Empori solidali e Cucine Popolari, a Bologna un crowdfunding per aiutare chi aiuta
Lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma Idea Ginger per sostenere questi servizi nel rifornimento di cibo e beni di prima necessità da distribuire alle famiglie più fragili. Agli empori in aprile 380 famiglie, per un totale di 1400 cittadini
Gli Empori solidali, dal mese di aprile, vedranno raddoppiare il numero delle famiglie che usufruiscono del servizio: da 200 cresceranno a 380, per un totale complessivo di 1400 cittadini. Le Cucine Popolari, pur avendo dovuto chiudere i propri locali al pubblico, hanno scelto di proseguire la propria attività distribuendo pasti da asporto, riuscendo così a garantire ogni giorno il pranzo a oltre 280 persone. Parallelamente alla crescita delle richieste di supporto, però, sono aumentate le difficoltà per il rifornimento di cibo e approvvigionamenti: molte aziende partner sono chiuse o hanno ridotto la propria attività con una inevitabile contrazione delle donazioni. Inoltre, le due grandi campagne di raccolta alimentare, previste per febbraio e marzo, sono state rinviate. Per questo motivo gli Empori e le Cucine Popolari lanciano una raccolta fondi per affrontare e superare l’emergenza legata al coronavirus e a continuare a svolgere il loro prezioso servizio. I contributi raccolti serviranno ai volontari dell’associazione Pane e solidarietà onlus per acquistare prodotti di prima necessità e cibo presso i punti vendita Coop Alleanza 3.0, che a sua volta contribuirà al progetto applicando uno sconto sulla spesa.
Gli Empori solidali. Gli Empori Solidali di Case Zanardi a Bologna, aperti tra il 2014 e il 2016, nascono per affrontare le nuove forme di povertà prodotte dalla crisi esplosa più di 10 anni fa. Hanno origine nell’ambito del Progetto Case Zanardi promosso dall’Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria “Achille Ardigò e don Paolo Serra Zanetti” del Comune di Bologna; sono co-gestiti con l’Associazione Pane e Solidarietà e dal Coordinamento Volontariato Lame CVL e si occupano del reperimento, ritiro, stoccaggio e distribuzione di generi di prima necessità, alimentari e non. Fin dall’inizio a fianco degli Empori Solidali nascono spazi solidali, corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, laboratori di informazione, formazione, orientamento, tirocini e inserimenti lavorativi. Nei tre“negozi” aperti a Bologna, in via Capo di Lucca, via Abba e via della Beverara, un gruppo di volontari accoglie 200 famiglie con bambini residenti a Bologna quattro volte a settimana. Sono famiglie che provano a uscire dalla loro condizione di povertà con il supporto dei Servizi Sociali Territoriali. Si tratta, di fatto, di luoghi di distribuzione dove famiglie in stato di bisogno con una situazione di fragilità lavorativa, abitativa e sociale possono prendere prodotti alimentari a lunga conservazione, prodotti per l’igiene della casa e la cura della persona, a titolo gratuito.
Le Cucine Popolari. Le Cucine Popolari, invece, sono delle mense solidali – la prima inaugurata a luglio 2015 – nate dalla volontà di Roberto Morgantini e dell’associazione Civibo, fondata da Auser Volontariato Bologna e Fondazione Duemila proprio con l’obiettivo di gestire e promuovere questo progetto, interamente portato avanti da volontari. Oggi, a cinque anni dalla loro nascita, le Cucine Popolari contano complessivamente tre sedi cittadine – in via del Battiferro, via Giovanni Antonio Sacco e via Lodovico Berti – dove vengono preparati 250 pasti al giorno (circa 60mila all'anno), cucinati da cuochi-volontari con ingredienti e prodotti donati da imprese, mense scolastiche, Banco Alimentare e supermercati. Accolgono persone inviate dai Servizi sociali e dalle parrocchie del territorio, ma anche abitanti del quartiere, perlopiù anziani che preferiscono mangiare in compagnia, e cittadini, amici, operatori, che possono andare a mangiare liberamente insieme agli ospiti, in cambio di una libera donazione. Le Cucine popolari non sono solo un punto di riferimento per chi necessita di un pasto, ma anche un luogo di incontro, scambio e relazioni sociali. Complessivamente sono 180 i volontari coinvolti, impegnati in cucina, in sala e nelle attività di gestione del progetto.