Elon Musk: in fondo non c’è nulla di (così) nuovo
Gli annunci di Elon Musk sono sempre roboanti, destinati a essere ridimensionati una volta che viene grattata via la patina della narrazione
Uno, perché molto spesso Musk evoca visioni di futuri lontani che non è detto si realizzeranno (la colonizzazione di Marte, per esempio). Due, perché ciò che Musk “vende” all’immaginario pubblico come invenzioni originali, spesso sono idee di altri che è riuscito a sviluppare (Tesla, SpaceX), oppure sono piccoli ma concreti passi avanti in settori che nel silenzio generale stanno comunque avanzando. Per questo, la notizia della prima installazione di un microchip su un cervello umano da parte della sua Neuralink è sì un piccolo passo concreto da osservare con attenzione, ma senza farsi trasportare dall’emozione del momento. Musk promette non solo che il matrimonio tra il silicio dei circuiti e il carbonio dei neuroni curerà le malattie neurodegenerative, ridarà la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, ma evoca anche scenari tipici dell’immaginario cyber-punk che comprendono di tutto, dagli organi artificiali al potenziamento del cervello umano, fino all’immortalità dell’anima in un comodo backup digitale. La realtà è che non c’è nulla di nuovo. Già dagli anni Sessanta, con gli impianti cocleari, nervi e circuiti lavorano insieme con crescente successo per restituire ai sordi un barlume di udito. E già si diffondono le protesi di arti capaci di muovere le estremità “leggendo” ciò che i nervi suggeriscono a gambe e braccia fantasma. Le promesse di Elon Musk vanno però prese sul serio, sia in quanto promesse sia in quanto minacce. Se arriveremo al punto che con dei microchip costosi nel cervello potremmo diventare superumani, che cosa ne sarà dei “poveri” umani che resteranno indietro? L’avanzamento tecnologico non sarà un avanzamento per l’umanità se resterà privilegio di pochi tra diseguaglianze crescenti.