l’anno al Maggiore, Minore e Casa Sant’Andrea
Il nuovo anno formativo vedrà la presenza in Seminario maggiore di 25 giovani. Due di loro vivranno un’esperienza pastorale a tempo pieno in una parrocchia accompagnata da un servizio di carità per uno di loro e dal servizio civile per l’altro. Saranno presenti a Padova anche quattro seminaristi della diocesi di Nardò-Gallipoli, per la specializzazione in teologia; abiteranno stabilmente in quattro parrocchie. L’anno formativo del Maggiore è iniziato con la Missione giovani nelle parrocchie di Montegrotto, Turri e Mezzavia; seguirà una settimana di programmazione a Borca di Cadore e, domenica 3 ottobre, partirà il nuovo anno. Al Minore hanno iniziato il nuovo anno formativo sette adolescenti delle superiori, in questo anno particolare di discernimento sul futuro dell’edificio e della comunità del seminario. A Casa Sant’Andrea entrano quattro giovani per un anno di verifica prima dell’ingresso al Maggiore.
Scuola di preghiera: torna in presenza nel territorio
Torna in presenza la Scuola di preghiera, anche se non sono ancora possibili gli incontri di tanti giovani in Seminario. I primi appuntamenti, 25 ottobre e 17 gennaio, saranno organizzati in alcune zone della Diocesi. Gli altri, 7 marzo e 4 aprile, saranno al Maggiore. Il 29 novembre la scuola di preghiera viene sostituita dalla veglia diocesana dei giovani; e il 9 maggio dalla veglia vocazionale.