Fnp Cisl Veneto. Socio-sanità in Veneto: i bisogni della popolazione aumentano ma la risposta pubblica è insufficiente e favorisce il privato
Calo demografico, aumento dell'aspettativa di vita, invecchiamento della popolazione, aumento costante dei bisogni socio-sanitari dei veneti.
Una realtà nota ai quali corrispondono 4 fatti: invecchia anche il personale sanitario per il quale non c'è un turn over efficace; sull'assistenza residenziale il privato ha nettamente superato il pubblico (in alcune Ulss come la 1 Dolomiti e la 4 Veneto Orientale il numero di posti letto privati è doppio di quelli pubblici); il pubblico aumenta i servizi poco e a fatica, e in modo peraltro non del tutto trasparente, senza soddisfare la domanda; cresce il numero delle imprese, in larga parte private, che si occupano di assistenza socio-sanitaria (da 1.433 nel 2009 a 2.348 nel 2019).
È questo ciò che emerge dalla ricerca "Invecchiare oggi in Veneto tra bisogni e aspettative", che la Fnp Veneto ha commissionato per avere un quadro il più esaustivo possibile della situazione reale del settore socio-sanitario nella nostra regione, con dati utili per provincia. Infatti la ricerca, condotta da Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron, ha per la prima volta incrociato i dati più recenti messi a disposizione da diverse fonti: Istat, Inps, InfoCamere, Veneto Lavoro, Regione.
I numeri salienti dal punto di vista della popolazione anziana
- Gli anziani (over 65 anni) in Veneto oggi sono 1.109.000 persone (+17,5% rispetto al 2008) e rappresentano il 22,6% della popolazione. La previsione per il 2060 è che aumenteranno di altre 500mila unità. Nel 2048 l'aspettativa di vita sarà passata dagli 81,6 anni per gli uomini e 85,9 per le donne di oggi a rispettivamente 85,6 e 89,2 anni.
- L'età media del personale sanitario, tecnico e amministrativo (cioè i più operativi) aumenterà nel 2021 di 4 anni rispetto al 2016 raggiungendo i 50 anni il primo, superando i 54 gli altri.
- Nel 2015 gli anziani ospiti nei presidi residenziali, pubblici e privati, erano 33.528 (di cui 29.112 non autosufficienti).
- Nel 2017 i posti letto nelle strutture residenziali risultano essere 31.942, di cui 15.724 pubblici e 16.218 privati. Le impegnative di residenzialità sono 24.215: al 2017 ci sono quindi 7.727 famiglie che pagano la retta intera da sole o con l’integrazione dei Comuni (da 2.300 a 3.000 euro/mese).
- Sulle impegnative di residenzialità, un altro indicatore dice che dal 2016 al 2018 sono diminuite da 24.715 a 24.359, mentre i residenziali paganti sono aumentati da 6.757 a 7.055. Aumentano sia le impegnative per gli accessi diurni (da 1.526 a 1.597) che i diurni paganti (da 196 a 282).
- Fra le impegnative di cura domiciliare, quelle di nostro interesse sono le ICD per persone anziane con basso bisogno assistenziale (120 euro/mese, età media 71,2 anni) e le ICD per persone con demenza accompagnata da disturbi del comportamento (400 euro/mese, età media 84,8 anni). Dal 2017 a oggi le prime sono diminuite da 25.176 a 22.610, le seconde da 4.849 a 3.893.
- Dei 1.264.335 pensionati veneti, il 57,7% percepisce una pensione inferiore a 1.500 euro lordi/mese.
Commenta Vanna Giantin, segretaria generale Fnp Veneto: «Questa ricerca ci ha dato la conferma con i numeri di cose che diciamo da tempo e ci ha sollevato anche qualche dubbio. In primo luogo ci ha dato la conferma che in mancanza della riforma delle Ipab, il privato si è oggettivamente allargato e la Regione è rimasta a guardare». Sulla mancata riforma delle Ipab, una legge dello Stato del 2001 mai attuata in Veneto, è in atto da tempo un'iniziativa di pressione alla Regione promossa dai sindacati confederali a livello unitario supportati dalle sigle della funzione pubblica, dei servizi e dei pensionati, culminata lo scorso 22 ottobre con un presidio a Palazzo Balbi.
«Ci chiediamo anche - continua la segretaria - quali effettivi controlli ci siano nelle strutture accreditate, date le periodiche notizie di stampa che riportano irregolarità e abusi: la riforma delle Ipab è necessaria anche per rendere più sano questo comparto, impedendo gestioni al massimo ribasso, sfruttamento del personale con contratto sfavorevole e mettendo le strutture pubbliche nelle condizioni di essere competitive riducendo i costi maggiori che sostengono rispetto alle private. La non autosufficienza è una questione seria che va affrontata con lungimiranza, a livello territoriale e nazionale». È anche per questo che i pensionati di Fnp, Spi e Uilp si ritroveranno a Roma il 16 novembre per una manifestazione che ribadirà il diritto al mantenimento del potere d’acquisto delle pensioni, il diritto alla tutela della sanità pubblica e, appunto, a una legge nazionale sulla non autosufficienza per cui è partita una raccolta firme.
«Un ultimo aspetto che questa ricerca rileva è quello che non c'è perché non sono accessibili i dati», conclude Giantin: «Mancano degli aggiornamenti precisi sull'effettiva realizzazione degli Ospedali di Comunità, mentre si rileva come siano in aumento le dimissioni (e quindi gli accessi) alle strutture ospedaliere a fronte di una diminuzione dei posti letto e delle giornate di degenza media. Noi avevamo salutato con favore la riorganizzazione degli ospedali, la nascita di strutture intermedie, il potenziamento dell'assistenza territoriale con le medicine di gruppo che saranno (forse) ulteriormente riformate... ma se tutto questo resta sulla carta i risultati sono solo due: diminuiscono i servizi pubblici, e la gente pagherà per curarsi».
Fonte: Fnp Cisl Veneto